È il padre del Rock’n’roll cinese, ha suonato a Tian’anmen nel 1989 ed è diventato un’icona della gioventù post-maoista. Una breve storia di chi per primo ha fatto conoscere le sonorità rock nella Repubblica popolare. «Il Rock’n’roll dovrebbe essere il mezzo per distruggere qualsiasi inibizione psicologica, in particolare quelle basate sui miti politici e sulla repressione sessuale».
Cui Jian nasce il 2 agosto del 1961 a Pechino, da una famiglia della minoranza coreana. Figlio d’arte, si avvicina sin da subito alla musica: il padre è trombettista e la madre, nordcoreana, fa la ballerina in un gruppo di danza tradizionale.
Nel 1975 comincia a studiare la tromba e dal 1981 al 1987 frequenta la Filarmonica di Pechino. Narra la leggenda che abbia comprato la sua prima chitarra a venti Rmb (tre euro), nel 1980.
Nel 1984 fonda un gruppo pop con sei amici e esce il suo primo album: Langzigui, una raccolta di ballate melodiche. È questo il periodo in cui le sonorità occidentali, conquistano la Cina. In Cui Jian le ritroviamo già nella sua prima compostizione è il brano Bushi wo bumingbai “Non sono io che non capisco”.
Il 5 maggio 1986 su un palco in piazza Tian’anmen suona per la giornata modiale della pace: è il suo primo grande concerto. Intona, tra le altre, la storica Yiwusuoyou, “Non possego nulla”, letteralmente "uno senza il tutto". Secondo molti, il rock cinese, definizione dello stesso Cui Jian, è nato in quel momento.
Così nasce anche lui: icona, padre, iniziatore e maestro indiscusso del rock cinese. Da questo momento Cui Jian diventa Cui Jian, per i ventenni di allora come per quelli di oggi.
Nel 1988 si esibisce a Seoul durante i giochi olimpici. Nel 1989 suona per gli studenti di piazza Tian’anmen e poi partecipa agli Asian Music Awards di Londra. Nel 1990 il suo tour “Rock’n Roll sulla via della nuova Lunga marcia” – dal nome del suo primo vero albun uscito nel 1987 – viene improvvisamente interrotto.
E poi il secondo album “Soluzioni”(1991), la partecipazione a Beijing bastards, primo lungometraggio indipendente cinese del regista di culto Zhang Yuan, il tour in Europa (concerto di Berlino del 1993) e il primo concerto negli States in occasione dell’uscita dell’album “Bombe sotto la bandiera rossa” (1994).
Da allora non ha mai smesso di suonare. Nelle sue canzoni parla di sé, del suo malessere e dei sentimenti di un ventenne alla fine degli anni Ottanta. È il primo rocker cinese a dar voce alla propria individualità e a rigettare gli ideali di massa della Cina maoista.
Come dichiara in molte interviste la sua prima ispirazione non è stata quella politica ma il cantare la verità «razionalmente, perché so quello che è possibile e quello che non lo è».
Le sue parole descrivono l’insofferenza e le insicurezze, i suoi ritmi lo sfogo e la speranza. Sono la colonna sonora degli studenti di Tian’anmen e dei sogni dei giovani cinesi.
[Su Caratteri Cinesi la traduzione di "Panno Rosso" Foto credit:chinaenews.wordpress.com]