Una lettera in cui il poeta descrive solitudine e senso di estraniamento in terra straniera. Tra l’autore e il mondo circostante sembra alzarsi una barriera, ma nelle parole di una lingua sconosciuta trova sprazzi di vera poesia. Ciao Chen Jun,
non mangio da ieri.
[…] La
fame è davvero un grande aiuto. Sembra una piccola sagina paziente che spazza il cortile coperto di foglie morte, carta straccia e frammenti di vetro. La fame risveglia la mente […]. Discuto e scrivo senza sentire la stanchezza, senza offendere quest’arte.
[…] Appena arrivato non capivo neanche una parola. Che lingua! […] Ora capisco alcune frasi. Sicuramente chi sa leggere e scrivere comprende chiaramente le
poesie scritte sul mio quaderno, ma la gente non dimostra alcun interesse.
[…] Tu sai quant’è difficile. Forse dovrei scrivere direttamente nel loro
dialetto, con una pronuncia simile. In questo modo farei felice la gente.
[…] Al mercato ho fatto attenzione al dialogo tra due
contadine, muovevano una bilancia e si parlavano da una parte all’altra della strada. Dio mio, non ho capito neanche una parola, ma la loro modulazione, i toni che andavano e venivano nel mercato al tramonto… sono sicuro che fosse poesia.
[…] Un giorno, ho ascoltato le voci che venivano da fuori. Ero molto
emozionato, sai, perché sono riuscito a capire tutto.
A parlare erano un uomo e una donna, totalmente sinceri e onesti, come una poesia antica. […] Sono loro i veri poeti. […]
– Voglio scoparti!
– No, non adesso
– Quanto dovrò aspettare?
– Fino a quando mio padre sarà d’accordo
– Non posso, ti voglio scopare
– T’aspetto stasera
[Continua a leggere su
Caratteri Cinesi. La traduzione è di Désirée Marianini]
* Zhu Wen, classe 1967, è stato premiato a Venezia e a Berlino rispettivamente per due dei suoi film, Seafood e South of the clouds, mentre molti dei suoi romanzi, tra cui Dollari, la mia passione e Se non è amore vero allora è spazzatura sono stati tradoti in italiano da Metropoli d’Asia.
[Foto Credits: blog.socialventuregroup.com]