Se è vero che l’economia cinese sta risalendo, nessuno può scommettere sulla durata della ripresa. Ne è sicuro l’economista Tao Dong, secondo cui lo stimolo dei governi locali per la costruzione di infrastrutture è una strategia di breve periodo. Sono necessarie riforme strutturali. Ma la Cina è comunque messa meglio degli altri. Il fatto che la crescita dell’economia cinese abbia toccato il suo punto più basso e stia risalendo è ormai noto. Molti esperti di mercato ritengono che l’economia abbia ripreso il giusto tragitto e che la Cina sia entrata in un nuovo ciclo di crescita.
Personalmente ritengo invece che questo sia solo un falso ciclo, ossia che non si tratti dell’inizio di un nuovo ciclo ma del proseguimento di quello precedente. Da alcuni miei studi risulta che l’attività economica privata non sta infatti andando di pari passo con la ripresa del PIL, e non sta quindi riprendendosi completamente. Le basi della ripresa attuale sono limitate, consistono fondamentalmente nella spinta garantita dai governi locali con la costruzione di infrastrutture.
Per quel che concerne l’attività dei governi locali nella costruzione di infrastrutture, ritengo che una nuova policy debba avere caratteristiche nettamente diverse da quella precedente. La costruzione di infrastrutture non deve più essere considerata come uno strumento per accelerare la crescita e non è nemmeno possibile realizzare nuovamente il tipo di rimbalzo a “V” osservato nel 2009.
Il prossimo governo dovrà considerare la costruzione di infrastrutture solo come uno strumento per stabilizzare la crescita: se la crescita scivolasse verso il 7 per cento, bisognerà accelerare sul pedale della costruzione delle infrastrutture, per poi sollevare il piede dall’acceleratore una volta che la crescita tenderà all’8 per cento.
In altre parole, se l’attività economica privata è ancora debole, il governo potrà aiutarla a prendere slancio con le infrastrutture. Così non dovrebbe essere difficile raggiungere l’8 per cento.
Tuttavia, così facendo, non si risolverebbero i problemi profondi dell’economia e non necessariamente la crescita continuerebbe ad accelerare.
Attualmente il problema chiave dell’economia cinese è rappresentato dall’assenza di investimenti privati, e ciò dipende da problemi di natura strutturale. L’industria manifatturiera, che è dominata dal capitale privato, in molti settori è ormai diventata non più redditizia. La crescita improvvisa e consistente dei salari e l’eccesso di capacità produttiva danneggiano gravemente il fulcro dell’economia cinese, cioè il manifatturiero. Non è più possibile trovare scuse per le scelte del capitale, così come non si può più chiudere un occhio sul grave problema degli investimenti portati chissà dove.
La contromisura del governo consiste nell’aumentare la spesa pubblica. Quando i rischi di insolvenza dei governi locali hanno spinto tutte le banche a prestare meno denaro, sono emersi i trust fund; il passo successivo è rappresentato da nuovi prodotti finanziari e dai bond emessi dalle amministrazioni locali. Il sistema bancario ombra ha così sostenuto la parte sana delle finanze locali, i progetti per la costruzione di infrastrutture che hanno accelerato il rilancio; sostenendo, in ultima analisi, la crescita del PIL.
Ciononostante, l’espansione della politica monetaria non può risolvere i problemi strutturali: l’aumento della spesa pubblica non sostituisce gli investimenti privati. La politica monetaria espansiva anticiclica e l’aumento della spesa pubblica producono risultati provvisori nello stabilizzare la crescita, ma non potranno mai ottenere una crescita economica duratura, non potranno mai dare una spinta economica organica.
Ritengo che fino a quando i privati non torneranno ad investire, l’economia cinese non entrerà affatto in un nuovo ciclo. Ciò che stiamo osservando rappresenta una continuazione del ciclo precedente, una ripresa della crescita dovuta [esclusivamente] a politiche di immediata adozione.
Questa ripresa nasconde inoltre rischi per uno sviluppo stabile e sostenibile. Gli attuali investimenti dei governi locali per la costruzione di infrastrutture fanno fondamentalmente affidamento sui fondi forniti dal sistema bancario ombra. Le banche ombra sono molto diverse tra loro, ma praticamente tutte operano senza essere monitorate. Ciò comporta che si verifichino numerose irregolarità nel modo in cui raccolgono e prestano denaro. A un livello micro, non pochi progetti di infrastrutture locali hanno difficoltà a restituire i capitali, alcuni hanno perfino difficoltà a pagare gli interessi.
