Caratteri Cinesi: Occupy Wall Street, con gli occhi dei cinesi

In by Simone

Per via dei suoi ideali, Yang Hengjun è un soggetto molto spesso chiamato in causa all’interno del dibattito politico-sociale attivo sulla rete cinese da circa un decennio, tra i sostenitori della scuola di pensiero liberale e gli orientamenti più radicali dell’ultrasinistra e dei nazionalisti, entrambi diffidenti – sebbene per motivi diversi – verso il criticismo diretto contro il sistema cinese dai media e dall’opinione pubblica occidentale.  Rivolte dei gelsomini, primavera araba, indignados, occupazione di Wall Street.A scapito delle distinzioni e delle letture critiche approfondite, sono in molti – dall’Occidente alla Cina – ad avere evidenziato un filo conduttore interno a questi fenomeni, rappresentato dalla funzione popolare e dalla voglia di rinnovamento espressa nei diversi movimenti.

In Cina ben pochi hanno speso parole sui fatti di Roma dello scorso 15 ottobre, ma in parecchi si sono soffermati sulle iniziative degli “indignati d’oltre-oceano” entrati sulle prime pagine dei media internazionali con la pacifica occupazione di Wall Street. Sulla rete molti interventi hanno suggerito che il malcontento popolare non è prerogativa dei presunti regimi dittatoriali, ma è ben vivo anche nelle “oasi” dei paesi civili e democratici.

E che le distanze tra Stati Uniti, Medioriente e – indirettamente – Cina forse non sono così incolmabili come sembra ai più. Yang Hengjun è un opinionista che non ha mai nascosto la sua ammirazione per la democrazia e i suoi valori, temi che sono spesso al centro delle analisi sul suo blog.

Per via dei suoi ideali, Yang è un soggetto molto spesso chiamato in causa all’interno del dibattito politico-sociale attivo sulla rete cinese da circa un decennio, tra i sostenitori della scuola di pensiero liberale e gli orientamenti più radicali dell’ultrasinistra e dei nazionalisti, entrambi diffidenti – sebbene per motivi diversi – verso il criticismo diretto contro il sistema cinese dai media e dall’opinione pubblica occidentale.

In questo post, di cui oggi vi proponiamo la prima parte, Yang interviene nel confronto a difesa di quella stessa democrazia che i recenti fatti di protesta sembrano mettere in discussione, affermando il valore della dimostrazione come momento essenziale dell’idea stessa di democrazia e per nulla in antitesi con essa.

I messaggi dei lettori:

Lettore n° 1: Egregio Yang, il popolo americano finalmente si è risvegliato, non è più soddisfatto della sua finta democrazia e vuole metterla da parte. Come mai [sul suo blog] non ho trovato neanche un post su “Occupy Wall Street”? Hai forse paura di parlarne?

Lettore n° 2: Maestro Yang, “Occupy Wall Street” mi ha lasciato molto perplesso. Gli Stati Uniti non hanno il migliore sistema democratico del mondo? Perché le masse scendono ancora in piazza? È davvero possibile che la democrazia porti al disordine?

Lettore n° 3: Vecchio Yang, in Cina c’è chi dice che “Occupy Wall Street” possa essere considerato il proseguimento della “Rivolta dei gelsomini” in Medio Oriente. Questa tesi è molto suggestiva, tu che ne pensi? In questi giorni ho ricevuto molte richieste dai lettori (ci sarebbero anche i lettori n° 4, 5, 6, 7, 8…), che mi chiedono cosa penso di “Occupy Wall Street” negli Stati Uniti.

Poiché le vacanze sono appena concluse (1) e i lettori non hanno voglia di leggere post troppo lunghi, cercherò di fare una presentazione generale, proponendo semplicemente degli spunti di riflessione e di analisi. Quello di manifestare è uno dei diritti di base delle masse, un diritto che non solo è sancito dalla Costituzione americana, ma anche dalle costituzioni della maggioranza dei paesi al mondo. Malgrado la democrazia abbia assicurato agli americani il diritto di voto e quello di opinione, nella breve storia degli Stati Uniti – circa 235 anni – le manifestazioni di protesta non si sono mai estinte.

Al contrario, sono sempre state più frequenti rispetto agli altri paesi, vuoi per proporzioni vuoi per durata. Ci sono netizens che mi scrivono che le dimostrazioni su grande scala avvenute recentemente negli Stati Uniti indicano il fallimento di una democrazia incapace di conquistare i cuori della gente. A queste persone voglio dire: quello che è accaduto è proprio indice di democrazia.

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