In Cina c’è il Grande Firewall, il sistema di filtri che impedisce la navigazione su siti "scomodi", ma in realtà i buchi nel muro sono numerosi e piuttosto semplici da fare. Soprattutto, se si lavora in una multinazionale o se si sta in una "Zona Internet Speciale". Dietro all’impossibilità di chiudere troppo la rete cinese, la necessità di fare business a livello globale. Per sviluppare l’economia locale alcune città cinesi hanno recentemente trovato un modo per eludere i controlli sulla rete internet del Paese. Chongqing possiede una "Zona cloud speciale" e Zhuhai ha Hengqin, la sua "Zona di internet speciale". Oltre a queste città, anche le multinazionali che operano in Cina sono dotate di proprie "Zone di internet speciali". Oltre alle zone economiche speciali quindi, la Cina possiede delle zone internet speciali.
Le numerose imprese straniere presenti nella nuova area Liangjiang, che si estende su un territorio di 10 km quadrati a Chongqing, usufruiscono di un accesso diretto alla rete internet internazionale grazie alla "Zona cloud speciale". A Zhuhai, nel distretto universitario di Hengqin dell’Università di Macao, studenti e professori usano la rete di telecomunicazioni della regione di Macao che gli permette, volendo, di accedere alla rete internet estera. Allo stesso modo, le reti intranet delle multinazionali presenti sul territorio cinese hanno aperto delle brecce nel "Great Firewall" – il sistema nazionale di firewall che limita i confini della rete della Cina continentale – poiché si appoggiano direttamente sui propri server all’estero.
Al giorno d’oggi, con la rete internet internazionale che è diventata una risorsa fondamentale, alcune città cinesi stanno iniziando a sperimentare “una maggiore apertura dell’ambiente di internet”. Questa apertura è il risultato della volontà di sviluppare le economie locali ed è di fatto diventato un importante stimolo per la ricerca di un più elevato grado di libertà dell’internet cinese.
La “Zona cloud speciale” di Chongqing non è soggetta al Great Firewall (GFW). Le fibre ottiche la connettono direttamente alla rete internet internazionale, via Shanghai o Qingdao.
Nella nuova area di Liangjiang c’è una Zona speciale di circa 10 km quadrati. Il centro elaborazione dati all’interno della zona è fisicamente isolato dalla rete internet domestica. Esso non è quindi sottoposto al Great Firewall e ha un diretto accesso alla rete internet internazionale, passando per Shanghai o Qingdao, grazie alle fibre ottiche. In questa zona, un personal computer può scaricare qualunque programma o accedere a qualsiasi informazione semplicemente facendo una ricerca sul browser.
Questa “Zona speciale”, a cui è difficile accedere se si è all’esterno dell’area, viene chiamata Distretto amministrativo speciale di cloud computing internazionale offshore della Cina (Chongqing). In passato era, all’interno del Paese, una “Zona cloud speciale” unica nel suo genere. “Gli uomini d’affari stranieri” – ha rivelato ai media un dirigente nel 2011, quando questa zona speciale, che ha una superficie non molto estesa, cominciò ad attirare un forte interesse da parte del mondo esterno – “hanno sviluppato in questa zona speciale servizi GPRS offshore attraverso i quali è possibile evitare il controllo dei dati da parte del GMSC (Gateway Mobile Switching Centre) nazionale, ottenere licenze per operare compagnie di telecomunicazioni e perfino detenere il cento per cento di tali compagnie”.
Ciò ha attirato l’interesse delle prime grandi compagnie specializzate in tecnologia cloud. Agli inizi di giugno 2013, la nuova area Liangjiang aveva già attirato importanti progetti di società del settore – come Pacnet, CIDS, China Unicom, China Mobile, China Telecom, Tencent, Digital China e Neusoft -, per un volume d’investimenti complessivi pari a 41 miliardi di rmb, tra cui 1,03 miliardi di dollari investiti da compagnie straniere. Il responsabile del progetto di Chongqing della Pacnet, Chen Gaofeng, ha dichiarato che tra i motivi per cui ha deciso di investire a Chongqing, il fattore della zona speciale ha inciso per oltre il 70 percento. “Qui possiamo creare un collegamento diretto con l’estero e questo è motivo di forte interesse per noi”.
Oggi, l’industria del cloud computing di Chongqing ha già iniziato a prendere forma.
Alla fine del 2013, You Xianguo, direttore del Dipartimento per il supporto tecnico della tecnologia cloud della città di Chongqing, ha reso noti, nel corso di una conferenza stampa, gli ultimi progressi realizzati dalla megalopoli nel settore: “L’area funzionale del Cloud Computing Server Center – una struttura di 370mila metri quadri all’interno dell’enorme Cloud Computing Data Center, che è parte del parco industriale della nuova area di Liangjiang – ha già gradualmente cominciato ad operare”.
Di fatto, nelle primissime fasi del programma, il progetto del governo di Chongqing per la “Zona cloud speciale” già prevedeva la costituzione del cosiddetto “Xibu jinrong gaodi”, il più importante polo finanziario della regione occidentale della Cina, ed il “più grande Cloud Computing Data Gateway offshore dell’Asia”.
La determinazione e la visione strategica di Chongqing fu subito evidente dalle dichiarazioni rilasciate dall’allora sindaco della megalopoli sud-occidentale, Huang Qifan: “I sistemi di DLP (Data Loss Prevention), così come le misure di difesa contro virus e contro gli attacchi di hacker, insieme alla creazione di segmenti isolati di LAN [in gergo informatico ‘demilitarized zone’, DMZ; ndt] rappresentano la base tecnologica indispensabile per dare inizio all’epoca del ‘cloud’. Se riusciremo ad essere all’avanguardia su questo fronte, ciò avrà una importanza strategica non solo per la città di Chongqing, ma per tutto il paese”.
*Xin Zhoukan, New Weekly, è una rivista settimanale fondata nel 1996. Osservatore importante dei cambiamenti politico economici della Cina di oggi, ha un occhio attento alla vita contemporanea della società cinese.