SPECIALE HONG KONG
– Fenomenologia di una protesta
Le proteste contro la legge sull’estradizione sono ormai trascese nella difesa a oltranza dell’autonomia dell’ex colonia britannica. Riesumando le vecchie aspirazioni suffragiste si è data voce a un disagio radicato nelle problematiche sociali che da anni affliggono l’ex colonia britannica: diseguaglianza sociale ed emergenza abitativa in primis.
– Dagli Ombrelli alle proteste anti-estradizione
Avviate dal Civil Human Rights Front, le proteste anti-estradizione hanno sancito una netta evoluzione rispetto al movimento degli Ombrelli per la loro natura orizzontale e decentralizzata. Una caratteristica che – combinata ad alcuni fattori socio-economici – ha contribuito a una maggiore radicalizzazione delle contestazioni.
– Dove il “dio dollaro” non conta nulla
Ci si muove su vecchi traghetti, lenti, traballanti, in parte arrugginiti, popolati da assonnati pendolari, mamme con bambini ululanti e vecchi lupi di mare a riposo. Le isole minori sono un mondo lontano anni luce dagli stereotipi occidentali e cinesi di una città supermoderna e unidimensionale
– La protesta autonoma e senza leader
Come le maree, le folle di Hong Kong si propagano e si ritirano. A governarle però, a differenza delle prime, nessuna legge della fisica. Solo un’incredibile volontà collettiva che ha fatto dell’anonimato la sua strategia vincente. Quello che sta andando avanti da mesi ad Hong Kong mostra come, nell’era della rivoluzione digitale, anche le proteste di piazza possano mutare di natura fino al punto da diventare leader free.
Il 21 luglio scorso, un centinaio di persone in t-shirt bianca hanno attaccato passanti e manifestanti alla stazione di Yuen Long, zona rurale di Hong Kong. Questa violenza indiscriminata ha attirato l’attenzione della polizia hongkongese, che ha ricollegato alcuni tra gli arrestati a importanti “triadi”, organizzazioni criminali che da anni operano nell’ombra in molti degli eventi politici della Cina e di Hong Kong.
– Gli attivisti di Hong Kong: «Siamo come l’acqua, non ci fermeremo. Adesso o mai più»
Intervista con i manifestanti di Hong Kong da undici settimane in strada per il suffragio universale e contro «l’ingerenza cinese». «Sono nata e cresciuta a Hong Kong. Devo dire che gli abitanti di questa città mi hanno sorpreso ogni minuto da quando è iniziato questo movimento. Siamo uniti e connessi, anche nelle nostre differenze. E anche in strada ci siamo evoluti, siamo diventati davvero acqua. Non ho davvero idea di come finirà questa protesta, ma ho chiara una cosa: adesso o mai più. La Cina prenderà provvedimenti per limitare ulteriormente la nostra libertà? Se vogliono schierare l’Esercito di liberazione popolare facciano pure, noi siamo qui».
9 giugno – Hong Kong, partecipazione record alle proteste anti-estradizione
Si sono concluse con gli scontri tra i manifestanti e la polizia le proteste pacifiche che domenica hanno visto la popolazione di Hong Kong manifestare contro il discusso emendamento della legge di estradizione. Oltre 1 milione di persone – secondo il Civil Human Rights Front (circa 240mila stando alla polizia) – si sono riversate davanti al parlamento nella serata di domenica per chiedere le dimissioni della chief executive e la sospensione del provvedimento che – una volta approvato – vedrà l’ex colonia britannica consegnare a Pechino i sospettati di alcuni crimini punibili con almeno sette anni di carcere, anche in assenza di un accordo formale di estradizione.
