Caratteri cinesi – L’ultimo treno 3/4

In Caratteri Cinesi by Simone

Il personaggio del racconto di Han Song, un anziano lavoratore che ha vissuto un’esperienza allucinante mentre tornava a casa sull’ultimo treno, cerca di indagare su quanto è successo. Dalla dimensione fantascientifica si torna al quotidiano, pervaso però da una sensazione di inquietudine. La fantascienza come metafora della Cina contemporanea La primala seconda puntata

Rivedendo persone che gli erano famigliari gli venne una gran voglia di vuotare il sacco, ma proprio non sapeva da dove cominciare. Ci avrebbe ripensato una volta in ufficio. Dopo essere arrivato però, alla vista della luce del sole che inondava ogni angolo della stanza, la voglia di parlare si ridusse ulteriormente.

Il capo disse: “Non dovresti fare il turno di notte? Come mai sei qui a quest’ora?”
“Nessuna ragione, do un’occhiata in giro”.
“Tu sì che sei una vecchia guardia e prendi il lavoro con spirito di responsabilità. Gli studenti universitari che ci hanno appena assegnato fanno solo il turno di giorno, e come se non bastasse se ne vanno presto.”
Lui non rispose.

“Perché non ti occupi di questi moduli? Doveva occuparsene Xiao Zhang, ma quello ha la testa fra le nuvole e non mi sento tranquillo. Già che sei qui, fammi questo favore.”
“Certo.” Guardò il suo capo, anche lui giovane. Si chiese se, nel caso non si fosse presentato lui, quelle pratiche davvero non sarebbero state sbrigate. Nella sua unità di lavoro, molti colleghi prossimi alla pensione di punto in bianco avevano fatto di tutto per ottenere il favore dei giovani, neanche lui poteva restarne fuori.

L’ufficio era perlopiù composto dalle nuove generazioni, ragazzi e ragazze che si raccontavano barzellette volgari facendo un inutile baccano. Qualcuno lo guardò con un’espressione stana. Poteva davvero raccontare loro quel che era successo?
Razionalmente parlando, avrebbe dovuto. Eppure non sempre il mondo gira in modo razionale. Forse sarebbero stati interessati, ma non l’avrebbero preso sul serio. L’aveva già previsto, forse non l’avrebbero neppure deriso.

All’improvviso pensò ai casi in cui una parola può costare una vita. Non capiva perché stesse facendo pensieri del genere: almeno in apparenza questo non aveva nulla a che vedere con la notte scorsa.
Ricordava con chiarezza che negli anni ‘50 e ‘60, solo per essersi lasciati sfuggire una frase a proposito di certi segreti importanti, molti dei suoi amici erano stati fatti fuori.
Se fossero stati ancora vivi, cosa avrebbero fatto?

Senza dubbio era a conoscenza di un segreto che non poteva essere rivelato, un mistero che non gli apparteneva. Non si trattava di un segreto ordinario, e più importante, esulava da ogni logica.
Fatte queste considerazioni, si concentrò sul disbrigo delle pratiche. A lavoro terminato, aprì il giornale, che quel giorno non riportava niente di strano: parlava di leader nazionali che avevano incontrato ospiti stranieri, dei grandi risultati ottenuti nel settore agricolo e industriale, di scienziati che avevano sviluppato una nuova tipologia di riso geneticamente modificato e resistente alle malattie, e di un poliziotto, che aveva perso la vita combattendo con coraggio alcuni malfattori. Com’era prevedibile, non si accennava agli avvenimenti della notte precedente.

Telefonò sua moglie, chiedendo come mai non fosse rincasato.
Confuso, rispose che aveva fatto gli straordinari. Quando lei riattaccò, lui ebbe l’impressione che sospettasse qualcosa, ma il fatto che fossero solo sospetti lo abbatté ancora di più; se l’avesse interrogato più a fondo, forse si sarebbe sentito più interessante.
Iniziò ad aspettare il giornale della sera, che aveva avuto tutto il tempo per riportare l’incidente; più importante, si trattava di un giornale che amava pubblicare quel genere di notizie.
Non c’era una sola frase che menzionasse la metropolitana, si rese conto di essere l’unico testimone. Eppure, com’era possibile che in città nessuno sapesse nulla di un treno che viaggia nella notte senza fare ritorno?

