Il vertice annuale tra i leader dei paesi membri della SCO è un’ottima occasione per parlare un po’ di Asia centrale, con Giulia Sciorati.
Summit Sco a distanza di sicurezza
Si è svolto in formato virtuale il vertice annuale dei leader della Shanghai Cooperation Organization. Una scelta del paese ospitante, l’India, per evitare imbarazzi nel ricevere Vladimir Putin al primo intervento internazionale dopo la rivolta del Gruppo Wagner. Sotto traccia le frizioni tra Nuova Delhi e Pechino. L’Iran entra nel gruppo. Prosegue intanto la chip war con le restrizioni cinesi su gallio e germanio
Li Hui in Ucraina, Xi riceve a Xi’an i leader dell’Asia centrale
L’inviato speciale incontra il ministro degli Esteri ucraino Kuleba, nel viaggio cinese a Kiev più rilevante da febbraio 2022. Intanto, nell’antica capitale della Via della Seta va in scena il primo summit tra i leader di Pechino e delle 5 repubbliche ex sovietiche senza la Russia
Summit Sco di Goa, segnali di unità. Ma anche di distanza
Ucraina confinata ai bilaterali, in particolare tra il russo Lavrov e il cinese Qin. A luglio verrà annunciato l’ingresso di Iran e Bielorussia. Ma all’interno del gruppo cova la tensione tra India e Cina
Arriva Blinken, e Astana sposa la soluzione cinese
Il vicinato della Russia mostra di apprezzare l’iniziativa cinese, duramente criticata invece da Washington e Nato.
Da Samarcanda prende forma il “sogno cinese” sull’Asia centrale
Poiché la SCO ha ampliato la sua portata geografica allontanandosi dal vicinato congiunto di Cina e Russia e il peso della Russia è emerso come danneggiato dal vertice di Samarcanda, l’incontro di quest’anno potrebbe anche essere etichettato come il “sogno cinese” dei vertici SCO. Di Giulia Sciorati, pubblicato in collaborazione con 9DASHLINE
Cinastan – Proteste in Uzbekistan: la narrazione cinese sulla disinformazione di attori esterni
Le proteste in Uzbekistan di luglio riaccendono i riflettori sull’instabilità sociale delle repubbliche centrasiatiche. Pechino osserva il vicinato, ma il discorso ufficiale sulla regione arriva da Mosca
Kazakistan, le proteste oltre la crisi dei prezzi sul carburante
Nel paese più grande e stabile delle repubbliche centrasiatiche sembra crollare l’impalcatura di certezze dell’era post-Nazarbayev. Una prospettiva sul malcontento che attraversa la società
Cinastan – La presenza militare cinese in Asia Centrale
Sebbene la presenza militare cinese in Asia Centrale abbia trovato degli sbocchi alternativi, rimane ancorata alle esercitazioni militari congiunte come strumento principe di impegno. Ciò comporta che la gestione e il finanziamento di avamposti in Tagikistan non sia da interpretare come un tentativo per Pechino di ricoprire quel ruolo di garante della sicurezza regionale che era stato degli Stati Uniti, ma risponda, invece, a considerazioni interne relative alla sicurezza e alla stabilità del paese. La nuova puntata della rubrica sulla presenza cinese in Asia Centrale a cura di Giulia Sciorati
Cina, una base in Tagikistan con sguardo sull’Afghanistan
Il parlamento di Dushanbe approva la costruzione di una nuova postazione che sarà controllata da Pechino. La presenza militare cinese, seppur non ufficiale, non è una novità ma ha subito un’accelerazione dopo la presa di potere dei talebani in Afghanistan. L’occasione è anche un ulteriore risposta ad Aukus e Quad dopo il test sul missile ipersonico
Cinastan – Elezioni in Uzbekistan: un pluralismo zoppicante sulla strada delle riforme
In questa puntata speciale della rubrica sull’Asia Centrale Giulia Sciorati spiega quali sono i retroscena delle presidenziali nel paese centrasiatico, tra un panorama politico ancora autocratico e le ambiziose riforme del presidente Mirziyoyev, che si aggiudica il secondo mandato
Khorasan, ecco la galassia jihadista sotterranea
Cosa sappiamo veramente sullo Stato islamico nella provincia del Khorasan (Iskp), costola orientale del califfato di Raqqa nata sei anni fa sulla frontiera afgano pachistana?
Le variabili cinesi dell’equazione afgana
L’occupazione talebana di Kabul è davvero una vittoria cinese? Sì, se ci limitiamo a valutare le implicazioni ideologiche. Forse, se il metro di paragone sono gli interessi economici. No, se ci affidiamo alla reazione dell’opinione pubblica cinese. La questione afgana è un’equazione dalle molte variabili.
Usa, Afghanistan, Cina: scacchi contro weiqi nella nuova guerra dell’oppio
Oggi, numerosi dei principali regimi e movimenti islamici fondamentalisti sono una diretta conseguenza dell’azione occidentale in Asia. Quando la Nato e l’Isaf invadevano, bombardavano e occupavano l’Afghanistan, la Cina sfruttava la stabilità creata ad alto costo dagli occidentali per accerchiare la regione, progettare nuove infrastrutture per la Nuova Via della Seta e accrescere le propria sfera di influenza.
Il crepuscolo dell’esercito afgano
Come è stata possibile l’ascesa così rapida dei Talebani? Cattiva direzione, corruzione, numeri fantasma o anche cattivi maestri? E le forze dei Talebani quanto sono forti? Lo storico Breccia: ‘i militari sapevano come sarebbe andata’