In Cina c’è un detto: "Ci sono tre modi per contravvenire alla pietà filiale; il peggiore è non portare avanti la discendenza". Quando il comandante di brigata Wang Zhen arrivò nello Xinjiang, trovare una moglie per i veterani dell’esercito diventò per lui il problema più spinoso da risolvere. Al tempo, circa il 90 per cento dei soldati proveniva dalle campagne; persino il comandante e il colonnello erano persone umili. Grazie allo scrittore Lu Yiping, questa memorabile parte della storia cinese è stata rivelata in un’opera dal titolo "8000 donne dello Hunan alla volta delle Tianshan". Quello che segue è un estratto, che pubblichiamo in tre puntate Io sono una persona che ha reso importanti servigi al popolo, sono stato premiato con una medaglia al valore per la Spedizione settentrionale, ho combattuto contro gli invasori giapponesi; sono un quadro in pensione di Nongqishi. Mia moglie, Daixiu Ju, originaria di Hengyang (Hunan), si è unita all’esercito femminile nell’aprile del 1952, per questo in un certo senso mi considero a mia volta un po’ dello Hunan.
In realtà, prima di arruolare delle donne, Wang Zhen ci aveva pensato su a lungo. Il generale Tao Jinchu -che era il cugino di Tao Zhiyue (generale nazionalista dello Hunan, ndt) e precedentemente aveva servito come comandante in capo della guarnigione del Guomindang nello Xinjiang- dopo la resa [alle forze comuniste] nel settembre 1949, era stato messo a capo della 22° Armata dell’Esercito popolare di liberazione. Divenuto, il 27 ottobre del 1949, vice comandante della nuova guarnigione di stanza nello Xinjiang, nonché comandante della 42° divisione, in un telegramma indirizzato al vicecomandante della 22° Armata, Zhao Tinguang, scriveva che "in seguito alla riorganizzazione dell’esercito, sotto le nuove linee guida del governo del popolo dello Xinjiang, bisogna subito cooperare attivamente con il nuovo Esercito popolare di liberazione nelle attività produttive e di costruzione. Se riusciamo a raggiungere questo obiettivo, il nostro Paese avrà un futuro prospero e luminoso, e ciò che più conta: migliaia di ufficiali e soldati potranno tornare a casa. In futuro con lo sviluppo dei trasporti, dell’agricoltura e del settore minerario, continueranno ad arrivare persone provenienti da ogni luogo e non ci saranno più divisioni etniche."
Anche il maresciallo Peng Dehuai era presto giunto alla stessa conclusione. Una volta, mentre supervisionava le truppe, aveva chiesto ai soldati se avessero nostalgia di casa. Questi guardandosi a vicenda ridacchiarono senza avere il coraggio di rispondere.
"Se dicessi che non mi manca casa mentirei", disse Peng. "Alcuni tra di noi sono più di dieci anni che non tornano dalla famiglia. Ora che la guerra è finita molte persone vorrebbero tornare a casa. Ma per ora non è possibile: combattere per il potere è più facile che riuscire a mantenerlo. Per questo bisogna restare di guardia nello Xinjiang; dobbiamo prepararci a metterci radici," rispose. "Volete o no una moglie e dei figli?"
Imbarazzati i soldati si limitarono a dei sorrisetti. "Quando entrate nelle linee del nemico non mostrate paura, vi mantenete da voi coltivando nuove terre in queste terre inospitali, e se ci sono grandi problemi sono certo sarete in grado di risolverli. Ma sul fatto che possiate stare senza una donna, su questo ho qualche dubbio. Anche se voleste rimanere soli tutta la vita io non sarei d’accordo. Le truppe addette alla bonifica delle terre di confine necessitano di successori. Se rimanete tutti scapoli, chi erediterà la nostra attività? Mi sono già accordato con Wang e gli ho detto di far venire delle donne…"
Non aveva finito di parlare che subito fu sommerso dall’applauso scrosciante dei soldati.
In un’altra occasione, mentre era andato a preparare i lavori per la costruzione di Shihezi (città a ovest di Urumqi, ndt), Wang Zhen fu invitato da una danwei a tenere un discorso. Una volta finito di parlare Wang chiese se avessero qualche suggerimento. Tutti risposero di no, al che un soldato un po’ ingenuotto si alzò in piedi e disse: "Ufficiale, io ce l’ho". "Allora dicci", replicò Wang. E lui: "Comandante, nessuno di noi ha una moglie. Ci deve aiutare a risolvere questo problema". Detto ciò si rimise a sedere. Quando gli altri sentirono tali parole lo guardarono e scoppiarono a ridere. Il soldato diventò tutto rosso e abbassò il capo. Ma Wang no, non rise, e con ironia rispose: "Questa si che è una questione interessante. Il Comitato centrale del Partito e il Presidente Mao avevano già pensato a questo problema e presto vi manderanno "peperoncini" dallo Hunan, "cipolline" dallo Shandong e "anatrelle" da Shanghai.
