TAIPEI – Più Israele, ora anche più Europa. Da una parte Taiwan aumenta le spese militari, come auspicato dagli Stati Uniti e dall’ex rappresentante di Washington alle Nazioni Unite Kelly Craft, che vorrebbe una Taipei blindata come Tel Aviv. Dall’altra incassa l’adozione di un report della commissione Esteri del Parlamento europeo che sollecita i 27 a perseguire relazioni più strette con Taiwan. Ieri è stata pubblicata la relazione annuale del ministero della Difesa taiwanese. Un rapporto che sottolinea le crescenti attività militari della Repubblica Popolare Cinese nello Stretto con un tono di urgenza molto più marcato rispetto al passato. Secondo il ministero, la Cina è in grado non solo di monitorare completamente i dispiegamenti delle forze armate taiwanesi (grazie al rafforzamento del suo sistema di navigazione satellitare BeiDou, ma potrebbe anche paralizzarne i tentativi di difesa. Pechino potrebbe anche bloccare le comunicazioni del comando marittimo e di quello aereo, nonché quelle con le diverse isole minori del territorio sotto il controllo di Taipei. Tra le altre minacce citate, i missili di precisione in dotazione all’esercito cinese, nonché il rischio di una strategia “decapitation strike” condotta dagli agenti di Pechino presenti sul territorio di Taiwan. Il rapporto sottolinea comunque che per ora manca ancora la capacità di trasporto e di logistica necessarie per un’invasione su larga scala, ma nel futuro prossimo anche questo potrebbe cambiare. In particolare, si fa riferimento al completamento della nuova portaerei Type 003, il cui lancio è previsto nel 2025. La sua entrata in funzione migliorerà “notevolmente” le capacità di controllo militare dell’Epl sullo Stretto.
In risposta, Taiwan sta cercando di rafforzare le sue difese “autoctone”. È stato approvato un budget difensivo da 16,89 miliardi di dollari per il 2022. Una cifra record per Taipei, in aumento del 4 per cento rispetto all’anno corrente. Ma la tendenza di crescita è in rallentamento, visto che nel 2021 il budget era cresciuto del 10 per cento rispetto all’anno precedente. Questi fondi saranno utilizzati innanzitutto per l’acquisto di armi, soprattutto dagli Stati Uniti. Si parla in particolare di mezzi di aviazione, siluri, missili e cannoni. Tra gli oggetti del desiderio ci sono i MH-60R, elicotteri di ultima generazione adatti per operazioni navali e di attacco a navi e sottomarini.
Nel frattempo, dall’Ue arrivano segnali di avvicinamento a Taipei. La commissione Esteri dell’Europarlamento ha approvato il primo report sulle relazioni bilaterali, presentato dal nazionalista svedese Charlie Weimers. La bozza chiede di rafforzare i rapporti con Taiwan, pur nell’ambito della politica dell’unica Cina, e identifica Taipei come un “partner chiave nell’Indo-Pacifico”. Più nel concreto, si propone di lavorare per un accordo bilaterale sugli investimenti (mentre la ratifica di quello raggiunto con Pechino è ancora congelato) e si cita la possibile cooperazione in materia sanitaria e tecnologica su 5G e semiconduttori. Viene espressa anche “grande preoccupazione per la pressione militare cinese” e si domanda all’Ue di fare di più per “proteggere la democrazia taiwanese e lo status dell’isola”. Infine, la bozza contiene un altro punto che non piacerà a Pechino: la proposta di cambio di denominazione dell’attuale Ufficio economico e commerciale europeo a Taipei in Ufficio dell’Unione europea a Taiwan per “riflettere la vasta portata dei nostri legami”. Tra i più attivi nella presentazione di emendamenti pro Taiwan anche Fabio Massimo Castaldo, vicepresidente del Parlamento europeo del Movimento Cinque Stelle.
Di Lorenzo Lamperti
[Pubblicato su Il Manifesto]
Classe 1984, giornalista. Direttore editoriale di China Files, cura la produzione dei mini e-book mensili tematici e la rassegna periodica “Go East” sulle relazioni Italia-Cina-Asia orientale. Responsabile del coordinamento editoriale di Associazione Italia-ASEAN. Scrive di Cina e Asia per diverse testate, tra cui La Stampa, Il Manifesto, Affaritaliani, Eastwest. Collabora anche con ISPI. Cura la rassegna “Pillole asiatiche” sulla geopolitica asiatica.