Gli "studi nazionali" hanno ripreso vigore da un ventennio, da quando cioè la Cina ha dovuto colmare il vuoto morale lasciato dalla fine del maoismo, riaffermando al tempo stesso la propria alterità rispetto al mondo occidentale. Ripercorriamo la storia della "Guoxue" con lo storico Lei Yi. La critica del Partito comunista cinese alla Guoxue
In passato, il Partito comunista cinese ha solitamente avuto un atteggiamento critico nei riguardi della Guoxue (Studi Nazionali o Studio della Cultura Nazionale). Già nei primi anni successivi alla costituzione del partito comunista, alcuni dei suoi membri più rappresentativi hanno condotto dure critiche contro la Guoxue. Numerosi esponenti del partito, come Chen Duxiu (1879-1942), leader del movimento del 4 Maggio, Qu Qiubai (1899-1935), primo leader del PCC, il poeta e scrittore Guo Moruo (1892-1978), Cheng Fangwu (1897-1984) alto esponente del Partito Comunista, hanno scritto duri attacchi alla cultura e all’intero sistema di insegnamento tradizionali cinesi.
Il 1949 è l’anno che ha segnato il passaggio dal vecchio al nuovo regime politico. Questa transizione fu un fatto assolutamente inedito nella storia del paese: non si trattò di un semplice cambio di regime, ma di una rivoluzione che investì profondamente ogni ambito della società, a livello politico, economico, sociale e ideologico.
In quegli anni, si assistette a tutta una serie di campagne politiche rivolte in teoria contro gli intellettuali borghesi, ma che colpirono in realtà l’intera classe intellettuale. All’epoca studenti e insegnanti erano infatti considerati “parte di un sistema di insegnamento obsoleto, che doveva essere sviluppato”. Partendo da questa rigorosa logica, il governo e il partito al potere non riconoscevano come indipendente alcun tipo di studio (nemmeno le scienze naturali). La posizione dominante di quegli anni era che “anche la conoscenza scientifica possiede una coscienza di classe; ogni ambito del sapere, dallo studio delle iscrizioni sui bronzi e sulle ossa oracolari, alla ricerca testuale nella prosa e poesia, fino alla genetica e agli studi sulla teoria della relatività, ha un carattere politico e può essere suddiviso in due categorie: studi ‘proletari’ e studi ‘borghesi’ ”.
Tutti gli studi accademici tradizionali dovevano essere sostituiti da un approccio basato sul materialismo dialettico e il materialismo storico. Questo ebbe un impatto profondo sulla vecchia classe intellettuale e gli Studi Nazionali furono una delle discipline maggiormente colpite.
Negli anni Cinquanta, la critica del pensiero di Hu Shi (1891-1962) – innescata dalla critica alla sua “Analisi critica del Sogno della Camera Rossa” – diventerà una parte fondamentale del rimodellamento ideologico iniziato dopo la fondazione della Repubblica popolare cinese. Come conseguenza, gli “Studi Nazionali” furono considerati un’ideologia e una sovrastruttura “borghese e feudale” e vennero per questo aspramente criticati e soggetti ad una dura censura politica.
Durante la Rivoluzione culturale, la cultura nazionale e straniera – considerate come espressioni del feudalesimo, della borghesia e del revisionismo – furono accantonate. Gli Studi Nazionali, soggetti a fortissime pressioni, andarono quasi completamente perduti.
Origini della “febbre per la Guoxue”
Al termine della Rivoluzione Culturale, ogni settore della ricerca accademica tornò lentamente alla normalità. Le ricerche negli Studi Nazionali, in qualità di “scienza pura” con legami relativamente deboli con la realtà sociale, iniziarono a guadagnare uno spazio sempre più libero e indipendente. Naturalmente, in quegli anni essi erano limitati ad un cerchia molto ristretta di accademici ed erano ancora ben lungi dal diventare un tema caldo all’interno della società.
Tuttavia, verso la fine del XX secolo e i primi anni del XXI, la Guoxue divenne improvvisamente molto popolare, fino al punto di generare una sorprendente “febbre”. Gradualmente si è passati da un totale disinteresse ad un interesse sempre più forte per la Guoxue, cosa che difficilmente sarebbe accaduta se non si fosse venuto a creare un contesto favorevole e non emergessero fattori ancor più complessi e profondi a favorirne una sua capillare diffusione. Tra questi, è significativa la funzione che la disciplina ha avuto nel dare un impulso alla forza del paese. Se non ci fosse stato un supporto e un energico incoraggiamento da parte delle autorità del paese, la Guoxue sarebbe rimasta una delle tante discipline studiate nei circoli accademici e difficilmente si sarebbe trasformata in quella che, oggi, è una vera e propria febbre di massa, che pervade ogni ambito e settore del paese.
