Caso Bo Xilai. Ancora misteri

In by Simone

Continua il Chinese Tabloid. Bo Xilai, il potente leader legato superpoliziotto sotto inchiesta Wang Lijun, non era presente all’Assemblea nazionale. Intanto un imprenditore che sarebbe stato a conoscenza dei fatti è scomparso nel nulla. E’ Chinese Tabloid: la vicenda di Chongqing prosegue, tra colpi di scena, misteri e una fitta trama di passaggi, arresti, segreti il cui inizio e la cui fine non sembrano ancora chiari.

Di certo c’è che la vicenda legata al “tradimento” di Wang Lijun, ex braccio destro di Bo Xilai, sta scatenando un domino di eventi, alcuni palesemente collegati tra loro, altri inesorabilmente misteriosi nel loro incatenarsi alla scena principale. Venerdì 9 marzo Bo Xilai, di fronte ai giornalisti, si è difeso, a suo modo.

Il dramma è esploso a febbraio, quando il “superpoliziotto” Wang Lijun, braccio di destro di Bo Xilai nella sua lotta alla criminalità organizzata, ha raggiunto il Consolato americano di Chengdu. Dopo alcune ore ne è uscito ed è stato “preso” da una delegazione di dirigenti comunisti venuti da Pechino.

Wang potrebbe aver rivelato episodi spiacevoli per Bo Xilai che, prima di questa vicenda, sembrava destinato ad essere eletto ai massimi livelli nel 18esimo congresso del Partito, che si terrà in autunno.

E chi si avvicina a questa storia, cade. E’ il caso di  Zhang Mingyu, un imprenditore immobiliare che mercoledì 7 marzo in un criptico messaggio su Weibo – il Twitter cinese – aveva scritto di avere informazioni che avrebbero aiutato “a ricostruire il puzzle di Chongqing”.

Secondo quanto riportato dal suo avvocato, Zhang, che vive a Pechino, dopo essere scappato da Chongqing, avrebbe avuto una registrazione vocale in cui Wang Lijun lo invitava a non ripetere quelle accuse.

Un mistero che ad ora rimane chiuso in una cella in qualche località segreta, perché Zhang sarebbe stato arrestato, forse per porre fine a qualche fuga di notizia che potrebbe concorrere a fare ancora più confusione in questa vicenda dai contorni incredibilmente sfumati.

Al centro della fotografia di Chongqing c’è Bo Xilai, il potente capo del partito della megalopoli cinesi, finito in una crisi politica che rischia di mettere a repentaglio la sua carriera lanciata verso un posto nella Commissione Permanente del Politburo, il cuore politico cinese.

La caduta del suo braccio destro ha posto il “nuovo Mao” in una situazione scomoda. La loro campagna anti mafia, migliaia di arresti e le accuse, posteriori, di aver fatto ricorso anche alla tortura per estorcere informazioni, ha schiacciato più di un potente, finendo per dare celebrità alla coppia. Forse troppa, secondo chi gestisce le redini del potere a Pechino.

Bo Xilai non era presente all’Assemblea Nazionale, “perché indisposto”, secondo quanto rilasciato venerdì 7 marzo ai giornalisti stranieri nella Sala dell’Assemblea del Popolo di Pechino. Di solito Bo Xilai è sempre stato un grande protagonista delle vicende pubbliche dell’Assemblea Nazionale.

Bo ha inoltre smentito la notizia, diffusasi nei giorni scorsi, secondo la quale avrebbe presentato le proprie dimissioni. “Sono solo voci”, ha sottolineato.

Quanto a Wang, Bo Xilai ha affermato che “il Partito ha in corso un’ indagine e quando si saranno raggiunti dei risultati saranno resi noti”. “Non ho mai parlato di una mia promozione al Congresso”, ha infine sottolineato Bo Xilai, aggiungendo che la vicenda di Wang non deve far dimenticare i “buoni risultati” raggiunti dalla lotta contro il crimine nella metropoli meridionale.

[Foto credit: radio86.com]