Con l’evolversi degli standard di bellezza femminile in Cina, nel corso dei secoli anche le modalità di rappresentazione delle donne nell’arte hanno subito varie trasformazioni. “Dialoghi: Confucio e China Files” è una rubrica in collaborazione tra China Files e l’Istituto Confucio dell’Università degli Studi di Milano. Clicca qui per le altre puntate.
Dalle prime figure femminili rappresentate in dipinti funerari, passando per le dame di corte della dinastia Tang, fino ai ritratti imperiali di epoca Ming, la rappresentazione femminile attraverso la storia dell’arte cinese è stata soggetta a diverse influenze estetiche, culturali e sociali. Da sempre, le filosofie taoiste e confuciane hanno posto l’enfasi sul rapporto tra bellezza interiore e esteriore. Lo scopo didattico della pittura tradizionale cinese, quindi, ha messo l’accento sulla rappresentazione dello spirito e delle virtù attraverso la forma come costante in ogni epoca.
Il Dipinto su seta di una dama, una fenice e un drago, risalente all’epoca degli Stati Combattenti (453 a.C. al 221 a.C), è riconosciuto come la prima opera della storia dell’arte cinese incentrata su un soggetto femminile. Il dipinto presenta il profilo di una donna in piedi nell’angolo in basso a destra dell’immagine con le mani giunte. Con la sua acconciatura elaborata, la vita sottile, la gonna lunga con strascico e le maniche voluminose, la donna incarna la figura femminile slanciata idealizzata nella cultura dell’epoca. Una fenice svetta sopra la sua testa, mentre a sinistra un drago si muove a spirale verso il cielo. In base alle testimonianze archeologiche, si ritiene che la donna del dipinto sia la rappresentazione di colei che occupa la tomba, mentre il drago e la fenice accompagnano la sua anima nel viaggio verso l’aldilà. Anche nel periodo delle dinastie Qin (221 a.C.- 206 a.C.) e Han (206 a.C. – 220 d.C.), la maggior parte delle figure femminili sono rappresentazioni funerarie di nobildonne defunte, come nel caso del dipinto della famosa bara in legno laccato della Marchesa Dai, scoperta nelle tombe Mawangdui di Changsha, in cui la donna viene ritratta con una figura piena dal portamento solenne, protesa in avanti e con la schiena leggermente ingobbita.
La ritrattistica divenne però un genere artistico importante solamente durante il periodo di divisione che seguì la caduta della dinastia Han nel 220 d.C.. In un epoca segnata da turbolenze politiche, i movimenti filosofici guadagnarono una nuova popolarità formando un ideale estetico che esprimeva nobili qualità interiori attraverso la bellezza esteriore. Risalente a questo periodo, il pittore Gu Kaizhi, conosciuto oggi nella storia dell’arte come il primo grande maestro della ritrattistica cinese, raffigurò nelle sue opere numerosi soggetti femminili spesso ispirati da famose poesie e testi filosofici. In molte delle opere a lui attribuite, come Ammonimenti dell’istitutrice alle dame di corte e Istruzioni alle donne illustri, la rappresentazione delle virtù femminili è centrale. La forma aggraziata e i lineamenti eleganti costituivano l’ideale estetico per le donne dell’epoca, con immagini che ritraevano donne con figure flessuose e vita sottile come espressione fisica della loro gentilezza e raffinatezza interiore.
Solo durante la dinastia Tang (618-907) venne introdotto il termine “shinü” (仕女), ovvero “dama di corte”, per intendere le nobildonne appartenenti agli strati sociali superiori. La Cina del periodo vantava floridi scambi commerciali e una propensione al lusso, al tempo libero e al divertimento. I governanti Tang attribuivano grande importanza alle belle arti, reclutando pittori, collezionando opere famose e promuovendo attivamente lo sviluppo della pittura come forma d’arte. Abbandonando i precedenti fondamenti negli insegnamenti morali, i ritratti delle dame di corte iniziarono a riflettere lo stile di vita elegante e rilassato delle nobildonne. Artisti come Zhang Xuan e Zhou Fang iniziarono a dipingere le vite aristocratiche delle donne dell’alta società, segnando un picco di produzione di immagini femminili nell’arte cinese antica. Opere come Dame di corte che fanno oscillare i ventagli e Dame di corte che adornano i loro capelli con i fiori dell’artista Zhou Fang sono l’esempio della prosperità economica e del lusso alla corte imperiale. Gli strati semitrasparenti delle vesti scollate, le acconciature elaborate e le sottili ombreggiature dei tratti del volto sono dettagli raffinati che lasciano immaginare lo stile di vita aristocratico e privilegiato di queste donne dalla pelle delicata e dagli opulenti abiti in seta.
Durante la dinastia Song (960-1279), i temi e le figure rappresentate divennero più diversificati, mentre i gusti artistici, anch’essi influenzati da una società stabile e prospera, abbracciarono un’estetica più sottile e naturale e meno opulenta delle dame di corte. Nei dipinti di questo periodo, le figure femminili sono meno voluttuose e affascinanti di quelle dei Tang e trasmettono una natura gentile, al contempo con un carattere più dignitoso e sicuro di sé. Oltre alle dame di corte, i dipinti Song ritraggono anche diverse figure femminili ispirate alla storia, alla letteratura e alle leggende.
Il periodo che comprende le dinastie Ming e Qing, dal 1368 al 1911, ha visto invece la crescita di una classe media urbana, con il conseguente aumento della domanda di ritratti. Le rappresentazioni di questo periodo vedono figure femminili in pose più romantiche e timide, intente a leggere o a dipingere o a suonare degli strumenti, anche in questo caso evidenziando attraverso la bellezza esteriore la virtuosità e bellezza interiore di queste figure.
In opere come Vento d’autunno e ventaglio di seta di Tang Yin si può notare come la figura femminile sia caratterizzata da sopracciglia molto sottili, appena delineate da un colpo di pennello, da una bocca a bocciolo di rosa e da uno sguardo pensieroso, quasi colto in un momento di riflessione. Tenendo in mano un ventaglio da palazzo, che svolazza al vento insieme alle vesti, la figura incarna l’ideale di bellezza dolce e fragile caratteristica di questo periodo.
Di Camilla Fatticcioni
Fotografa e studiosa di Cina. Dopo la laurea in lingua Cinese all’università Ca’ Foscari di Venezia, Camilla vive in Cina dal 2016 al 2020. Nel 2017 inizia un master in Storia dell’Arte alla China Academy of Art di Hanghzou avvicinandosi alla fotografia. Tra il 2022 e il 2023 frequenta alcuni corsi avanzati di fotografia presso la Fondazione Studio Marangoni di Firenze. A Firenze continua a portare avanti progetti fotografici legati alla comunità cinese in Italia e alle problematiche del turismo di massa. Combinando la sua passione per l’arte e la fotografia con lo studio della società contemporanea cinese, Camilla collabora con alcune testate e riviste e cura per China Files una rubrica sull’arte contemporanea asiatica.