A causa dei prezzi troppo elevati delle auto di lusso e dei loro pezzi di ricambio, la Cina ha lanciato una serie di indagini sui presunti monopoli delle case automobilistiche straniere operanti nel Paese. Ye Tan evidenzia però che il vero problema risiede nell’elevata tassazione e nei regolamenti amministrativi che favoriscono monopoli vari. L’autrice non risparmia nemmeno i consumatori cinesi, colpevoli di far lievitare i prezzi a causa del loro comportamento economico “immaturo”. Le indagini contro i monopoli nel settore delle auto di lusso lanciate dalle agenzie del governo dovrebbero promuovere, almeno in teoria, la competizione: l’obiettivo è quello di eliminare i monopoli nella vendita e nella manutenzione, ponendo fine alla pratica delle licenze concesse a distributori esclusivi e rivenditori autorizzati.
Recentemente, numerose case automobilistiche straniere sono diventate oggetto di indagini per via dei loro presunti monopoli, attirando un forte interesse [del pubblico e dei media]. In realtà, [una misura che risulterebbe] di cruciale importanza sarebbe quella di rendere trasparente la composizione del prezzo delle auto di lusso e colpire il [cosiddetto] monopolio "amministrativo".
Come si calcolano le tasse delle auto di lusso straniere in Cina?
E’ un fatto risaputo che in un mercato dove la concorrenza è forte non è possibile che si venga a creare un monopolio amministrativo; in questo caso, si riscontra infatti solo la presenza di brand premium [prodotti più costosi rispetto ad altri della stessa categoria; ndt].
Uno dei motivi principali per cui i prezzi delle auto di lusso sono così alti in Cina è l’elevata tassazione. Il prezzo finale di questa categoria di auto è dato dalla somma del costo "franco nave" [Delivered Ex Ship], delle tasse e dei profitti.
I media riportano che una BMW 650i GranCoupe, che negli Usa è venduta a 91.100 dollari – circa 562.200 rmb -, nel mercato cinese arriva a costare fino a 2.005.000 rmb, ossia tre volte e mezzo il prezzo di mercato in America.
Le tasse occupano una bella fetta nella composizione del prezzo finale. Ad esempio, nel caso di una BMW X5, il totale delle tasse per l’importazione è dato dalla somma della tassa doganale, della tassa sui consumi e dell’imposta sul valore aggiunto. La tassa doganale per una berlina è pari al 25% (sulla base degli accordi stipulati in seno all’OMC, questa tassa sarà abolita dopo il 2015); la tassa sui consumi, riflettendo il principio del risparmio energetico, varia in base alla cilindrata dall’1 per cento al 40 per cento,; l’imposta sul valore aggiunto è pari al 17 per cento.
Il modello base più optional di una berlina X5 costa dal concessionario americano 60 mila dollari. Sommando le spese di trasporto e l’assicurazione – pari a 3 mila dollari -, il costo franco nave è di 63 mila dollari. Dopo le tasse, il prezzo arriva a 104.650 dollari, che significa che dopo lo sdoganamento lo stesso modello di BMW costa in Cina oltre il 65% in più rispetto al mercato americano. Decisamente troppo.
Oltre alle tasse si devono aggiungere i costi "grigi" e i profitti. Secondo gli addetti ai lavori del settore, il costo delle importazioni va pagato interamente al momento del ritiro della merce; i concessionari domestici devono sostenere i costi per il personale e per il capitale (interessi pagati sui capitali presi in prestito). I vari tipi di costi "grigi" aggiuntivi sono molto elevati, rappresentando un enorme buco nero, difficile da stimare. Nel periodo di boom delle vendite delle auto di lusso, il prezzo delle auto delle grandi case automobilistiche ha raggiunto livelli molto alti.
La concorrenza nel mercato delle auto di lusso è attualmente forte tra diverse marche straniere; le marche domestiche ne sono, invece, praticamente tagliate fuori. Per questo motivo i profitti degli agenti generali in Cina sono molto elevati. Ciononostante, è alquanto improbabile che questi ultimi ottengano un profitto di 1.440.000 rmb per ogni BMW 650i Gran Coupe venduta.
Il monopolio sulla vendita delle auto è già infranto, resta in essere quello dei ricambi auto.
Nel settore delle auto è raro che un monopolista conservi la sua posizione dominante per un lungo periodo. I prezzi molto alti del segmento premium tendono, infatti, ad attirare concorrenti nel mercato, riportando i profitti ad un livello medio. Stando a quanto riportano i media, la competizione nel mercato delle auto è molto forte in Cina, per cui risulta difficile alle case automobilistiche esercitare un controllo sui prezzi. Capita spesso, inoltre, che concessionari della BMW falliscano. Il monopolio orizzontale di fatto non esiste più. L’esperto senior del settore auto Zhong Shi ha indicato che, a causa dell’intensificarsi della concorrenza nel mercato, il margine di profitto della maggior parte dei produttori è ormai già molto basso.
