Il programma di scambi culturali tra Italia e Cina punta sul digitale. Turismo ancora immobilizzato. Nell’archeologia e nei Giochi invernali il maggiore punto di contatto tra i due paesi. “Dialoghi: Confucio e China Files” è una rubrica curata in collaborazione con l’Istituto Confucio di Milano.
Due paesi dal retaggio storico millenario e 50 anni di relazioni diplomatiche. Il 2020 doveva essere l’anno della cultura e del turismo Italia-Cina, un’occasione per celebrare i rapporti dell’Italia con la Repubblica Popolare e consolidare il trend positivo del turismo cinese nel Bel Paese. Erano previsti un forum per la cooperazione turistica, una mostra fotografica e un concerto all’Auditorium Parco della Musica alla presenza dei rispettivi vertici dei due dicasteri turistici. Sogni infranti dalla pandemia da Covid-19. E l’inizio del ristagno. Tre varianti e innumerevoli lockdown dopo, il ministro della Cultura italiano Dario Franceschini e il suo omologo cinese Hu Heping ci riprovano: sarà il 2022 l’anno degli scambi culturali tra i due paesi.
2022 anno della cultura Italia-Cina: gli eventi in programma
Con il Covid ormai parte della quotidianità e i viaggi tra Cina e Italia ancora largamente impraticabili, il programma di eventi per l’anno della cultura punta tutto sul digitale e sugli scambi bilaterali. Si comincerà con la mostra sulle origini della nazione italiana “Tota Italia”, allestita lo scorso maggio nelle scuderie del Quirinale e pronta a partire con destinazione Pechino. La Cina invece, metterà a disposizione alcune statue del famoso esercito di terracotta di Xi’An, che saranno riunite nella mostra “Spazio parallelo”. Un segnale di fiducia importante da parte della Repubblica Popolare cinese e una conferma del ruolo fondamentale della produzione artistica nel consolidamento dei rapporti Italia-Cina. Così come nel 2019 la Cina aveva lodato l’Italia per aver restituito dei reperti archeologici alla Rpc nell’ambito degli accordi contenuti nel memorandum of understanding sulla Belt and Road (si trattava di 796 statuette di terracotta trafugate in tempi di guerra e rinvenute sul suolo italiano), nell’anno della cultura Italia-Cina i soldati di terracotta dell’imperatore Qin Shi diventano il simbolo della lotta al traffico di reperti archeologici portata avanti da entrambi i paesi.
Le iniziative bilaterali così come annunciate dai due paesi faranno ampio utilizzo della tecnologia per colmare la distanza fisica. Al digitale sarà dedicato un tavolo di lavoro con l’obiettivo di definire le opportunità per la condivisione e l’accesso a contenuti da parte di entrambi i paesi. Per quanto riguarda la musica, per esempio, punta di diamante della cultura italiana ed elemento molto apprezzato dal pubblico cinese, il concerto di inaugurazione delle iniziative di scambio culturale si terrà in contemporanea tra Cina e Italia grazie a collegamenti audio e video. Lontani nella pandemia, vicini nella musica.
Anno della cultura e del turismo Italia-Cina: il testimone delle Olimpiadi invernali
A unire i due paesi a livello simbolico anche il testimone delle Olimpiadi invernali, che dopo Pechino (dove i giochi inizieranno la settimana prossima) passerà all’Italia per i Giochi di Milano Cortina 2026. Per l’occasione, a inizio gennaio a Milano è stata inaugurata una mostra sulle Olimpiadi invernali promossa dall’ambasciata cinese in Italia in collaborazione con il comitato olimpico. Anche qui la modalità è stata quella di integrare online e offline, per consentire a italiani e cinesi di collegarsi e partecipare all’esposizione.
La mostra rientra nella strategia cinese di consolidamento dell’immagine nazionale in occasione dei Giochi olimpici (dongao yu guojia yingxiang jianshe, 冬奥与国家形象建设) e come ha affermato il portavoce del comitato olimpico cinese per i Giochi 2022 Yan Jiarong durante la cerimonia di inaugurazione, l’obiettivo dell’esposizione è quello di raffigurare la vicinanza tra Cina e Italia e “rafforzare ulteriormente lo sviluppo degli scambi culturali e della cooperazione pratica” tra i due paesi. Un obiettivo ribadito dallo stesso Xi Jinping, che in occasione della telefonata con il premier Mario Draghi dello scorso settembre aveva menzionato l’anno della cultura e del turismo Italia-Cina come occasione per incentivare il settore del turismo da neve e degli sport invernali.
2022 anno della cultura Italia – Cina. E il turismo?
I portavoce dei governi dei due paesi parlano del turismo come una “priorità”, ma a livello pratico la situazione rimane stagnante. E soprattutto a senso unico. A causa delle restrizioni nate in seno alla pandemia, attualmente la Rpc non prevede la possibilità di rilasciare visti turistici, mentre l’Italia accetta i residenti stranieri ma i voli sono pochi e a costi proibitivi, e le condizioni di rientro per i cittadini cinesi (lunghe quarantene obbligatorie e a spese del viaggiatore) rimangono un forte deterrente. L’anno della cultura e del turismo Italia-Cina è diventato, nel 2022, l’anno della cultura e basta. Senza turismo. Perché dei 5.3 milioni di viaggiatori cinesi che nel 2019 avevano scelto l’Italia come meta, oggi non si vede neanche l’ombra. Gli esperti del settore turistico però rassicurano: i cittadini cinesi pensano ancora all’Italia e saranno interessati sempre più a un turismo esperienziale e individuale. L’unica preoccupazione? Riuscire a proporre un turismo sostenibile e soprattutto Covid-free.
Una buona notizia riguarda i siti UNESCO dei due paesi, che nel piano originario del 2020 era stato inserito come tema centrale per lo sviluppo del settore turistico tra Cina e Italia. Dal 2020 i luoghi di rilevanza culturale e artistica diventati patrimonio dell’umanità sono saliti a quota 58 per l’Italia e a 48 per la Cina. Un testa a testa virtuoso che con ogni probabilità servirà ad alimentare l’interesse reciproco per i turisti dell’era post-Covid. Grande peso per l’anno degli scambi Italia-Cina sarà dato anche ai gemellaggi, con possibili nuove coppie di città che andranno ad aggiungersi agli abbinamenti storici di Milano-Shanghai (dal 1979), Firenze-Nanchino (dal 1980) e Venezia-Suzhou (1980).
Giornalista praticante, laureata in Chinese Studies alla Leiden University. Scrive per il FattoQuotidiano.it, Fanpage e Il Manifesto. Si occupa di nazionalismo popolare e cyber governance si interessa anche di cinema e identità culturale. Nel 2017 è stata assistente alla ricerca per il progetto “Chinamen: un secolo di cinesi a Milano”. Dopo aver trascorso gli ultimi tre anni tra Repubblica Popolare Cinese e Paesi Bassi, ora scrive di Cina e cura per China Files la rubrica “Weibo Leaks: storie dal web cinese”.