Terza e ultima puntata del reportage Ottomila donne dello Hunan alla volta delle Tian Shan, dello scrittore Lu Yiping. La Cina profonda della tradizione si innesta sul nuovo Paese rivoluzionario, uscito dalla Lunga Marcia e dalla guerra civile. E così, anche le faccende di cuore diventano questione politica: "Ciò che più conta è il benessere della nazione, una volta ottenuto questo obiettivo anche i problemi dei singoli individui potranno essere risolti". La prima parte, la seconda parte
Secondo la tradizione cinese, prima ci si sposa e meglio è, dal momento che allevare figli assicura protezione e assistenza per il resto della vita. Il matrimonio in giovane età è foriero di ricchezza e gloria, quello in tarda età porta povertà e umiliazione. Nelle campagne gli uomini e le donne a "15-18 anni si sposavano, a 17-18 avevano figli". Chi viveva nelle aree montane si sposava anche a 13-14 anni. Per questo il fatto di arrivare a 20-30 anni senza moglie/marito era motivo di apprensione.
A quel tempo, soldati e funzionari dell’esercito affrontavano il problema in maniera piuttosto impulsiva, avanzando richieste urgenti. Dicevano, non a torto, che "senza moglie il cuore non è tranquillo, senza figli non si hanno radici". Se la questione matrimoniale dei soldati non fosse stata risolta in fretta, a rimetterci poteva essere la stabilità e il tranquillo sviluppo dell’intero Xinjiang. Per questo i leader a tutti i livelli davano molto importanza alle loro lamentele. Wang Zhen, il vice commissario politico Xu Liqing, il capo di stato maggiore Zhang Xiqin, il vice direttore del Dipartimento politico e molti alti alti funzionari, erano tutti in grande apprensione e fecero di tutto per sistemare le cose con le buone e con le cattive.
Secondo le informazione che ho ricavato dagli archivi militari, Wang Enmao, all’epoca commissario politico presso la 2° Armata, durante una conferenza tenuta nel 1950, ha dichiarato che: "Riguardo al problema dei matrimoni, il comandante Peng Dehuai ha proposto di mobilitare le donne nello Xinjiang e di stabilire delle basi operative a Xi’an, Lanzhou, Jiuquan e Hami. Chi ha già una moglie o una promessa sposa la può portare a Xi’an. Se a casa non avete né una moglie né una promessa sposa, i genitori possono sceglierne una da portare. Arrivati a Xi’an dovete cercare la Segreteria del Comitato militare e politico del Nord-Ovest oppure l’ufficio locale della regione militare del Xinjiang. Tutto quanto concerne il trasferimento fino in Xinjiang è di competenza del governo. Al momento non è possibile accontentare tutti insieme, ma il comandante Peng e Wang Zhen sono uomini di parola. I più giovani non devono essere in ansia: prima vengono i compagni sopra i 30 anni, poi quelli sui 28-29 anni, a seguire quelli di 25 e così via; i più giovani devono lasciare il posto ai più vecchi senza creare disordine. Ciò che più conta è il benessere della nazione, una volta ottenuto questo obiettivo anche i problemi dei singoli individui potranno essere risolti. Per questo occorre che gli sforzi di tutti i compagni siano uniti per il raggiungimento del benessere collettivo. Il Presidente Mao certamente si prenderà cura di noi. Lui sostiene che l’economia del nostro Paese migliorerà ogni anno di più e che tutti i problemi possono essere risolti. Pertanto lavorando duramente e svolgendo al meglio i nostri compiti anche i nostri problemi verranno superati."