Il 16 agosto del 1993, la terza edizione del Quotidiano del Popolo pubblicava un raro articolo a tutta pagina, intitolato: “Gli Sudi Nazionali, il quieto risveglio nel giardino di Yan”. Nell’editoriale si indicava esplicitamente che lo studio della cultura tradizionale, occupandosi dell’antica civiltà cinese e promuovendo la straordinaria cultura della nazione cinese, svolge un lavoro basilare nella costruzione della cultura dello spirito socialista. Appena due giorni dopo, il 18 agosto, il quotidiano pubblicava in prima pagina un breve editoriale intitolato: “Guoxue, da quanto tempo…”, che tesseva di nuovo le lodi della ricerca negli Studi Nazionali.
A questi articoli ne seguirono altri, insieme a programmi di approfondimento sulla TV di stato, che sottolineavano, ad esempio, come “la Guoxue approfondisce e analizza le cause e gli effetti del patriottismo cinese, promuove l’ideale patriottico e ne stimola il sentimento. E sono proprio questi, oggi, i suoi compiti più importanti”.
La propaganda mediatica a livello nazionale ha indubbiamente avuto un ruolo trainante nella promozione della Guoxue, accelerandone la diffusione in ogni angolo del paese. Grazie a un energico sostegno dello stato – dalla raccolta dei testi alla ricerca sui metodi d’insegnamento -, nell’arco di poco più di dieci anni, gli Studi Nazionali hanno ottenuto enormi risultati.
Nel 2013, il governo ha ridimensionato l’importanza dell’inglese per il superamento dell’esame di ammissione all’università, a vantaggio della lingua cinese. Lo scopo di questa mossa è stato quello di attenuare il cieco entusiasmo popolare nei confronti della lingua inglese, aumentando l’interesse verso gli studi sinologici e l’insegnamento degli studi nazionali. A partire da questo momento, si è passati da un generale sostegno ad una organizzazione sistematica e concreta a livello nazionale.
L’esplicita promozione degli “Studi nazionali” da parte dello stato è iniziata alla fine degli anni Ottanta, nell’ambito di un inatteso revival della “cultura tradizionale”, noto anche come “febbre culturale”. Questa improvvisa promozione ed enfatizzazione della cultura tradizionale da parte del partito al potere e del governo è avvenuta, inoltre, sullo sfondo di un più radicale cambiamento di direzione dell’ideologia verso il nazionalismo. Ovviamente, con questo non si intende un completo abbandono da parte del Partito comunista cinese del Marxismo-Leninismo e del Maoismo, ma semplicemente di una più rapida diffusione del “nazionalismo” all’interno dell’ideologia ufficiale.
A partire dalla fine degli anni Ottanta, la “Guoxue” e la “cultura tradizionale” hanno rappresentato una risposta all’ideologia del “politicamente corretto”, affermatasi subito dopo le “turbolenze” [di Piazza Tian’anmen]. Come affermava, metaforicamente un articolo ufficiale, “nel corso dell’ondata di liberalizzazione capitalista, alcuni esponenti della ‘elite’ hanno indossato gli abiti occidentali per respingere completamente la cultura tradizionale. Solo perché hanno già ‘bevuto latte e mangiato pane’, hanno voltato le spalle e criticato aspramente il ‘latte materno’, senza pensare, però, a quanto nutrimento questo latte abbia dato loro, nonostante lo considerino così sporco. La calamità che questa volta ha colpito la cultura tradizionale è molto grave, perché la ‘elite’ è determinata a screditarla completamente”.
Nel primo numero del periodico "Theoretical Front in Higher Education" (Gaoxiao lilun zhanxian) sono stati pubblicati gli atti del simposio accademico “Come approcciarsi in maniera corretta alla cultura tradizionale”, organizzato nel novembre del 1990 dal Centro per la ricerca e lo sviluppo delle scienze sociali della Commissione nazionale per l’Istruzione statale e da alcuni professori delle istituzioni universitarie di Pechino. Essi ritenevano che “il nichilismo contro la cultura nazionale, diffusosi negli ultimi anni, investe ogni ambito e settore, dalla politica all’economia, dalla cultura alla psicologia, coinvolgendo tutta la società nel suo complesso. […] ciò crea confusione – a livello teorico e sociale – tra i giovani studenti che non hanno una sufficiente conoscenza della cultura tradizionale. Non bisogna quindi sottovalutare, nella maniera più assoluta, i possibili effetti dannosi di questo fenomeno”.
