10:44 : “Il giudice respinge l’appello di Bo Xilai. La sentenza di ergastolo emessa in prima istanza è accolta”, recita l’agenzia di stampa ufficiale Xinhua. Si conclude probabilmente la vicenda giudiziaria, politica e personale di Bo Xilai, l’ex leader del Partito nella metropoli cinese di Chongqing, caduto in disgrazia oltre un anno fa.
La 22esima camera dell’Alta Corte Popolare dello Shandong ha rifiutato di riesaminare il caso in appello, si conferma così la condanna emessa il mese scorso e cioè: ergastolo per l’accusa di corruzione, quindici anni per quella di appropriazione indebita, sette anni per quella di abuso di potere.
All’udienza di oggi ha presenziato lo stesso Bo. Tra il pubblico c’erano inoltre amici di famiglia e cinque suoi congiunti: i fratelli Bo Xiyong, Bo Xicheng e Bo Xining, la sorella minore Bo Xiaoying e il figlio maggiore Li Wangzhi. La polizia pattugliava in forze le vie circostanti al tribunale di Jinan e solo alcuni selezionati giornalisti dei media di Stato sono stati autorizzati ad assistere alla lettura delle decisioni della corte. Una limitazione del traffico in tutta l’area era stata imposta tra le 6:00 e le 13:00.
Subito dopo il verdetto, la corte ha indetto una conferenza stampa in cui un portavoce ha dichiarato che il tribunale aveva accuratamente esaminato la sentenza di primo grado e interrogato Bo più volte. La difesa sosteneva che le prove contro l’ex leader di Chongqing fossero insufficienti. Centouno persone hanno assistito all’udienza.
Poi, il verdetto è stato pubblicato sul sito web del tribunale. Bo ha ribadito che la sua prima testimonianza – in cui ammetteva alcune colpe – fosse stata scritta sotto costrizione. Ha detto quindi che non è stato permesso alla propria difesa di interrogare un testimone chiave, cioè sua moglie Gu Kailai. Infine ha sostenuto che il caso è stato giudicato grave perché le proprie azioni avrebbero portato alla defezione di Wang Lijun – il suo ex braccio destro a Chongqing – ma che lo stesso Wang Lijun ha ricevuto una condanna più mite.
Negli ultimi giorni, decine di messaggi di sostegno per “il segretario del Partito Bo” sono circolati sui microblog. Media indipendenti segnalano che intorno alle 10:00 di oggi, ora in cui è iniziata l’udienza, Sina Weibo, la più grande piattaforma di microblogging del Paese, ha subito un rallentamento fino a bloccarsi, consentendo solo ai media statali e ad alcuni commentatori selezionati di postare messaggi.
La decisione di respingere il ricorso di Bo non è giunta inaspettata. Hong Daode, studioso di diritto all’Università di Scienze Politiche e Giurisprudenza, ha detto a Phoenix TV che si aspettava proprio questo esito. L’emittente dice che la comparsa di Bo in tribunale dovrebbe essere la sua ultima apparizione pubblica.
Prima di cadere in disgrazia, il “principino” del Partito comunista Bo Xilai era considerato uno dei più papabili candidati ad assumere un ruolo chiave nel Comitato Centrale, durante la transizione della leadership di fine 2012. Già sindaco della città di Dalian, ministro del Commercio e capo del partito nella megalopoli di Chongqing, fu tuttavia espulso dal Partito comunista nel mese di settembre, dopo una torbida vicenda con protagonisti sua moglie Gu Kailai e Wang Lijun.
La prima ricevette una “condanna a morte sospesa” (di fatto l’ergastolo) nell’agosto del 2012 per l’omicidio del cittadino britannico e socio in affari Neil Heywood (avvenuta nell’autunno 2011); il secondo, 15 anni di reclusione per abuso di potere, corruzione, defezione e “deviazione della legge per fini egoistici”. Wang cercò rifugio nel consolato Usa di Chengdu il 6 febbraio 2012 e fu quindi consegnato dai funzionari statunitensi alla sicurezza cinese. Da lì prese il via una torbida vicenda con i contorni del giallo e della spy-story, con al centro le responsabilità di Gu Kailai, nella misteriosa morte dell’uomo d’affari britannico.
[Scritto per Lettera43]