Se si vuole infrangere il monopolio orizzontale, è sufficiente incoraggiare la competizione. Se la forza delle case automobilistiche domestiche è scarsa, si deve allora incoraggiare le case internazionali a competere nel mercato domestico: in questo modo, i prezzi calano in maniera naturale.
Ciò che sorprende è che anche nel settore dei ricambi ci sia un monopolio verticale semi-amministrativo. Ad aprile di quest’anno, l’Associazione delle assicurazioni cinesi ha pubblicato il primo coefficiente "del rapporto tra prezzo delle auto e ricambi" per 18 modelli comuni: il coefficiente più elevato è quello della Mercedes-Benz classe C W204, che si attesta al 1237 per cento, seguito dai modelli della BMW e dell’Audi. Il coefficiente è però elevato anche per altre marche, come i modelli SUV della Toyota prodotti su territorio cinese, che occupano le prime posizioni in questa classifica, con un indice dei profitti post-vendita superiore perfino a quello di diverse auto di lusso. Il prezzo complessivo dei ricambi di un’auto di lusso è di gran lunga superiore a quello dell’auto stessa, arrivando anche a oltre 10 volte il prezzo originale.
Ma a chiudere un occhio sui monopoli verticali del settore ricambi e vendita auto sono gli stessi regolamenti formulati dalle agenzie governative competenti. Le "Measures for the Implementation of the Administration of Automobile Brand Sales" – emesse congiuntamente, nel 2005, dal ministero del Commercio, dalla commissione nazionale per la Riforma e lo Sviluppo e dall’amministrazione statale per l’Industria e il Commercio – stipulano che i fornitori di auto devono formulare piani per la vendita del marchio e per la rete di servizi. Le misure stabiliscono, inoltre, che i rivenditori nazionali necessitano di una autorizzazione per aprire centri assistenza e devono registrarsi presso il ministero del Commercio e il ministero dell’Industria e Commercio. Le "misure", nel regolamentare il mercato, di fatto rafforzano l’egemonia dei centri assistenza nella vendita di auto e fornitura dei pezzi di ricambio. I rivenditori si ritrovano in una posizione passiva svantaggiosa. Questo status quo, permette ai centri assistenza di godere di enormi profitti, mentre i consumatori, costretti a subire i prezzi elevati per la manutenzione, non hanno nessuno a cui rivolgersi per veder tutelati i loro interessi.
L’idea di fondo di queste norme è quella di regolamentare il mercato, anche se, di fatto, favoriscono i monopoli. Al momento, sono infatti solo le persone con il potere di rilasciare approvazioni e i produttori di auto a guadagnarci. Fortunatamente, è già iniziata una revisione di tali politiche. L’Amministrazione statale dell’Industria e del Commercio ha annunciato che, a partire dal 1 ottobre 2014, sospenderà la pratica della registrazione dei distributori esclusivi e dei rivenditori autorizzati. Inoltre, già dal 20 agosto ha smesso di ritirare la documentazione per la registrazione dei fornitori di auto. Il monopolio nel mercato delle auto è infranto; quello nel settore della manutenzione è rimasto invariato. E’ proprio in questo che risiedono le maggiori responsabilità dei produttori di auto di lusso: sono infatti ben consapevoli degli enormi profitti derivanti dal monopolio nel settore riparazione e manutenzione.
Infine, è necessario sottolineare come la logica per cui i nuovi ricchi cinesi comprino soltanto beni costosi, non tenendo conto del giusto prezzo di mercato, fa salire ulteriormente il costo delle auto di lusso, [a discapito degli stessi consumatori]. Il comportamento ancora immaturo dei consumatori cinesi non è quindi esente da colpe.
[Il pezzo è anche su Caratteri cinesi. Traduzione di Piero Cellarosi]*Ye Tan è un’esperta di economia e finanza. Nata a Shanghai nel 1973, è considerata una piccola celebrità nell’ambiente accademico grazie alle sue ricerche sull’economia dell’epoca Ming e Qing (XIV-XX secolo). Conservatrice e sostenitrice dell’economia di mercato, riesce spesso a sorprendere i suoi lettori con parallelismi e analogie che evidenziano la ciclicità dei fenomeni di natura economica e politica nella società cinese. Scrive per numerosi giornali e riviste ed è commentatrice per il canale finanziario della Cctv.