Dopo la prima e la seconda parte, ecco il seguito della storia di Alipay, il sistema di pagamento online prodotto da Alibaba che, in un’inarrestabile crescita, sembra mettere a rischio le posizioni di rendita del credito tradizinale. Ecco come la collaborazione con le banche si trasforma in concorrenza e poi in più o meno esplicito conflitto. Con tanto di armistizio finale. Competizione
L’impeto di Yu’E Bao ha finito per innervosire le banche. Il presidente del consiglio di amministrazione della Bank of Communication, Niu Xiceng ha affermato, non senza preoccupazione, che a causa di internet, in un futuro non troppo lontano verranno probabilmente ridotti gli sportelli bancari. Con la comparsa di prodotti come Yu’E Bao, viene promossa la mercatizzazione del tasso di interesse e tramontano i giorni in cui le banche generavano profitti semplicemente facendo affidamento allo spread tradizionale.
Oggi lo spread tradizionale tra depositi e prestiti contribuisce all’ottanta per cento delle entrate di una banca. L’ex presidente della Merchants Bank Ma Weihua ha affermato: "La crisi della Merchants non nasce da altre banche, ma da Jack Ma!"
"Le banche non devono occuparsi della nostra società. Quando spunteranno tutta una serie di "tesori", la forza che raccoglieranno sarà enorme", ipotizza Zu Guoming. Dopo Yu’E Bao, Baidu ha lanciato il Baifa Fund, che ha un limite minimo di profitto dell’otto percento, mentre quello del prodotto finanziario di Netease arriva al dieci percento. Ciò ha scioccato Yi Huanhuan, vice direttore dell’istituto di ricerca della Hongyuan Securities, da sempre attento alla finanza online: "nell’industria finanziaria il tasso di rendimento è un grande tabù". Yi Huanhuan ha paragonato la finanza online ai "barbari sulla soglia": i barbari hanno meno restrizioni, meno legami.
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"Vi sembra giusto che ora non ci siano limitazioni nell’acquisto di azioni, che il rischio dei prodotti finanziari delle banche sia molto inferiore alle azioni?" Ha affermato un dirigente di una banca commerciale. Inoltre, la China Banking Regulatory Commission (CBRC) prevede che la prima volta che si acquistano prodotti finanziari bancari si firmi di persona, mentre con Yu’E Bao non serve.
Importi di vendite a partire da un renminbi, un comodo canale internet, una buona esperienza del prodotto. Sono questi i fattori che hanno attratto sempre più utenti, colpendo in misura considerevole i servizi di deposito bancari. Secondo i dati della Banca centrale, nel primo quarto del 2014, i depositi di renminbi sono stati di 472mila miliardi, 139mila miliardi in meno dello stesso periodo dell’anno precedente.
A infastidire ulteriormente le banche, è il fatto che il fondo Yu’E Bao confluisce nelle banche. Se prima le banche dovevano pagare ai clienti solo i relativamente bassi interessi correnti, ora, poiché i soldi dei clienti passano attraverso Yu’E Bao, il tradizionale deposito corrente diventava un piano di risparmio. Le banche si ritrovano così a dover pagare tassi di interesse molto più alti di prima.
Oltre ai prodotti finanziari, a causa dell’obsoleto sistema di credito cinese, le banche cinesi sono estremamente conservative anche sull’emissione di carte di credito. Se per esempio negli Stati Uniti il numero di carte di credito e di debito è equivalente, in Cina le prime sono solo circa un decimo delle seconde. Tale circospezione è diventata un tratto tradizionale delle banche cinesi. A differenza di internet e del suo coraggio di innovarsi e di sbagliare, la cultura aziendale del settore bancario detesta il rischio.
Alipay e Tencent, che rappresentano società finanziarie online, sono nate dal basso, hanno sperimentato difficoltà ma hanno uno spirito libero e vivace e il coraggio di innovare. Le grandi banche, invece, sono aziende di stato: sembrano godere dei bonus della politica, ma subiscono molti impedimenti che gli legano mani e piedi.
Ciò nonostante, negli ultimi vent’anni le banche hanno messo in atto alcune riforme. Nonostante i ceppi ai piedi, non possono fare a meno di innovarsi. Anche prendendo come esempio solamente l’online banking, le statistiche dimostrano che attualmente il numero dei clienti su mobile della Icbc ha già superato i centoventi milioni. Quasi il cinquanta per cento in più dello stesso periodo dello scorso anno.
