Tempo di Festival del Cinema di Venezia. L’occasione è buona per sottolineare che ormai da anni i film d’autore cinesi spopolano nelle maggiori rassegne internazionali. E’ questo per esempio il caso di Black Coal Thin Ice, premiato a Berlino. E non solo. Quanto alla passione per il cinema oltre Muraglia, la Cina è ormai il secondo mercato al mondo, dietro solo a quello americano. Festival del cinema di Berlino e film d’autore cinesi
Gui Lunmei aveva già comprato un biglietto per partire da Berlino il 15 febbraio. La sua destinazione era Londra, dove avrebbe dovuto prendere parte ad una sfilata durante la settimana della moda. Il 14 febbraio Shen Yang, il produttore di “Black Coal Thin Ice” [titolo originale: Bairi yanhuo], ha chiesto a Thomas Haley, il supervisore del Festival di Berlino, se Gui Lunmei potesse partire e se il regista Diao Yinan potesse rientrare prima in Cina. Haley ha risposto seccamente con un duplice “No!”. Il Festival aveva premiato l’intero cast con oltre venti biglietti omaggio.
Alla fine, la 64esima edizione del Festival del cinema di Berlino ha premiato “Black Coal Thin Ice” con l’Orso d’oro per il miglior film. Il protagonista, Liao Fan, ha ricevuto invece, dalle mani di Tony Leung – in veste di membro della giuria – l’Orso d’argento come miglior attore maschile. È il primo cinese nella storia del Festival di Berlino ad ottenere tale riconoscimento.
“Non ci posso credere, non riesco ancora a svegliarmi da questo sogno”, ha dichiarato, con voce tremante, un emozionato Diao Yinan. Il 15 febbraio 2014 quando è calato il sipario sulla 64esima edizione della Berlinale. “Black Coal Thin Ice” di Diao Yinan, candidato all’Orso d’oro, si è portato a casa due dei premi più ambiti.
A febbraio nelle strade di Berlino l’aria è pungente e la temperatura è in media intorno agli zero gradi. Nonostante questo, è un anno "caldo" per i film d’autore in lingua cinese, un anno in cui il "raccolto" è stato veramente abbondante. Oltre a “Black Coal Thin Ice”, “Blind Massage” [titolo originale “Tuina”] ha ricevuto l’orso d’argento come miglior contributo artistico [per la fotografia]. Tre film cinesi – “Black Coal Thin Ice”, “Blind Massage” e “No Man’s Land” [Wurenqu] del regista Ning Hao – hanno partecipato alla competizione come miglior film ed altri dieci film cinesi hanno concorso in altre categorie. Sebbene i film cinesi partecipino spesso a Berlino, una presenza così massiccia di produzioni cinesi è un fatto assolutamente raro. “La Cina brilla a Berlino”, è la copertina di Hollywood Reporter dedicata alla kermesse.
Berlino è il testimone di trent’anni di cinema d’autore cinese. Si è cominciato agli inizi degli anni Ottanta- con il discreto successo ottenuto da “Three Monks” [San ge hesheng] e da “Strange Friends” [Mosheng de pengyou] – passando per “Sorgo Rosso” [Hong Gaoliang] di Zhang Yimou – Orso d’oro 1988-, fino ad arrivare all’odierno trionfo di “Black Coal Thin Ice”.
In questi trent’anni, e soprattutto negli ultimi dieci, il mercato cinese ha registrato un vero e proprio boom, realizzando il grande balzo in avanti che lo ha portato ad essere il secondo mercato al mondo, dietro solo a quello americano.
Nel 2013, il botteghino cinese ha incassato quasi ventidue miliardi di renminbi [circa tre miliardi e mezzo di dollari], superando il predente record del 2012 di diciassette miliardi di renminbi. La maggior parte di questi incassi deriva però da film commerciali. La domanda che sorge è se questo periodo sia positivo o negativo per i film cinesi d’autore che sono costretti a competere con i film commerciali.