Zhang Dainian [1909-2004; è stato uno dei maggiori esperti del Novecento di Filosofia cinese, Storia della filosofia cinese e Guoxue; ndt], in un suo intervento, ha affermato: “Il nichilismo contro la cultura nazionale è manifestazione di un complesso di inferiorità ed è anche espressione di una forma di ammirazione verso il capitalismo”.
Secondo Zhang Qizhi [1927- ; filosofo, esperto di Storia del pensiero e Istruzione; ndt],le cause dell’affermazione del “nichilismo contro la cultura nazionale” erano riconducibili a quattro differenti aspetti: esse “sono una componente della teoria della ‘Completa occidentalizzazione’ ”; “sono un prodotto delle distorsioni introdotte dalla riforma del sistema economico nazionale”; “sono la riedizione di certe discussioni che si tengono all’estero”; “sono manifestazione del pensiero unico portato ai suoi estremi”.
“Oggi è molto importante chiarire quale sia l’influenza del nichilismo contro la cultura nazionale… È un fatto provato che la storia e la cultura nazionale sono le armi teoriche più efficaci per promuovere un’istruzione patriottica. [Storia e cultura nazionale] sono, infatti, una fonte formidabile di coesione nazionale”.
Li Kan [1922-2010; storico, editore e quadro del partito in prima linea nella promozione della Guoxue. Tra le varie posizioni occupate, è stato il primo curatore editoriale della rinomata casa editrice Zhonghua shuju; ndt] sottolineava, inoltre, che “il trend ideologico dell’attuale nichilismo contro la cultura nazionale e del nichilismo storico ha un forte legame con quello della liberalizzazione capitalista: esso non rifiuta infatti tutto, ma solo la tradizione, il socialismo e la guida del partito. Al contrario, promuove l’occidentalizzazione e il capitalismo”.
Per contrastare il fenomeno del nichilismo culturale e promuovere il patriottismo – visto come uno strumento per stimolare e ispirare l’unità del popolo cinese -, a partire dal novembre del 1996 fino al 2012, furono istituite in tutto il paese numerose “Basi per l’istruzione patriottica”.
Nel rapporto politico del 16° Congresso Nazionale del Partito Comunista Cinese, tenutosi a novembre del 2002, veniva sottolineato come fosse “necessario rendere prioritarie, nell’ambito della costruzione culturale, la promozione e la coltivazione dello spirito nazionale, integrando quest’ultima nell’istruzione dell’obbligo e nel più ampio processo di costruzione della crescita intellettuale del paese. Ciò servirà a mantenere sempre alto lo spirito nazionalista dell’intera popolazione”.
Nel marzo 2004, il Dipartimento della Propaganda del Comitato Centrale del Partito Comunista, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, ha formulato delle “Linee guida” per l’insegnamento dello spirito nazionale nelle scuole medie ed elementari, in cui si diceva esplicitamente:
“Per affrontare i vari tipi di influenza culturale e ideologica provenienti dal mondo esterno e rispondere alla cospirazione di forze occidentali ostili – finalizzata alla ‘l’occidentalizzazione’ e alla ‘divisione’ del nostro paese, oltre che a conquistare le generazioni più giovani -, diventa assolutamente urgente promuovere e coltivare l’insegnamento dello spirito nazionale nelle scuole medie ed elementari, rafforzando e accrescendo continuamente sia il senso di identificazione dei giovani nei confronti della nostra straordinaria cultura nazionale, sia la loro auto-stima. In questo modo, si inspira lo spirito nazionale e si consolida la forza della nazione”.
“L’educazione allo spirito nazionale deve penetrare in maniera organica ogni disciplina ed ogni aspetto dell’istruzione scolastica. Si stabilisce inoltre che, a partire dal 2004, settembre sarà il mese dedicato alla promozione dello spirito nazionale nelle scuole”.
