Tempo di mondiali. Tutto il mondo prevede una finale Brasile-Argentina e Yuan Yue decide di esplorare i due Paesi dove il calcio è ragione di vita e d’orgoglio nazionale. Lo sguardo di un cinese sulla football-mania sudamericana, tra analisi sociologica e pragmatismo disincantato. Quest’anno a marzo sono stato in Argentina. Ho trovato Buenos Aires quasi identica a come era dieci anni fa, con l’unica differenza dei poster che raffigurano i “tre grandi” in vendita nelle zone turistiche – Che Guevara, Maradona ed Evita Peron – che sono stati sostituiti da quelli del papa Francesco e della principessa Maxima, sposata col principe olandese.
“I tre idoli del passato sono diventati famosi in Argentina, quelli attuali all’estero”, mi informa la guida, che continua: “Negli ultimi dieci anni, l’Argentina è andata di male in peggio, ormai può solo campare di rendita”.
Gli idoli possono cambiare, ma non può mancare una stella del calcio. Quanto è importante il calcio per l’Argentina? Date un’occhiata al Palazzo presidenziale e lo scoprirete. Il “muro delle celebrità” all’interno del palazzo è ricoperto di fotografie di persone famose che hanno contribuito all’eccellenza del Paese. Se la maggior parte dei grandi argentini hanno al massimo una o due foto, di Maradona ce ne sono ben otto, che lo ritraggono nei momenti principali della sua carriera sportiva. Chi è il più giovane su questo muro? Ovviamente Messi, un giovane su cui l’Argentina ripone grandi speranze.
“Secondo me quest’anno la finale dei mondiali sarà tra Brasile e Argentina. Messi è nel suo momento migliore e recentemente l’economia argentina è nel caos totale, bisognosa di un mondiale che sposti l’attenzione generale”. L’argentino si ferma un attimo, poi continua: “Però penso che alla fine vincerà il Brasile, perché sta messo peggio e le richieste dei brasiliani sono più forti”.
Lo dice mentre gli insegnanti di Buenos Aires hanno appena terminato uno sciopero durato un mese. Chiedevano un aumento del salario del trenta per cento, perché il tasso d’inflazione annuo dell’Argentina ha superato il venti percento. Quello che spendevi dieci anni fa per un pasto sontuoso con tre bistecche e vino rosso, ora ti basta per un doppio hamburger. Se un Paese simile osa affermare di essere messo meglio del Brasile, allora il Brasile cosa diventerà?
Arrivato in Brasile, i titoli dei giornali del giorno riportavano un’altra morte di un operaio allo stadio di San Paolo, precipitato da un’impalcatura di otto metri. L’anno scorso nello stesso stadio erano morti due operai a causa di un guasto al montacarichi, fatto che ha ritardato i lavori di quattro mesi, se non di più. Nel riportare la notizia, i giornali in lingua inglese hanno ricordato che nel corso della costruzione degli stadi per i mondiali in sud Africa erano morti solo due operai, mentre in Brasile i morti erano già sette. Si sottintendeva che, alla fine, il Brasile era in condizioni peggiori dell’Africa, una cosa semplicemente incredibile.
Il secondo giorno sono andato a Brasilia, la capitale, in tempo per le manifestazioni degli insegnanti. Erano davanti al palazzo presidenziale e bloccavano la via principale della città, tanto che i taxi dovevano girarci intorno. L’autista mi ha spiegato che, dato che il Brasile si preparava alle elezioni presidenziali, in quei due giorni tutti cambiavano i turni per venire nella capitale a manifestare. Per la maggior parte erano organizzati con i contributi delle associazioni professionali, che fornivano pullman per gli spostamenti ma non i soldi per l’hotel, per cui erano costretti a montare delle tende sul prato di fronte al palazzo presidenziale.
Sono stato alcuni giorni in Brasile, che in generale reputo migliore dell’Argentina. Le città sono più nuove, l’inflazione non è così pesante, l’industria e l’agricoltura sono più dinamiche. La guida mi ha spiegato che i due Paesi si sono arricchiti all’epoca della seconda guerra mondiale, esportando grandi quantità di grano in Europa. Il governo argentino però ha usato questi soldi per costruzioni su larga scala, rendendo Buenos Aires una città più classica di quelle europee. Il governo brasiliano invece ha investito nell’industria e in costruzioni di base, per cui anche se non ha città paragonabili a Buenos Aires, in ogni altro aspetto ha superato l’Argentina.
L’Argentina è l’unico storico paese capitalista del sud America e, per quanto possa trovarsi in ristrettezze, non rischia di far la fine dei vicini più deboli, ma i due Paesi competono alla stessa maniera. Quest’anno il mondiale si svolge in Brasile e i brasiliani hanno finalmente un’occasione per punzecchiare l’odiato vicino. Secondo i media argentini, l’associazione calcistica brasiliana non ha volutamente venduto biglietti all’Argentina. Il totale dei biglietti assegnati all’associazione calcistica argentina è comunque minore rispetto a quelli venduti in Brasile, Stati Uniti, Inghilterra, Germania, Australia, Canada, Francia, Colombia, Svizzera e Giappone. L’Argentina non riesce a entrare tra i primi dieci.
Il giornale ricorda che, anche se per i brasiliani sono previste delle agevolazioni per l’acquisto dei biglietti, dato che i più economici per studenti e anziani costano 82 dollari, comunque non possono permetterseli. I media brasiliani hanno commentato sarcasticamente: l’intenzione è quella di impedire agli hooligan argentini di venire a fare casino in Brasile.
La Fifa non deve preoccuparsi minimamente se i brasiliani riusciranno o meno a comprare i biglietti. Pare che quest’edizione dei Mondiali è quella con le maggiori vendite di biglietti: a tre mesi dall’inaugurazione sono stati venduti quasi tutti, c’è ancora disponibilità per sole sette partite e per i posti più costosi.
I biglietti che sono avanzati di più sono per la partita Grecia-Costa d’Avorio; non conosco bene il livello calcistico di queste due squadre, ma di sicuro i tifosi di questi due Paesi hanno un basso potere d’acquisto. Va bene che è il Mondiale, ma non ci si mangia mica!
I brasiliani sanno comunque divertirsi anche con poco. Un appassionato tifoso mi ha detto emozionato: “Ricordo ancora la finale in Corea, mi alzavo alle 6 per vedere le partite. Quando segnava il Brasile, potevamo brindare solo con le tazze del caffè, che scene assurde! Almeno quest’anno non dobbiamo vedere le partite bevendo caffè, ci aspettano birra e spiedini!”
*Yuan Yue, nato a Shanghai nel 1968, ha studiato per molti anni negli Usa, è critico musicale, giornalista e blogger specializzato in scienza, tecnologia, ambiente. è reporter per la rivista Sanlian Shenghuo Zhoukan e in Rete si fa chiamare Immusoul o Tumotuo. Come blogger si occupa dei temi più svariati proprio grazie alla sua natura ibrida, ha un vasto seguito ma è anche criticato da chi lo accusa di essere troppo filo-occidentale