Invero, il problema delle mogli dei soldati esisteva già ai tempi della guerra civile. In Cina c’è un detto: "Ci sono tre modi per contravvenire alla pietà filiale; il peggiore è non portare avanti la discendenza". Tra noi veterani, circa il 90 per cento proveniva dalle campagne. Anche il comandante e il colonnello non erano uomini di grande cultura, e più che pensare all’amore e all’affetto volevamo una moglie per dare al mondo degli eredi.
Al tempo in cui mi trovavo nella regione militare di Bohai come istruttore politico, c’era Liu Xigou, il comandante della compagnia, che aveva militato nell’Armata Rossa durante la Lunga Marcia ricevendo molte ferite: gli intestini tagliati erano stati riannodati con quelli di un cane, le guance sfregiate e i denti rotti, per non parlare delle ferite disseminate su tutto il corpo. Un giorno mi venne a cercare per dire che aveva qualcosa da dirmi. C’erano alcune questioni "fastidiose" che dovevo discutere con il comandante della brigata perché lui si sentiva troppo a disagio per farlo. "La prima è che a 40 anni sono ancora senza moglie. Ti chiederei quindi di aiutarmi a trovarne una. Poi avrei bisogno di mettermi dei denti finti; me ne mancano così tanti da farmi sembrare terribilmente vecchio e questo influisce anche sull’opinione che l’esercito ha di me. Terzo: io non sono un quadro di Partito. Sono di origini umili e finché si tratta di badare a qualche decina di mucche e pecore può ancora andare, ma qui si parla di 100-200 soldati, è un lavoro che richiede un grande sforzo".
Sentite queste parole, andai subito a cercare il comandante della brigata Zhang Zhonghan. Dopo avergli riportato ogni cosa, Zhang scoppiò a ridere e rispose che al momento non si poteva certo andare alla ricerca delle mogli. La guerra [tra comunisti e nazionalisti] non era ancora terminata; se ne sarebbe riparlato in seguito. Per quanto riguardava i denti, avrebbero proceduto all’impianto appena trovato un posto con le attrezzature adeguate, quanto al suo ruolo nell’esercito, non poteva certo esimersi dall’incarico. Quando riportai queste parole a Liu Xigou questi sospirò: "Ah, questa guerra… chissà quanto durerà!"
Quando l’esercito raggiunse il Nord-Ovest, il comandante Liu aveva già compiuto i 45 anni ed era diventato un quadro di reggimento. Arrivati a Zhangye (provincia del Gansu, ndt), Liu tirò di nuovo fuori il discorso. "La guerra è quasi conclusa. Se le truppe del Guomindang di stanza nello Xinjiang non si ribellano, questo interminabile conflitto finirà. Ora mi posso trovare una moglie giusto?"
1.continua
[Il pezzo è anche su Caratteri cinesi. Traduzione di Alessandra Colarizi]*Lu Yiping nasce nel 1972 nella contea di Nanjiang, provincia del Sichuan. Di umili origini, sviluppa precocemente la passione per la letteratura. Nel marzo del 1990 decide di arruolarsi in una divisione di fanteria di stanza nel Xinjiang, una scelta che gli cambierà la vita. Nel 1996 si laurea presso il dipartimento di letteratura dell’Accademia d’Arte dell’Esercito di Liberazione Popolare. Dal 2002 fa parte dell’Associazione degli scrittori cinesi. La sua produzione letteraria ammonta a oltre dieci opere di vario genere, tra cui ricordiamo Il regno della passione, la raccolta di saggi Il libro del Tetto del Mondo e il reportage Ottomila donne dello Hunan alla volta delle Tian Shan, dato alle stampe nel 2006. In quest’ultimo utilizza una prospettiva nuova, attenendosi in maniera oggettiva ai ricordi delle protagoniste ancora in vita. Affinché il racconto fosse il più preciso possibile, Lu non solo ha girato il Xinjiang da nord a sud, ma ha anche visitato lo Hunan, il Sichuan e Pechino riuscendo a raccogliere oltre un centinaio di interviste.