In un altro documento del giugno 2005 si sottolineava inoltre l’importanza di utilizzare le festività nazionali per “rafforzare ulteriormente la coesione ed il senso di identificazione della nazione cinese, promuovere l’unità nazionale e lo sviluppo vigoroso del paese, […] e al fine di proteggere gli interessi culturali nazionali e la sicurezza culturale”. In questo passaggio, merita particolare attenzione il fatto che la promozione della cultura tradizionale sia stata associata alla “protezione degli interessi culturali nazionali e della sicurezza culturale”.
A partire da questa visione, il legame della “Guoxue” con il “socialismo con caratteristiche cinesi”, il “rafforzamento della coesione nazionale” e la “formazione ideologica” è divenuto sempre più stretto.
Gli Studi Nazionali dovevano quindi diventare, secondo alcuni esperti, uno strumento per “promuovere tra i giovani studenti il patriottismo, facendo comprendere loro che esso coincide con l’amore verso il socialismo con caratteristiche cinesi”.
In quest’ottica era quindi necessario, anche, “far emergere le posizioni, gli aspetti e i contenuti della cultura tradizionale rilevanti per il patriottismo, combinandoli ai ‘quattro principi cardinali’ [enunciati da Deng Xiaoping nel marzo 1979; ndt]. Questi ultimi rappresentano in realtà il vero fondamento della moderna educazione patriottica ed il suo fine ultimo”.
Conseguentemente, la “Guoxue” è diventata un importante aspetto della “educazione politica e ideologica” all’interno delle scuole.
Alla luce del progressivo accostamento della “Guoxue” alla “sicurezza della cultura nazionale”, alcuni esperti sostengono che “la ‘Guoxue’ coincide con la categoria della cultura tradizionale della nazione cinese. Quest’ultima è il fondamento della nazione cinese; essa è la base comune per l’identificazione con la nazione cinese. Le principali qualità morali nazionali, derivanti dalla cultura tradizionale, sono veicolo e, al contempo, condizione fondamentale per la realizzazione del grande rinnovamento della nazione cinese, attualmente in corso. L’eredità e la promozione della cultura tradizionale rappresenta quindi il nucleo fondamentale della sicurezza culturale nazionale.
Secondo questa linea di pensiero, il riconoscimento e l’enfatizzazione della “salvaguardia della sicurezza culturale nazionale”, in ultima analisi, rappresenta la ragione fondamentale più profonda della promozione della “Guoxue” e del fenomeno della “febbre per la Guoxue”.
I fatti dimostrano che, a partire dagli anni Ottanta, ha avuto inizio una significativa ristrutturazione dell’ideologia dominante. Oltre al Marxismo-Leninismo, al Maoismo, al socialismo scientifico e ad un più intenso nazionalismo derivante dall’enfasi data alla “ricca cultura tradizionale nazionale”, l’ideologia ha cominciato ad assimilare elementi di teoria politica ripresi dalla cultura tradizionale; il suo linguaggio ha, inoltre, assunto in maniera sempre più marcata il sapore della “cultura nazionale”. All’origine di questo generale rinnovamento vi è una profonda necessità di “legittimazione”.
Negli sforzi messi in atto per ricostruire la “legittimità”, il rapido revival della “Guoxue”/cultura tradizionale ha reso esplicito l’elevato grado di controllo che le autorità del paese esercitano nei confronti della cultura. Nell’ambito della rinascita della cultura tradizionale, la “Guoxue” ha assunto un ruolo guida ed è entrata a pieno titolo nel linguaggio della promozione del nazionalismo, del patriottismo, del socialismo con caratteristiche cinesi, del rafforzamento della coesione nazionale e in quello della sicurezza culturale nazionale. Questo processo di sovrapposizione del codice della “Guoxue”/cultura tradizionale all’interno dell’ideologia dominante rivela, inoltre, la complessa relazione che intercorre tra autorità, studi accademici e cultura: da un lato, ciò riflette il controllo esercitato sulla cultura tradizionale e la sua strumentalizzazione da parte delle autorità; dall’altra, mostra come le autorità non possano fare a meno di essa.
[Il pezzo è anche su Caratteri cinesi. Tradizione di Piero Cellarosi] *Lei Yi è uno storico, esperto del periodo che va dalla fine della dinastia Qing alla Cina moderna. Dal 1985 è membro dell’Istituto di Storia Moderna della Accademia cinese delle Scienze sociali (CASS). Le sue ricerche vertono principalmente sulla Storia intellettuale cinese moderna.