“I film cinesi non assomigliano più a quelli francesi”
“I film cinesi non assomigliano più ai film francesi o tedeschi”, – ha affermato il presidente del Festival di Berlino, Dieter Kosslick. “Questi sono genuinamente cinesi. I film cinesi stanno cambiando”. Kosslick si riferiva, però, soltanto ad una parte del cambiamento in atto.
Il film “The Night” [“Ye”], racconta gli eccessi della vita notturna di un ragazzo che si prostituisce. Diretto da Zhou Hao – uno studente di ventun’anni dell’Università di Chongqing – è stato selezionato da Jacob Wong – responsabile per la selezione delle pellicole asiatiche – come candidato al premio speciale Panorama Audience Award. Ogni anno, tra novembre e dicembre, Jacob Wong viaggia nei vari paesi e regioni dell’Asia appositamente per selezionare i film. Quest’anno, nell’arco di questi due mesi in giro per l’Asia, ha visionato oltre sessanta pellicole, tra cui lo stesso “The Night”, consigliatogli da un amico mentre era a Pechino.
Yelaixiang è il soprannome di un ragazzo omosessuale, che conduce una vita sessuale dissipata. Una sera, mentre è impegnato ad adescare clienti in uno stretto vicolo di un quartiere malfamato, incontra Shuixian, una ”collega”. Altro personaggio del film è Meigui, un altro ragazzo omosessuale che si innamora di Yelaixiang dopo aver trascorso con lui una notte di sesso. Zhou Hao vuole esplorare attraverso questi personaggi le relazioni e i sentimenti interpersonali. Lui stesso interpreta il ruolo di Yelaixiang; e gli altri attori sono tutti suoi colleghi dell’università.
Secondo Kosslick, “The Night” di Zhou Hao è “una delle opere prime più sorprendenti” di questa edizione del festival. Nella nota di presentazione ha scritto: “The Night è ancora un lavoro grezzo per poter essere considerato un film di livello internazionale. Ma Zhou Hao, un cinese nato e cresciuto in Cina, [dimostra di avere] la capacità di di affrontare un tema così sensibile e, nonostante la sua giovane età, ne offre una lettura audace e sorprendentemente matura L’ottima scelta dei colori, del montaggio e delle inquadrature, fa sì che questo film ricordi le prime pellicole di Wong Karwai, evocando, inoltre, il mondo emotivo dei personaggi raccontati da autori del Nuovo cinema tedesco come Fassbinder”.
Jacob Wong – da quanto ha riferito al giornalista del Nanfang Zhoumo – vede in Zhou Hao quello che considera come il “nuovo volto” del cinema d’autore cinese: “Ci sono sempre alcuni che sperano di usare il cinema per esprimere il proprio punto di vista su quanto accade nella società. Questa è la tradizione del cinema d’autore. In passato, la principale emozione che i film d’autore cinesi trasmettevano era la rabbia. Ma oggi non sono più così arrabbiati”.
Zhou Hao preferisce concentrarsi su quelle tipologie di persone che ritiene abbiano vissuto esperienze e situazioni particolari. Zhou Hao, che è nato nel 1993, fa parte di una generazione che è libera dal peso della storia. Una generazione che non si interessa né alle metafore politiche, né alle grandi narrazioni. Preferisce, invece, le storie individuali. Nella scelta dei soggetti da rappresentare lui non ha alcun tabù. È perfino convinto di poter girare scene ancora più audaci, come ad esempio nudi integrali, o scene di sesso un po’ più esplicite. In questa pellicola, ha dovuto auto-imporsi qualche limite solo perché gli attori erano tutti studenti. In precedenza, ha anche girato cortometraggi su tossicodipendenti, masturbatori e persone depresse che soffrono di dipendenza dal sesso.
Anche Ning Hao è arrivato a Berlino grazie a Jacob Wong. Nel 2003, un amico gli fece vedere il suo film d’esordio, “Incense” [Xianghuo]. Quando lo guardò la prima volta, non era ancora sottotitolato nemmeno in cinese. Fu lo stesso Ning Hao a tradurgli i dialoghi tra una sequenza e l’altra. Dopo averlo visto, Jacob Wong decise di portare “Incense” al Festival di Locarno, proponendolo per il Concorso Cineasti del presente. Qualche tempo dopo, “Incense” fu premiato al Tokyo Filmex Festival. [Jacob Wong] era, inoltre, responsabile anche del programma del Festival Internazionale del Cinema di Hong Kong. Presentò “Incense” anche nell’ex colonia britannica, dove fu premiato come miglior film asiatico girato in digitale.
