Caratteri Cinesi: L’insostenibile leggerezza dei granchi

In by Simone

Satira a fumetti per criticare la politica cinese, benvenuti nel mondo di Crazy Crab. Su Caratteri Cinesi la prima e la seconda parte!

 

Come forma di espressione artistica e di dissenso, la satira politica non è molto diffusa in Cina e raramente compare sui media ufficiali. La maggior parte delle strisce che circolano sono  distaccate e poco incisive: «non rappresentano una sfida né suscitano alcuna riflessione. L’unico valore che hanno è  l’evidenziare l’esistenza e le conseguenze della censura nell’attuale sistema autocratico», ci spiega il vignettista Crazy Crab che, vista la sensibilità dei suoi disegni, chiede il totale anonimato. Lo conosciamo grazie a La fattoria dei granchi, la serie di strisce di satira politica che pubblica giornalmente sul suo blog. Descrive una  realtà sanguinaria, assurda e fin troppo reale, i cui  protagonisti sono il grande boss – il dittatore – e i suoi complici. Il popolo compare solo di rado, «cittadini come Ai Weiwei e Liu Xiaobo sono passivi e, a volte, non compaiono neanche i loro nomi. È la realtà cinese in cui il concetto di cittadino non è diffuso e l’espressione politica della gente è limitata». Il risultato è un microcosmo popolato da personaggi grotteschi, capeggiati da un brutale leader ossessionato dall’armonia asettica del potere che tutto manovra e a cui tutti devono conformarsi. E, poiché in cinese i caratteri di armonia e di granchi di fiume si leggono alla stessa manierahexie – e questi ultimi sono diventati l’immagine simbolo della censura online, il titolo della serie è presto spiegato.

A detta dell’autore, si tratta dei primi fumetti che affrontano i temi della dittatura monopartitica e ironizzano su i leader cinesi. «Le ragioni che spiegano questo fenomeno sono varie e il dibattito tra gli addetti ai lavori è tuttora in corso. I motivi principali, probabilmente, sono la propaganda, la censura e la dittatura: la propaganda e l’educazione soffocano l’istinto critico degli individui come un virus del pensiero; la censura non fa che troncare il nutrimento dello studio e l’impegno degli autori che non riescono a  guadagnarsi da vivere con le proprie opere; e la dittatura costringe chi ha ancora una coscienza a tacere o a sbagliare. Chi ne subisce i devastanti effetti spesso ne è all’oscuro, mentre chi è consapevole del male che sta compiendo non ne è minimamente toccato».

 

Non sono però da sottovalutare le potenzialità di Internet e di chi lo anima. Sebbene anonimi utenti mercenari – si parla di identità collettive come gli squadroni dei cinque Mao o l’esercito dell’acqua – si arrovellano per proteggere la rete da argomenti sensibili e minacce alla stabilità sociale, la realtà virtuale cinese rivela una grande vitalità favorita dalla creatività di una lingua che permette di giocare con omofonie, perifrasi e divertenti alterazioni grafiche dei caratteri. «Anche se la censura è molto forte, bisogna notare che i media si trovano a operare in un ambiente completamente diverso da quello dei tempi della Rivoluzione culturale. C’è un continuo susseguirsi di nuove tecnologie che permette alle opere escluse dal sistema di essere pubblicate all’esterno della “grande muraglia” e di girare in circuiti underground. Ovunque c’è una certa creatività».

«L’innovazione delle tecnologie e il senso dell’umorismo trasformano i meccanismi della censura in commedia. L’altissima frequenza con cui cambia il significato delle parole e dei caratteri online è senza dubbio la più grande dimostrazione di disprezzo nei confronti degli studiosi, dei lestofanti e degli organi ufficiali di propaganda. Dittatori disperati potranno mai far tornare la Cina al 1984 negandogli l’accesso alla rete? E riusciranno a copiare la Corea del Nord? Follie del genere potranno pure verificarsi, ma guardiamo cosa sta succedendo nella città di Chongqing con i suoi grandi canti rivoluzionari: in rete la Nuova città rossa (Xinhong Shi) è già diventata un pomodoro (xihongshi)».

Quando nel 2009 ha iniziato a disegnare, Crazy Crab non voleva fare satira, ci dice.  «La politica cinese mi disgusta. Pensavo di dedicarmi  a una serie di fumetti a quattro riquadri, sullo stile di Calvin & Hobbes; avevo già raccolto un po’ di materiale. Poi un cittadino cinese di nome Feng Zhenghu ha cambiato i miei piani. È stato costretto a rimanere in un aeroporto giapponese senza poter rientrare nel suo paese e ha portato avanti una protesta.

Ho seguito la faccenda su Internet e ho pensato che era una commedia assurda (anche se forse per lui non si è trattato propriamente di una commedia) e che in Cina il fumetto non aveva mai rappresentato niente del genere. Ho pensato di fare un disegno per dimostrargli la mia solidarietà personale.  La prima creazione è stata improvvisa, senza un minimo di programma a lungo termine. Poi c’è stata Tang Fuzhen che, di fronte alla demolizione della propria casa e al trasferimento forzato, protestò dandosi fuoco. Ho pensato che era una vergogna restare in silenzio».

Leggi tutto su Caratteri Cinesi: prima parte, seconda parte.