Per sanare lo squilibrio causato dal vasto numero di soldati senza mogli (di cui molti in età avanzata) a fronte delle poche donne di etnia Han in età da marito, giovani ragazze cominciarono ad abbandonare le province interne per trasferirsi in Xinjiang. L’unico modo per risolvere questa questione era farlo gradualmente, adempiendo agli obblighi imposti dalla propria carica e rispettando i criteri gerarchici, in base all’età. Un regolamento della regione militare dello Xinjiang del novembre 1951 stabiliva che i funzionari militari, i soldati e il personale militare trasferito al servizio civile o impiegato nelle attività industriali -arrivati nello Xinjiang nel 1949- potessero portare mogli e figli. Quell’anno oltre un migliaio di famiglie si unì alle truppe. Nel 1953, le truppe sotto il comando della regione militare dello Xinjiang furono riorganizzate in forze di difesa nazionale e unità di produzione; entrambe forze attive, ma con compiti diversi. Nel luglio del ’53, il Dipartimento politico della regione militare emise un decreto sui matrimoni tra le forze di difesa, che stabiliva che quattro categorie potessero portare il proprio partner nelle truppe: i quadri con incarichi al di sopra del livello di battaglione; quelli di compagnia e plotone con più di 26 anni d’età e tre anni di servizio; i soldati dell’Armata Rossa arruolatisi prima del 7 luglio 1953; i veterani sopra i 30 anni e con 6 anni di guerra alle spalle. In seguito, con l’aumento del numero delle donne, le cose migliorarono, le norme furono progressivamente rilassate così che tutti i quadri potevano sposarsi o portare con loro i famigliari. La maggior parte dei veterani fu trasferita nelle unità produttive. Al volgere del 1955, il problema dei matrimoni tra i soldati era sostanzialmente stato risolto e il lavoro di trasferimento delle donne nello Xinjiang terminato. Quanti si sposarono dopo tale data trovarono moglie di ritorno al villaggio nativo, in altri casi invece si trattava di studentesse mandate [in Xinjiang] dagli istituti femminili.
D’altra parte, al tempo non c’era alternativa. La maggior parte delle truppe di base nello Xinjiang erano incaricate di coltivare queste terre di confine. Se i problemi matrimoniali di 200mila quadri non fossero stati risolti, sarebbe stato difficile mantenere stabile il morale delle truppe. Wang Zhen non poteva lasciarli lì scapoli ad affrontare le difficoltà dello sviluppo della regione. Inoltre il Xinjiang è una regione vastissima e per gran parte disabitata. Da una prospettiva di lungo termine, Wang riteneva bisognasse delocalizzare dalle province interne una parte consistente della popolazione. Per questo, nell’autunno del 1950, mandò nello Hunan il commissario politico Xiong Huang della 2° Armata per arruolare delle soldatesse. Egli credeva che le donne dello Hunan fossero in grado di sopportare le molte difficoltà e che se si fossero portate studentesse con una certa cultura il problema dei matrimoni dei funzionari di reggimento e battaglione sarebbe stato superato più in fretta. Così scrisse una lettera al Segretario del Partito dello Hunan Huang Kecheng, e al Capo del governo provinciale Wang Shoudao, invitandoli a collaborare. Effettivamente i due hanno dato un grande aiuto allestendo un ufficio di reclutamento a Yingpan Road (nella capitale provinciale Changsha, ndt), e pubblicando sul "Xin Hunan bao" continue notizie riguardo alla mobilitazione delle donne nell’esercito. Si esaltava il fatto che, una volta arrivate in Xinjiang, le ragazze avrebbero potuto frequentare dei corsi di russo, lavorare come operaie tessili o come trattoriste. Non si faceva parola, tuttavia, dei matrimoni. Sparsa la notizia, molte ragazze da ogni parte della provincia si affrettarono a raggiungere l’ufficio di reclutamento per proporsi come candidate e improvvisamente quell’area dove sorgeva il campo militare in cui in passato servirono Xin Qiji (poeta e militare della dinastia dei Song Meridionali, ndt) e Zuo Zongtang (statista e alto funzionario della dinasta Qing, ndt) divenne il luogo più popolare di Changsha.
3.fine
[Il pezzo è anche su Caratteri cinesi. Traduzione di Alessandra Colarizi]*Lu Yiping nasce nel 1972 nella contea di Nanjiang, provincia del Sichuan. Di umili origini, sviluppa precocemente la passione per la letteratura. Nel marzo del 1990 decide di arruolarsi in una divisione di fanteria di stanza nel Xinjiang, una scelta che gli cambierà la vita. Nel 1996 si laurea presso il dipartimento di letteratura dell’Accademia d’Arte dell’Esercito di Liberazione Popolare. Dal 2002 fa parte dell’Associazione degli scrittori cinesi. La sua produzione letteraria ammonta a oltre dieci opere di vario genere, tra cui ricordiamo Il regno della passione, la raccolta di saggi Il libro del Tetto del Mondo e il reportage Ottomila donne dello Hunan alla volta delle Tian Shan, dato alle stampe nel 2006. In quest’ultimo utilizza una prospettiva nuova, attenendosi in maniera oggettiva ai ricordi delle protagoniste ancora in vita. Affinché il racconto fosse il più preciso possibile, Lu non solo ha girato il Xinjiang da nord a sud, ma ha anche visitato lo Hunan, il Sichuan e Pechino riuscendo a raccogliere oltre un centinaio di interviste.