La giornata trascorse molto rapidamente, poi sopraggiunse la notte. Era irrequieto.
Era sempre stato una persona onesta, eppure questa cosa riguardava lui e l’intera città: i passeggeri di un intero treno erano stati portati via, e, a pensarci bene, quegli uomini dal volto coperto vivevano nel sottosuolo a soli dieci metri da loro.

Esitò per mezza giornata, e alla fine fece una telefonata all’azienda del servizio ferroviario metropolitano. All’altro capo del filo rispose la voce di una giovane donna.
“Chi cerca?” chiese con un tono inizialmente rilassato.
“Vorrei chiedere, la scorsa notte ho preso la metropolitana…”, pensò a come esporre i fatti in modo chiaro per far sì che ad occhi esterni non sembrassero favole. La notizia però doveva già essersi sparsa all’interno dell’azienda, almeno un macchinista doveva essere andato disperso.
“La metropolitana non è in buone condizioni? Pensa che sia troppo affollata? Se vuole lamentarsi si rivolga ai giornali.”
“Non intendevo questo, mi chiedevo se la notte scorsa c’è stato un incidente.”
“Cosa intende dire? Spera che ci sia stato un incidente? Da non credere.”
“Cosa mi dice dell’ultimo treno?”
“L’ultimo treno?”
“E’ rientrato puntuale in stazione?”
“Attento a come parla. La avviso, non ci sono stati ritardi.”
“Nessun membro del personale o passeggero che sia andato disperso?”.
“Lei deve avere qualche problema. Dove lavora?” Lui si affrettò a riattaccare.
Era seduto, percorso da brividi e si sentiva in pieno stato confusionale. Non aveva nessuna intenzione di telefonare ai giornali o alla polizia.

C’era la possibilità che la notte scorsa si fosse trattato di un sogno, oppure che l’azienda del servizio metropolitano nascondesse un segreto.
La prima ipotesi era poco probabile, per cui la faccenda doveva essere legata all’azienda dei trasporti.
Senza un’apparente motivazione gli venne in mente il campo di concentramento di Auschwitz: la scena di quel trasferimento di corpi ricordava molto l’atmosfera dei campi nazisti che si respirava nei film.

L’azienda era un’organizzazione tipo la Gestapo? Quelle persone passavano la vita nel freddo e nell’oscurità del sottosuolo: era difficile escludere che avessero subito dei cambiamenti a livello fisico e psicologico; il gruppo di cui facevano parte probabilmente non era lo stesso che lavorava durante il giorno negli alti edifici.
Nei tunnel della metropolitana lo spazio e il tempo erano stagnanti e distorti.
All’improvviso, la metropolitana gli fece tornare in mente un episodio che da tempo aveva dimenticato.

3.continua

[Il racconto è anche su Caratteri cinesi. Traduzione di Chiara Cigarini]

*Han Song nasce a Chongqing all’alba della Rivoluzione culturale, nel 1965. Si laurea nel 1991 a Wuhan in giurisprudenza, dopo aver preso una laurea di primo livello in lettere, specializzazione giornalista. Ancora giovane entra nell’agenzia di stampa nazionale cinese Xinhua, dove ricopre incarichi di sempre maggiore responsabilità. La sua produzione giornalistica si focalizza sulla cultura e sui trend sociali cinesi. Sin dagli anni degli studi universitari coltiva un amore per la fantascienza, dedicandosi alla scrittura di diversi racconti e ottenendo riconoscimenti dai circoli letterari sia della Cina continentale sia di Taiwan. Ha scritto diversi romanzi e raccolte di racconti. E’ considerato scrittore eclettico: "Il bordo abnorme" è il nome del suo blog, attivo dal 2005, dove raccoglie diversi scritti, riflessioni e poesie, brevi saggi e scritti d’attualità.