Seconda puntata del reportage Ottomila donne dello Hunan alla volta delle Tian Shan, dello scrittore Lu Yiping. La storia racconta un episodio sconosciuto della storia cinese: la ricerca di una moglie per i soldati che, dopo la vittoria nella guerra contro i nazionalisti, vengono spediti nello Xinjiang. La prima parte
Il caso volle che nella proprietà in cui c’eravamo appena stabiliti lavorasse una cameriera. Improvvisandomi sensale le chiesi se le andasse di finire in sposa a un soldato. La ragazza, che proveniva da una famiglia povera, provava una grande venerazione per l’Esercito popolare di liberazione e accettò subito di buon grado. Le spiegai che l’uomo che doveva sposare era un quadro di reggimento, reduce della Lunga Marcia, che aveva combattuto i diavoli giapponesi e partecipato alla rivoluzione comunista. Proprio per questo era un po’ più grande di età. Era il caso che ci pensasse bene prima. Ma lei sentendo ciò fu ancora più felice ed emozionata rispose: "Io, una semplice domestica, in sposa ad un quadro di reggimento! Certamente devo ringraziare gli antenati per questo!" Riportammo tutto al padrone di casa che inaspettatamente si oppose fermamente all’unione. Dopo aver discusso a lungo, venne fuori che quello che voleva era semplicemente essere pagato. Gli chiesi quanto. 200 kuai era una somma enorme, tuttavia acconsentii a denti stretti. Tutti noi della brigata cominciammo a raccogliere il denaro. Considerato che eravamo in 185, un kuai a testa non era abbastanza, per cui decidemmo di dividerci la spesa. In questo modo alla fine riuscimmo a dare a Liu una moglie.
Ce n’era poi anche un altro; il capitano della squadra sanitaria Liu Chongxi, 50 anni e ancora scapolo. Dato che il padrone di casa aveva un’altra cameriera pensammo di dargli lei in sposa, ma avevamo già speso tutti i soldi per sistemare Liu Xigou e temevamo che il padrone volesse altro denaro. Decidemmo pertanto di far arruolare la ragazza così che il padrone di casa non avrebbe avuto il coraggio di opporsi nuovamente. Le chiesi se avesse voglia di unirsi alle truppe. Rispose che la moglie del padrone la maltrattava torcendole le labbra con le dita, ma che se i soldati non l’avessero fatto allora avrebbe acconsentito. Le dissi che non c’era pericolo. Che nell’esercito eravamo tutti fratelli e sorelle. Sembrò subito sollevata e accettò di arruolarsi. La istruii su come unirsi alle truppe e partì assieme a una guardia. Divenne subito parte dell’esercito. Quanto al capitano della squadra sanitaria e alla domestica, poco dopo essere arrivati nello Xinjiang si sposarono. E da quel che ne so, le cose tra i due vanno ancora piuttosto bene.
Il problema [delle mogli] si fece ancora più urgente una volta raggiunto lo Xinjiang. Al tempo, la regione militare si stava attrezzando in vari modi. Oltre ad aver deciso di reclutare un consistente numero di donne con un buon grado di istruzione dallo Hunan, nel 1951 Wang Zhen chiese al maresciallo Chen Yi di assumere 2000 soldatesse, di cui molte avevano militato durante la guerra di liberazione come infermiere nelle retrovie. Poi c’erano le donne dello Shandong, vecchio campo di battaglia dove parecchi uomini avevano perso la vita, e questo spiega perché vi fossero molte vedove da poter reclutare. In questo modo il problema dei matrimoni fu sostanzialmente risolto. Alla fine erano rimasti da sistemare soltanto alcuni veterani dell’esercito insurrezionale. Proprio per questo nel 1954 furono chiamate da Shanghai circa 920 prostitute.
