Beidahe, il futuro del Partito si decide in segreto

In by Gabriele Battaglia

A Beidahe, tutto è già pronto per accogliere i leader del Pcc. Bo Xilai, l’economia che rallenta, la lotta alla corruzione. Qui, tradizionalmente si prendono le decisioni più importanti per gli equilibri del Partito e dello Stato. Questioni in cui anche il grande vecchio Jiang Zemin pare avere un peso fondamentale. Beidahe è una località balneare nota per i suoi 10 chilometri di spiagge di sabbia fina a circa 300 chilometri da Pechino. Da sempre, o meglio da quando alla fine del XIX secolo fu scoperta da diplomatici e avventurieri europei, è la meta estiva di chi durante l’anno abita a Pechino o Tianjin, e può permettersi di rilassarsi al mare.

Mao Zedong aveva una villa qui. E i locali ricordano ancora quando si potevano incontrare i leader che passeggiavano per la cittadina o mangiavano all’aperto. Raccontano di aver parlato con il Grande Timoniere o Zhou Enlai, e si lamentano che se oggi si accorgono della presenza di qualcuno di importante, è solamente per la presenza di Audi nere dai vetri oscurati e per l’aumento di controlli e forze dell’ordine.

E’ un’istituzione quella degli incontri informali a Beidaihe, una tradizione che aveva perso di forza durante gli anni retti da Hu Jintao e Wen Jiabao, che volevano normalizzare le discussioni politiche e riportarle nelle sedi istituzionali e che ha ripeso forza l’anno passato quando le disperate lotte interne per la successione ai vertici del paese sembravano non trovare una linea condivisa.

Molti analisti prevedevano che nella nuova era Xi Jinping, le vacanze a Beidaihe sarebbero state un’altra volta messe da parte per onorare quella austerità e quella lotta alla corruzione che sembrano essere le parole d’ordine del nuovo mandato presidenziale. Ma non sembra sarà così. Il quotidiano di Hong Kong, South China Morning Post è andato a vedere e documenta misure di sicurezza straordinarie attorno alle proprietà e alle spiagge riservate alla classe dirigente di questo paese. E ancora cani anti-esplosivo setacciano le stazioni e posti di blocco sulle due artiere principali che portano all’area più esclusivi della città.

L’anno scorso si sono riuniti qui in gran segreto tutti i maggiori attori della politica cinese, dovevano decidere come affrontare lo scandalo Bo Xilai, il principino decaduto con troppo sostegno popolare, che si temeva avrebbe impedito alla leadership un tranquillo passaggio di consegne.

Quest’anno dovranno affrontare l’agenda da proporre al plenum del Partito che si svolgerà il prossimo autunno. E probabilmente devono ancora affrontare il destino che decideranno di riservare a Bo Xilai, il cui processo secondo diverse fonti dovrebbe svolgersi il prossimo settembre. Ma come al solito è difficile spiare oltre il muro di silenzio che circonda questi incontri. Perfino i media di stato più informati faticano a capire chi è presente e di cosa si discute. Ma i “preparativi” documentati dal South China Morning Post non lasciano quasi dubbi sul fatto che l’arrivo di personaggi politici chiave sia imminente.

“Il Politburo deve incontrarsi entro la fine del mese per decidere la direzione politica e l’agenda che dovrà uscire dalla terza assemblea plenaria” – ha spiegato Deng Yuwen, ex vicedirettore di un’importante rivista della Scuola centrale del Partito.

Diversi analisti hanno anche notato che nell’ultimo mese i sette funzionari più alti in grado – quello che si chiama Comitato centrale del Politburo, ovvero il gotha del Partito e, quindi, della Repubblica popolare cinese – hanno fatto giri di ispezione per il paese per “prepararsi alla prossima serie di incontri importanti”.

Alcuni sottolineano il fatto che il presidente vorrà utilizzare il vantaggio del fatto che in meno di un anno ha preso il potere nella sua interezza. Oltre alla presidenza della Repubblica popolare, infatti, è diventato sin da subito presidente della Commissione militare, una carica che per una tradizione inaugurata da Jiang Zemin, doveva rimanere nelle mani del presidente uscente almeno un paio d’anni. In questo senso forse non è un caso che ieri è stata resa nota un’apparizione pubblica dell’ultimo grande vecchio della politica cinese.

Il 3 luglio scorso incontrando l’ex segretario di Stato americano Henry Kissinger, il leader ormai 86enne, avrebbe espresso il suo apprezzamento per l’attuale presidente non solo definendolo "estremamente capace e saggio" ma aggiungendo che "un paese grande come la Cina ha bisogno di un leader forte che inevitabilmente andrà incontro a ogni genere di problemi. Quello che conta è che li affronti con decisione".

Le problematiche sul tavolo in ogni caso sono molte: le misure da intraprendere per il rallentamento della crescita, soluzioni concrete per quello che lo stesso Xi ha definito la “campagna per la rettificazione della linea di massa” (ovvero come il Partito può essere più vicino alle esigenze del popolo) e – non ultimi – i conflitti sociali causati dalla disparità sempre maggiore dei redditi, dal deterioramento dell’ambiente, dalla corruzione dei funzionari e da frizione etniche mai sopite. Si tratta quindi di ristabilire la credibilità del partito trovando linee guida condivise. Il sogno cinese, direbbe il presidente.

[Scritto per Lettera43; foto credits: scmp.com]