Dopo “Incense”, Ning Hao ha avuto un periodo di transizione in cui ha girato “Mongolian Ping Pong” [Lü cao di]. Poi si trovò di fronte a una scelta difficile: continuare a girare film d’autore, o puntare su film commerciali? Jacob Wong gli consigliò: “Fai quello che ti senti di fare. Un regista non può decidere se un suo film avrà successo a livello commerciale. Quella è una scelta che spetta solo al pubblico e al mercato”.
Al Festival di Berlino del 2014, Ning Hao ha partecipato con “No Man’s Land”, un film che ha complessivamente incassato duecentoventi milioni di renminbi. Jacob Wong ritiene che Ning Hao sia finalmente riuscito a trovato la sua strada, "ora fa film relativamente commerciali, per un ampio pubblico".
Lorna Tee, una produttrice malese molto nota in Asia, ha prodotto “Crazy Stone” [Fengkuang de shitou, 2006] di Ning Hao. Ricorda che al tempo il suo gruppo distribuì la pellicola sul mercato internazionale e che in Asia vendette molto bene. Successivamente, un distributore francese comprò la pellicola originale con l’intenzione di distribuire il film in Francia ma sfortunatamente, per una serie di problemi, la cosa non andò in porto. "In molti riconoscevano le potenzialità di Ning Hao – racconta Lorna Tee al giornalista del Nanfang Zhoumo – ma i suoi film non erano affatto popolari a livello internazionale. All’epoca, puntava ancora quasi esclusivamente al mercato interno". La proiezione di “No Man’s Land” a Berlino ha rappresentato, secondo Torna Lee, un primo banco di prova internazionale per Ning Hao.
Lou Ye è stato per un certo periodo un ospite abituale del Festival di Cannes, ma quest’anno ha esordito al Festival di Berlino. Il suo nuovo film, “Blind Massage”, viene interpretato dagli addetti ai lavori come il segnale di "un ritorno al mercato cinese" da parte del regista. Il Festival di Cannes, infatti, si tiene ogni anno a maggio, ma quello [è il periodo in cui] il mercato nazionale entra nella tradizionale stagione estiva dei grandi film di Hollywood. A questi si aggiungono le grandi pellicole commerciali nazionali che si spartiscono un’altra buona fetta del mercato interno. Di conseguenza per i film d’autore, trovare spazio in un mercato così ferocemente competitivo diventa , un’impresa molto ardua. Al contrario, il Festival di Berlino si tiene ad inizio anno. Se un film d’autore riesce ad ottenere un premio qui, troverà più facilmente spazio anche sul mercato cinematografico nazionale.
Anche Lou Ye sta cambiando. “Blind Massage” è il suo secondo film da quando il governo cinese ha rimosso il divieto che gli impediva di girare film per cinque anni [il divieto fu imposto dopo l’uscita di “Summer Palace” (Yiheyuan), un film che racconta la storia di due giovani amanti, sullo sfondo delle proteste di Piazza Tian’anmen; ndt]. Il primo film, “Mistery" [Fu cheng mi shi], prima di ricevere l’approvazione dovette passare per una lunga trafila di verifiche e controverifiche durata cinque mesi. Questa volta, il regista di Shanghai ha scelto un argomento relativamente "tranquillo", la storia di una persona cieca. Il romanzo originale di Bi Feiyu, “Tuina”, da cui il film è tratto, è un opera che ha ricevuto l’approvazione "del grande pubblico", vincendo oltretutto il premio Mao Dun per la letteratura. Non stupisce quindi che gli sia bastata meno di una settimana per ottenere il via libera dalla censura.
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[Il pezzo compre per intero su Caratteri cinesi. Traduzione di Piero Cellarosi per Internazionale]