Tempo fa, mi è capitato sotto mano il lavoro del sociologo britannico Sidney D. Gamble che prima della vittoria comunista aveva condotto un sondaggio sulla percentuale della prostituzione in grandi città come Londra, Berlino, Parigi, Chicago, Nagoya, Tokyo, Pechino e Shanghai, scoprendo che quest’ultima guidava largamente la classifica con un rapporto di 1:137. Dopo la liberazione nazionale, il governo di Shanghai decise di avviare un processo di riforma della prostituzione. Ad essere spedite nello Xinjiang furono proprio quelle ex prostitute passate attraverso il sistema di rieducazione attraverso il lavoro istituito dalle autorità della città. In quella regione remota e sconosciuta queste donne riuscirono a riacquistare dignità e autostima.
Quello dei matrimoni tra le truppe è un argomento gravoso tanto per gli uomini quanto per le donne. Prendiamo Zhao, per esempio. Comandante di battaglione durante la guerra di resistenza [contro il Giappone], non trovando una compagna ha cominciato a soffrire di problemi mentali. Passava tutto il giorno a rigirarsi la sua Mauser tra le mani. Alla fine ha deciso di farla finita impiccandosi con una cintura. Ci sono anche donne che, insoddisfatte del proprio matrimonio, hanno deciso di suicidarsi. Alcune sono state proprio costrette a farlo. Diversa storia è quella del comandante del gruppo addetto ai progetti ingegneristici, un certo Nie, che ha minacciato con la pistola una donna che lo respingeva. Avvertito del fatto, Wang Zhen decise di punire il comandante mandandolo via dallo Xinjiang. Lo spedì nello Hunan consentendogli il ritorno solo una volta trovata moglie. A Changsha Nie trovò effettivamente una donna diplomata, competente e bella. In breve tempo convolarono a nozze e una volta fatto rapporto a Wang, gli fu concesso di tornare nello Xinjiang.
Non per nulla questi racconti hanno suscitato opinioni discordanti. Nel ’43 ho preso parte alla rivoluzione, successivamente sono passato alla direzione del Dipartimento politico del Distretto Militare dello Xinjiang e poi sono stato nominato vice commissario politico. Avendo modo di consultare diverso materiale, ho potuto scrivere un articolo basato sulle mie memorie intitolato "Le soldatesse dello Xinjiang dopo la liberazione". Qui parlo proprio della situazione delle donne nelle truppe di stanza nello Xinjiang e della questione dei matrimoni. Al tempo la situazione nell’esercito era la seguente: la maggior parte dei quadri di grado superiore a quello del comandante di divisione erano sposati, gli scapoli erano molto pochi; i quadri di reggimento, invece, erano quasi tutti non sposati. La maggior parte di quelli al di sotto del battaglione e i soldati semplici -a parte quelli che si erano già sposati prima di venire arruolati- non aveva moglie. La media della loro età era piuttosto alta. I comandanti di divisione erano per lo più sopra i 30, i quadri di reggimento sui 30 e quelli di battaglione sopra i 20.
2.continua
[Il pezzo è anche su Caratteri cinesi. Traduzione di Alessandra Colarizi]*Lu Yiping nasce nel 1972 nella contea di Nanjiang, provincia del Sichuan. Di umili origini, sviluppa precocemente la passione per la letteratura. Nel marzo del 1990 decide di arruolarsi in una divisione di fanteria di stanza nel Xinjiang, una scelta che gli cambierà la vita. Nel 1996 si laurea presso il dipartimento di letteratura dell’Accademia d’Arte dell’Esercito di Liberazione Popolare. Dal 2002 fa parte dell’Associazione degli scrittori cinesi. La sua produzione letteraria ammonta a oltre dieci opere di vario genere, tra cui ricordiamo Il regno della passione, la raccolta di saggi Il libro del Tetto del Mondo e il reportage Ottomila donne dello Hunan alla volta delle Tian Shan, dato alle stampe nel 2006. In quest’ultimo utilizza una prospettiva nuova, attenendosi in maniera oggettiva ai ricordi delle protagoniste ancora in vita. Affinché il racconto fosse il più preciso possibile, Lu non solo ha girato il Xinjiang da nord a sud, ma ha anche visitato lo Hunan, il Sichuan e Pechino riuscendo a raccogliere oltre un centinaio di interviste.