Perché i giovani cinesi non fanno la rivoluzione? Certo, ci sono ragioni culturali, ma un’ipotesi è che la mobilità orizzontale, possibile in un grande Paese come la Cina, assorba il malcontento dato dall’irrigidimento della mobilità verticale. E si scopre così che le grandi città sono come pompe dell’acqua: risucchiano e poi "sputano fuori" le giovani élite delle zone rurali. Seconda puntata del viaggio nella "tribù delle formiche". La prima parte
Xiao Xiao viene dalla contea di Zhangbei, nella regione dello Hebei. Nel 2010, una volta laureato, partecipò all’esame di ammissione per accedere al servizio civile e ad alcune posizioni nelle istituzioni pubbliche. Non avendolo passato, decise di cercare lavoro a Pechino. Per due anni e mezzo lavorò per Amazon. Poi, nel 2013, è tornato a Zhangbei, dove lavora in un ente pubblico come responsabile per la propaganda.
Da Amazon, Xiao doveva vedersela ogni giorno con decine di migliaia di caratteri. Un lavoro che l’ha aiutato ad acquisire una grande abilità nella battitura. Anche l’esperienza accumulata nel lavoro di editing e archiviazione gli è tornata molto utile per la sua attuale professione. Sebbene abbia ormai da tempo lasciato la capitale, il periodo trascorso a Pechino continua ad esercitare un’influenza duratura sulla sua personalità.
"Ogni persona è diversa", racconta Xiao, "il lavoro rappresenta solo un aspetto della vita anche se è indispensabile per il sostentamento della propria famiglia. Per valutare se una persona è veramente realizzata o meno, bisogna vedere cosa fa nel tempo libero."
Tian Wangfu è originario di Huaihua, città dello Hunan. Nel 2010 si è laureato in Arte e Design ambientale alla Beijing Forestry University, dopodiché ha trovato lavoro in una società di progettazione vicino a Guomao, il quartiere business di Pechino. "Avevo soltanto un giorno di riposo alla settimana: la domenica. Lavoravo tutti i giorni dalle 9.00 di mattina alle 11.00 della sera con una sola ora di pausa per pranzo", racconta Tian. Per due anni ha tenuto questi ritmi: il suo stipendio è lievitato da di 2500 a 8000 yuan.
Per comodità aveva affittato un appartamento vicino a Dawang Lu. Ogni giornoimpiegava mezz’ora di bici per andare e per tornare. Spartiva con sette persone un appartamento formato da tre camere da letto, un salone, una cucina e un bagno. Tian si era aggiudicato la cucina per 950 yuan al mese; ma la cucina non si poteva chiudere a chiave ed era impossibile trovare un po’ di privacy.
Soltanto il pensiero del suo lauto stipendio lo aiutava a stringere i denti.
Non molto tempo dopo, la sua ragazza lasciò lo Hunan per trasferìrsi a Pechino e lavorare duro al suo fianco. Tian aveva cominciato a pensare di mettere su famiglia, ma il costo delle case lo aveva spaventato: "I prezzi di Pechino sono talmente alti che non possiamo nemmeno permetterci di prenderli in considerazione. A Pechino non si può più stare", racconta.
Nel luglio 2013, Tian decise di ritornare a Huaihua. "L’esperienza pechinese certamente non era stata una perdita di tempo. E’ stata molto fruttuosa dal punto di vista delle relazioni personali, della conoscenza accumulata e ha positivamente influenzato il mio modo di pensare” spiega. “Se non li avessi visti a Pechino, non sarei riuscito ad immaginare alcuni progetti nemmeno nell’arco di una vita intera".
Dopo essere tornato a casa, Tian ha lavorato per sei mesi in uno studio di progettazione di Huaihua. Questo gli ha permesso di comprendere a fondo le esigenze del mercato locale. Poi lo scorso giugno ha inaugurato ufficialmente uno studio di design tutto suo. Al momento fattura 500mila yuan all’anno. Il suo obiettivo è quella di ampliare la propria attività per assumere alcuni di quegli amici ancora sparsi per la Cina. "Huaihua è ancora piuttosto arretrata, non c’è un gran gusto per il design. Molti dei clienti spendono per i materiali ma non si curano di investire nella progettazione. Spesso non riesco a comprare tutto il materiale di cui avrei bisogno per realizzare il progetto che ho in mente. Ma tutte queste carenze lasciano ampio spazio a uno sviluppo del settore. Il mercato nelle località più piccole sta lentamente crescendo, le opportunità sono molte".
Mobilità "orizzontale" a livello geografico e "mobilità verticale" tra le varie classi sociali
Analizzare il ritorno a casa dei "giovani migranti" ci permette di comprendere meglio la questione della mobilità sociale in Cina. Negli ultimi anni, è stato ampiamente rilevato, da una parte, un certo svilimento della conoscenza, dall’altra, un andamento lento, addirittura stagnate e frammentario, della mobilità sociale "verticale". Ma osservando il fenomeno dei "giovani migranti" scopriamo che la regola secondo la quale "la conoscenza può cambiare il destino" si conferma tutt’oggi valida; "conoscenza" e "mobilità" sono due concetti correlati. La formazione scolastica costituisce un capitale culturale determinante per l’ascesa sociale dei giovani.