Più generale, il numero di clienti attivi e dei clienti di mobile banking rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso è aumentato significativamente fino a superare il 130 per cento.
La Merchants Bank, da sempre attiva su internet, si è dimostrata ancor più dinamica. Alla fine del 2011, il responsabile del centro di carte di credito della Merchants si è recato appositamente a Canton per incontrare Zhang Xiaolong, il responsabile di We Chat. Un membro dello staff della Merchants che ha partecipato all’incontro, ha raccontato al nostro giornale quanto fosse sorpreso in quell’occasione il personale di We Chat che non riusciva a capire il motivo dell’interessamento della banca. In seguito la Merchants Bank è stata la prima banca ad aprirsi a We Chat.
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Allo stesso tempo, anche le banche tradizionali hanno iniziato ad esplorare il territorio dell’e-commerce. I bancari si stanno gradualmente rendendo conto che coloro che hanno saputo costruire uno scenario di business (come Taobao e TMall) hanno maggior potere. Il boom iniziale delle transazioni su Alipay, dipende infatti dal rapido sviluppo del fratello Taobao. […] Un alto dirigente di una filiale della Icbc ha spiegato che "è sempre più evidente la tendenza alla sostituzione delle transazioni offline con quelle online. E il capitale finanziario di internet, che è sempre più ampio, è il punto di partenza delle piattaforme di e-commerce fondato dalla Icbc".
Ognuna delle due parti è ormai nel territorio dell’altra. Una guerra senza quartiere tra finanza online e banche tradizionali sembra ormai inevitabile.
Il conflitto
Con lo sviluppo costante della finanza online, una supervisione chiara e rigorosa è ormai diventata inevitabile.
In occasione di un forum nel novembre 2011, il vice direttore dipartimento Payment and Settlement della People’s Bank of China, Fan Shuangwen, ha commentato la finanza online: "[…] Appena si impongono limitazioni [alla finanza online], si viene tacciati di mancanza di rispetto per il mercato, o di non essere al passo coi tempi e non incoraggiare l’innovazione. Ma non credo che si tratti di un fenomeno normale". Non ha fatto nomi, ma le grandi società di finanza online sono poche e si comincia a sussurrare.
Il segnale di un rigoroso monitoraggio si è già cominciato a vedere. Per esempio quando si sono bloccati i pagamenti tramite la scansione del codice QR o le carte di credito virtuali di We Chat e Alipay.
Nel 2013 Alipay Wallet per clienti di telefonia mobile si era sviluppato come un marchio indipendente. I grandi manifesti pubblicitari di Alipay wallet nei corridoi delle metropolitane affollate, colpivano in qualunque momento l’attenzione dei passeggeri. Fan Zhiming, ad di Small and Micro Financial Services Group ha confermato che l’obbiettivo di Alipay Wallet era quello di sostituire il portafoglio materiale–, eliminando cioè i contanti e le carte bancarie. We Chat, che già possiede un numero enorme di utenti, ha lanciato We Chat Payment, allargando il raggio di pagamento a sfere di servizi della vita offline.
Anche personaggi di istituzioni finanziarie tradizionali hanno applaudito l’operazione, come l’amministratore delegato di Ping’An [Ping An Insurance Company of China] Ma Mingzhe che, all’inizio dell’anno, ha previsto che più del sessanta percento delle carte di credito e dei contanti saranno sostituite entro dieci anni.
Ma Alipay e We Chat hanno scoperto di essere state troppo ottimiste. A marzo del 2014 la Banca centrale, adducendo motivi di sicurezza, ha bloccato i pagamenti effettuati tramite la scansione di un codice e le carte di credito virtuali.
Nello stesso giorno Alipay e We Chat hanno annunciato l’accordo con la China Citic Bank per rilasciare carte di credito virtuali: un milione di carte ciascuna e una somma cautamente controllata tra i cinquanta e i cinquemila Renminbi. Ma queste carte virtuali non sono ancora state formalmente lanciate e, ancora una volta, a premere il tasto pausa è stata la Banca centrale.