Il flusso di investimenti attraverso le banche ombra rappresenta già la metà di tutto il capitale finanziario che circola nella società cinese. Una parte del sistema bancario ombra ha dei problemi. Non si tratta più di una eventualità improbabile; al contrario, potrebbe provocare una reazione a catena, fino a creare rischi sistemici per la finanza, rischi che non sono a mio avviso di piccola entità.
La rapida crescita durata per un decennio ha reso possibili il miglioramento del livello di vita della popolazione, la crescita della ricchezza, il rafforzamento della nazione; ma ha anche determinato molti problemi e squilibri. Utilizzare politiche espansive per risolvere problemi strutturali è in realtà un approccio che non può dare frutti di lunga durata. Ritardare ulteriormente [le riforme] può solo peggiorare la situazione, aumentando i rischi. La Cina ha un urgente bisogno di riforme strutturali. Nel corso degli ultimi trent’anni, l’economia cinese si è arenata diverse volte, l’ultima volta si è riusciti ad aumentare la produttività grazie a cambiamenti strutturali cruciali come la riforma agraria, [l’istituzione delle] zone economiche speciali e l’ingresso nel WTO.
Allo stesso tempo bisogna guardare al contesto globale. Il grave problema della crescita non riguarda solo la Cina. Anche Stati Uniti, UE e Giappone hanno le stesse difficoltà e la loro situazione è perfino peggiore. Ogni paese cerca di utilizzare la politica monetaria per risolvere problemi strutturali, ma nessuno di essi comprende il vero problema. Limitandosi a stampare periodicamente moneta, la quantità di moneta stampata dovrà essere ogni volta maggiore per evitare che l’economia precipiti. Ormai le politiche di espansione quantitativa sono diventate un treno da cui è difficile scendere: le banche centrali non hanno intenzione di ritirare i capitali, né sono in grado di farlo. In breve tempo l’inflazione sale e [come conseguenza] il mondo intero si troverà ad affrontare una nuova crisi e la finanza una nuova catastrofe.
La Cina, per quanto la riguarda, si trova davanti non solo difficoltà ma anche opportunità. Se deciderà di prendere l’iniziativa e fare riforme strutturali, potrà occupare una posizione di leadership all’interno dell’economia globale, affermando un nuovo trend nel mezzo di quello che si prospetta come un cambiamento dei rapporti di forza economici tra i vari paesi.
Rispetto a Stati Uniti ed Europa, ritengo che la Cina abbia almeno sei vantaggi:
1. L’ambiente di crescita: la crescita è come un lubrificante per le riforme. Quando l’economia, l’occupazione e i redditi sono in rialzo, la resistenza è minima, i costi sono inferiori ed anche i rischi sono minori.
2. Le finanze del governo centrale: il rapporto debito Pil del governo centrale non arriva al 20 per cento; se è sommato al debito delle amministrazioni locali e del ministero delle Ferrovie non è superiore al 70 per cento. Una amministrazione con i soldi ha gli strumenti necessari per implementare le sue politiche.
3. Il sistema finanziario: il sistema bancario cinese è fino a oggi abbastanza stabile, il capitale non ha gravi problemi come li hanno le banche americane ed europee. Attualmente le banche possono dare lo spazio necessario alle riforme strutturali.
4. Le proprietà statali: negli ultimi dieci anni il valore delle proprietà statali è cresciuto molto, rappresentando una importante fonte di capitali per fare le riforme strutturali.
5. Efficienza dell’amministrazione: il governo cinese è in grado di prendere decisioni e realizzarle in brevissimo tempo, la sua efficienza a livello di amministrazione non ha molti rivali tra la maggior parte dei paesi del mondo.
6. Alti tassi di risparmio e bilancia commerciale favorevole: Gli alti tassi di risparmio, la bilancia commerciale favorevole e il controllo sul capitale fanno sì che la Cina sia poco soggetta a shock esterni.
Ritengo che le riforme strutturali siano certamente difficili e vanno a toccare degli interessi costituiti. Ma nel contesto cupo dell’economia globale, con le politiche dei governi dei vari paesi che non comprendono quale sia il vero problema, se riuscissimo ad uscire dall’impasse assumendo un ruolo guida, avremmo una rara opportunità per la rinascita nazionale.
[L’articolo è anche su Caratteri Cinesi. Traduzione di Piero Cellarosi]