In India il cinema è da sempre sotto il controllo dei partiti al governo, ma negli ultimi dieci anni il BJP del premier Narendra Modi ha rafforzato di molto la presa della politica su Bollywood. Il risultato è la proliferazione di film che esaltano le forme più estreme del nazionalismo indù, tra teorie del complotto e dati gonfiati ad arte. Un estratto dall’e-book di China Files su Cinema & Asia (clicca qui per ottenerlo)
Se giudicare un libro dalla copertina è sbagliato, a volte capire dove andrà a parare un film dalla sua locandina è possibile. È il caso di The Kerala Story, lungometraggio indiano prodotto nella Film City di Bollywood, a Mumbai, e rilasciato a maggio del 2023. Nella parte alta di una delle sue locandine si vedono quattro ragazze sorridere e abbracciarsi: sono vestite con colori accesi, zaino in spalla, orecchini. Poi si guarda in basso e in un’altra foto, con la stessa posa, i colori sono spariti. Le ragazze indossano un velo scuro e hanno un’espressione seria, lo sguardo teso. L’effetto è volutamente inquietante.
La trasformazione tra il prima (parte alta) e il dopo (parte bassa) è dovuta alla “Love Jihad”, la “jihad dell’amore”. O almeno questo è quello che sostiene chi ha scritto The Kerala Story, un film che ha l’obiettivo di «svelare la verità che è stata tenuta nascosta», si legge sulla stessa locandina. Chi avverte dei pericoli della “Love Jihad”, cioè esponenti della destra ultrainduista e membri di alcune comunità cristiane presenti in India, afferma che sia in atto un’operazione su larga scala da parte dello Stato Islamico (IS) per convertire decine di migliaia di donne indiane all’islam radicale. Secondo la teoria, la ragazza di turno verrebbe avvicinata da un membro dell’IS con lo scopo di farla innamorare, per poi convincerla a sposarlo e infine a convertirsi all’islam, trasformandola in una futura martire per la causa dello Stato Islamico. Le vittime sarebbero soprattutto donne residenti nello Stato del Kerala, o comunque nel sud del paese.
In The Kerala Story, che si presenta dunque come un film ispirato a un fenomeno reale, si afferma che le ragazze convertite attraverso la “Love Jihad” siano almeno 32 mila. È una cifra di cui non c’è alcun riscontro nei dati ufficiali e che hanno parzialmente ritrattato gli stessi produttori del film. Forse il fenomeno esiste, o è esistito, ma è molto improbabile sia anche solo lontanamente avvicinabile ai numeri presentati dal film e dagli ultrainduisti, compresi molti esponenti del governo centrale guidato dal Bharatiya Janata Party (BJP) del premier Narendra Modi. Ad oggi si parla realisticamente di poco più di una decina di casi, anche se sono solo tre quelli accertati.
Negli ultimi anni sempre più film in India trattano di questioni politiche, spesso controverse, presentando biografie “revisionate”, teorie complottistiche e dati inattendibili, ma comunque in linea con la narrazione governativa. Non tutti hanno grande successo al botteghino, come The Kerala Story (che ha incassato più di 35 milioni di dollari), ma quando accade il film diventa un caso nazionale. Un esempio illustre è The Kashmir Files, lungometraggio del 2022 che ha incassato più di 40 milioni di dollari.
[Per leggere l’articolo integrale, clicca qui]A cura di Francesco Mattogno