Se ci basiamo su leggi e regolamenti rigorosi, è uno stop che appare comprensibile. Secondo i regolamenti di controllo delle banche, per rilasciare una carta di credito occorre confermare che il richiedente abbia un lavoro fisso, una fonte di entrate stabile o un’assicurazione affidabile che possa in caso intervenire a pagare. Le carte virtuali invece dipendono dai big data delle transazioni accumulati da Alipay. Eliminano così un processo lento e complicato.
"La legge ha regolamenti espliciti che permettono di farlo. Ci siamo basati su questi, altrimenti non esisterebbe l’attuale Alipay", lamenta un ex dirigente di Alipay. "Cercheremo nuove opportunità di dialogo".
Più o meno contemporaneamente, in un modo piuttosto bizzarro, è stata resa nota al pubblico una bozza originariamente confidenziale e che ora è in attesa di riscontri. Il contenuto principale della bozza è quello di procedere a limitazioni dei trasferimenti degli istituti di pagamento per conto terzi. Ad esempio il singolo trasferimento dal conto bancario individuale non dovrebbe superare i mille renminbi, il deposito annuale i diecimila Renminbi, le spese individuali per singoli acquisti i cinquemila Renmibi fino a un tetto masimo di diecimila renminbi al mese.
A fine marzo un responsabile di una struttura pagamenti conto terzi ha ipotizzato: "Com’è possibile che questa bozza confidenziale sia stata diffusa online? Qualcuno ha deliberatamente fatto uscire tali informazioni per spaventarci". Poi ha scherzato con il tono del vincitore: "Guardate, questa mossa non si è rivelata astuta". La limitazione troppo bassa ha scatenato l’attenzione e la collera degli internauti, aggiungendo difficoltà a una proposta non ancora concretizzata".
Anche Nie Linhai, vice direttore del Dipartimento di commercio elettronico e informatizzazione del Ministero del commercio della Repubblica popolare, ha espresso opinioni diverse rispetto a quelle della Banca centrale. Ritiene infatti che la limitazione della quota di pagamenti abbia influenzato la facilità dello shopping online e quindi l’obbiettivo governativo di promuovere i consumi. Ha inoltre rivelato che il Ministero del commercio sta dialogando con i relativi dipartimenti., Chen Liang, commissario capo delle pubbliche relazioni di Alipay, respinge l’accusa di mancanza di supervisione rivolta a Yu’E Bao. All’inizio di marzo ha commentato su Weibo: Yu’E Bao ha 246 giorni. Ha ricevuto 43 ispezioni. Una media di un controllo ogni sei giorni". Aggiungendo che dall’inizio dell’anno la Banca centrale, la Commissione nazionale per la supervisione sulla sicurezza, l’Ufficio di Stato per la Supervisione e altri [istituti di vigilanza] avrebbero compiuto altre 19 ispezioni.
A marzo 2014 i rapporti tra Alibaba e le banche tradizionali si sono tesi ancora una volta. "Entrambe le parti sono agitate", afferma Zu Guoming. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la mossa delle quattro grandi banche di abbassare improvvisamente il tetto della quota delle transazioni per i pagamenti Alipay più comodi. Per esempio sui dispositivi mobili il limite di un singolo ordine della Icbc è stato abbassato da cinquantamila a cinquemila e il limite mensile da duecentomila a cinquantamila. La spiegazione avanzata da Icbc e dalla Agricoltural Bank è "garantire la sicurezza del fondo degli utenti".
La mossa, attuata quasi all’unisono dalle quattro principali banche, ha mandato su tutte le furie Jack Ma. Il 23 marzo ha tuonato: "per Alipay è il momento più difficile e insieme il più glorioso". E ha aggiunto: "i ‘quattro guardiani celesti’ ci bloccano. MMa Alipay è orgogliosa anche nelle sconfitte e continua a mantenere il suo spirito. Sul mercato non è né il monopolio né l’autorità a decidere vinti e vincitori.Ma gli utenti!"
[…] In questo scenario di spade sguainate, Ma Weihua, amico di vecchia data di Jack Ma, è più razionale. Secondo lui, l’attacco di Alipay ai profitti e al fatturato delle banche è minimo, ma la finanza online ha lanciato quattro grandi sfide al sistema bancario tradizionale.In primo luogo, i clienti di transazioni gestite conto terzi stanno abbandonando l’account bancario, andando a tagliare il legame diretto tra banca e cliente.