Quelli che lasciano il proprio paese per studiare o cercare lavoro altrove finiscono per arricchire il proprio bagaglio cognitivo. Un’istruzione di buon livello, così come l’esperienza accumulata come lavoratori migranti, dà maggiori possibilità di riscatto sociale e permette di arricchire non solo il valore del singolo individuo, ma anche quello della società in cui vive. L’indagine rivela che, nonostante i genitori dei "giovani migranti" siano impegnati nella produzione agricola, molti dei ragazzi, anche una volta tornati a casa, rimangono a lavorare in un ambito tecnico, ricoprono incarichi gestionali all’interno di aziende o entrano negli uffici amministrativi come impiegati. Chiaramente tutto questo contribuisce anche all’ascesa professionale del resto della famiglia.
Partendo dallo studio della "tribù delle formiche" possiamo cercare di capire se, in un contesto urbanizzato, la conoscenza ha perso effettivamente valore. Nelle grandi città, infatti, i giovani con un buon livello d’istruzione non ce la fanno a riscattarsi socialmente né a ottenere un lavoro più remunerativo. Gran parte della "tribù delle formiche" non riesce a godere dei frutti derivanti dallo sviluppo delle metropoli. Ma studiando le città di seconda e terza fascia comprese nella linea Aihui- Tengchong scopriamo che il valore della conoscenza non soltanto dipende dalla sua quantità e dal suo orientamento, ma anche da fattori geografici. Il valore e la forza della conoscenza emergono quando la conoscenza viene applicata sul campo. E’ necessario che la conoscenza si adatti alle caratteristiche locali in un dato momento. Una conoscenza che si adegua alle circostanze è già di per sé un fattore di forza, una conoscenza che non si adatta e non si armonizza al contesto risulta una conoscenza priva di valore
Negli ultimi anni, il mondo è stato scosso da una serie di movimenti sociali: le rivolte arabe, i disordini nel Regno Unito e Occupy Wall Street negli Stati Uniti, solo per citarne alcuni. Aggregazioni giovanili hanno fatto da apripista diventando la forza propulsiva delle proteste. Chiedono "un lavoro dignitoso e una vita rispettabile". La loro voce ha superato i confini territoriali, le barriere sociali e religiose; si sono serviti dei new media per comunicare tra loro e far conoscere le proprie idee. Le contraddizioni sociali e le forme di resistenza scatenate dagli studenti rappresentano un’enorme sfida per la stabilità dei vari paesi.
Eppure, sebbene la società cinese sia interessata da movimenti di protesta simili a quelli visti in Medio Oriente, Europa e America, tuttavia, nel complesso la stabilità e l’ordine politico non sembrano risentirne. Come ce lo possiamo spiegare? Stando a quanto emerso dal nostro studio, a parte le ovvie differenze culturali e politiche, a influire sono in larga parte le immense proporzioni geografiche del paese e la frequenza con la quale la popolazione si sposta da un luogo a un altro. In una certa misura, è proprio questa mobilità "orizzontale" che riesce a mitigare i rischi derivanti da una sempre più consolidata mobilitazione "verticale" all’interno della scala sociale; ne rallenta efficacemente l’impatto sulla stabilità politica e la struttura della società.
Dopo gli insuccessi della vita urbana, i giovani beneducati della "tribù delle formiche" possono raccogliere una seconda sfida puntando sulla "mobilità orizzontale" e trasferendosi nelle città di seconda e terza fascia. D’altra parte, le piccole e medie città, ancora arretrate e bisognose di "conoscenza", lasciano più spazio per una mobilità verso l’alto, contrastando il radicalizzarsi di sentimenti antisociali e di "deprivazione relativa".
Le grandi città sono come delle pompe per l’acqua: "risucchiano" la manovalanza in arrivo da villaggi e nuclei urbani di piccole dimensioni, "sputano fuori" le giovani élite delle zone rurali. Grazie al flusso di ritorno di questi ragazzi istruiti, le città di seconda e terza fascia avranno maggiori opportunità di sviluppo. Dal 2013, la crescita dell’economia cinese subisce una pressione al basso. Secondo i piani del governo, le piccole e medie città diventeranno il canale attraverso cui implementare le riforme economiche e promuovere il rapido sviluppo delle aree rurali, che rappresentano la fetta più consistente del Paese. I giovani migranti delle piccole e medie città costituiscono proprio la principale forza lavoro attraverso cui realizzare le riforme economiche. Possono promuovere la libera circolazione e l’allocazione ottimale dei fattori produttivi, aiutando le città di seconda e terza fascia a diventare il nuovo polo della crescita cinese. E’ per questo che nutriamo grandi aspettative verso il loro futuro.
[Il pezzo, tradotto per Internazionale, è anche su Caratteri cinesi. Traduzione di Alessandra Colarizi]*Nanfeng Chuang (La finestra verso sud), fondato nel 1985, è un bisettimanale legato al gruppo editoriale del Quotidiano di Canton. Di ispirazione riformista e liberale, si propone come una rivista di riferimento per politica ed economia. Si è distinto per reportage di informazione su temi di stretta attualità anche in ambito ambientale e culturale-artistico.