"Non c’è modo di analizzare le abitudini e le richieste dei clienti. Questa è probabilmente la cosa più rischiosa". Poi la finanza online ha cambiato il modo tradizionale di acquistare. Inoltre l’internet banking appare più aperto e più conforme alle richieste degli utenti rispetto alle banche tradizionali, il cui product design e il sistema di marketing rimangono piuttosto chiusi. Infine la finanza online è onnicomprensiva, democratica, più attenta alle minoranze e più incline a ricevere il supporto pubblico.
Integrazione
Superata l’intensa battaglia iniziale, Alipay e le banche hanno cominciato a calmarsi. Di fronte a un mercato enorme e complesso, la cooperazione sembra essere l’unica opzione per le due parti.
A fine marzo, Lucy Peng, ad di Small and Micro Financial Services Group, ha accettato personalmente l’intervista di Sina Tech. Con parole garbate ma incisive si è rivolta alle banche: "Alipay ringrazia per il supporto delle banche – compresa la Icbc – negli ultimi dieci anni. E spera di arrivare ad accordi amichevoli con le grandi banche". In seguito ha sottolineato più volte che "Alipay, che ha fatto spesso innervosire le banche, non è un prodotto strategico". Il giorno prima il presidente della Icbc Yi Huiman aveva detto che la Icbc intende rafforzare gli accordi con le società finanziarie online.
Anche Jack Ma ha cancellato l’intenso discorso sulla sfida alle ‘quattro grandi banche’. Il 9 maggio, in occasione del meeting annuale del Small and Micro Financial Services Group, sono apparsi sia Jack Ma che Lucy Peng. I due hanno menzionato più volte parole come "collaborazione" e "coordinazione". Jack Ma intende dissipare la preoccupazione delle banche: "Noi stiamo vivacizzando la finanza, non intendiamo rovesciare nessuno".
All’inizio di maggio, richiamando le parole di Jack Ma del 2011 sul cambiamento delle banche, Zu Guoming, capo ispettore del dipartimento dei servizi del Small and Micro Financial Services Group, ha spiegato al "Zhongguo Xinwen Zhoukan": "Il cambiamento che intendiamo non è una sovversione né un’eliminazione. Piuttosto un cambiamento della mentalità delle banche facendole partire, per esempio, dalla prospettiva dell’utente".
Ora Zu Guoming è stato avvicinato da molte banche per parlare di affari. Alcune fanno parte delle ‘quattro grandi’, altre sono piccole banche commerciali urbane. Alcuni bancari ironizzano sul fatto che, anche se Alipay e le banche non hanno fatto che colpirsi a vicenda, molti bancari e molte delle loro famiglie sono clienti Yu’E Bao. Tra i temi affrontati come esaminare le richieste degli utenti, come disegnare un prodotto, eccetera. "Calmiamoci. Ognuno ha da imparare dall’altro", ha detto Zu Guoming.
Inoltre sembra che anche China Union Pay, che non ha mai stretto accordi con Alipay, stia ora accantonando questo approccio. A marzo 2014 il presidente Shi Wenchao ha reso noto che China Union Pay ha goduto inizialmente di una serie di politiche a sostegno, ma che quei documenti sono stati gradualmente annullati dall’inizio del 2013, "I giorni in cui la Union Pay era faticava a guadagnare sono finiti."
[…] A marzo, secondo la stampa, Shi Wenchao avrebbe scritto in una chat di gruppo: "sarebbe bello fare una bella cena con Jack Ma e Ma Huateng". Intorno al 10 aprile, Lucy Peng avrebbe replicato in un’occasione informale: "anch’io spero ci sia occasione di sedersi a discutere seriamente con i dirigenti di Union Pay".
Si tratta quindi di un lungo gioco di alleanze e combattimenti tra l’aristocrazia tradizionale e le nuove forze. L’arbitro finale sono gli utenti e il mercato. Intanto i supervisori, dall’alto, tentano di trovare il difficile equilibrio tra imparzialità, prudenza e innovazione.
[Il pezzo, già pubblicato da Internazionale, è anche su Caratteri cinesi. Traduzione di Lucia De Carlo]*Zhongguo Xinwen Zhoukan – China Newsweek
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