12 giugno – Hong Kong in protesta, sospese le discussioni sull’estradizione
Migliaia di manifestanti si sono riuniti attorno al Consiglio legislativo, il parlamento di Hong Kong, fronteggiando la polizia antisommossa e costringendo i legislatori a rinviare il dibattito odierno sul controverso disegno di legge che, se approvato, permetterà a Pechino di rivendicare la propria giurisdizione sui sospettati di una quarantina di reati. Perlopiù giovani e studenti, i manifestanti vestiti di nero e con delle mascherine sul volto, hanno bloccato il traffico impedendo ai parlamentari di raggiungere l’edificio, mentre le forze dell’ordine hanno risposto con cannoni ad acqua e spray al peperoncino minacciando di passare alle maniere forti.
13 giugno – Hong Kong, le proteste sfociano in scontri
Come accade sempre più spesso in Asia, quando c’è di mezzo la Cina, le proteste rischiano di rappresentare sentimenti radicati nel tempo: quelle in scena da giorni a Hong Kong sono contro l’approvazione del provvedimento che consentirebbe per la prima volta l’estradizione di sospetti di reati verso la Cina continentale, ma sono innanzitutto proteste anti-cinesi.
13 giugno – Pechino: “l’illegalità comprometterà Hong Kong”
“È l’illegalità che nuocerà a Hong Kong, non gli emendamenti proposti alla legge sulle estradizioni”. All’indomani degli scontri tra la polizia e i manifestanti, la stampa cinese condanna “l’opposizione politica e i capi stranieri” per ostacolare il nuovo provvedimento “a scapito dello stato di diritto, della sicurezza pubblica e della giustizia”, sebbene in linea con le convenzioni internazionali.
17 giugno – A Hong Kong vincono i manifestanti
La chief executive Carrie Lam ha annunciato la sospensione della controversa legge, senza indicare una data possibile per la riproposizione. Pechino accetta e «comprende» la scelta e ribadisce: «Quanto accade a Hong Kong è un affare interno della Cina».
17 giugno – Le scuse di Carrie Lam non bastano
Quasi due milioni di persone sono scese in strada per protestare contro la legge sull’estradizione. Stime che se confermate renderebbero quella di ieri la mobilitazione di massa più numerosa dal ritorno di Hong Kong alla Cina. A differenza da quanto avvenuto mercoledì scorso, le rimostranze si sono svolte pacificamente ma in un clima di diffidenza nei confronti della sospensione dell’emendamento, annunciata sabato dal governo locale.
19 giugno – Hong Kong non molla
Negli ultimi quindici anni, l’ingerenza della ‘mainland’ è diventata gradualmente più opprimente, compromettendo non solo il ruolo tradizionalmente esercitato dal Paese nella difesa dei diritti umani, sistematicamente violati sulla terraferma, ma mettendone persino in discussione la credibilità come principale centro finanziario d’Asia.
21 giugno – Hong Kong torna in strada
Come preventivato negli scorsi giorni, i manifestanti sono tornati in piazza per protestare contro la reticenza dimostrata dal governo locale nel rispondere alle loro richieste entro la deadline scaduta ieri pomeriggio. Oltre al ritiro della proposta di legge, Civil Human Rights Front, l’organizzazione che ha supportato la mobilitazione di domenica, chiede un’indagine per appurare l’operato degli agenti negli scontri e le dimissioni di Carrie Lam.
22 giugno – A Hong Kong non bastano le scuse
Le scuse del governo non bastano. I manifestanti chiedono le dimissioni di Carrie Lam, il ritiro della proposta di legge e un’indagine per appurare l’operato della polizia durante gli scontri del 12 giugno.
26 giugno – Hong Kong si appella al G20
Per la prima volta dal’inizio delle proteste anti-estradizione, la Gran Bretagna ha preso una posizione netta. Londra sospenderà la vendita a Hong Kong di gas lacrimogeni e altri equipaggiamenti per il controllo della folla.Intanto per le strade dell’ex colonnia britannica si torna a protestare in vista del G20. Questa mattina centinaia di persone sono confluite intorno alle sedi diplomatiche di 19 paesi nella speranza di richiamare l’attenzione della comunità internazionale.
2 luglio – Hong Kong si radicalizza per commemorare l’handover
Hong Kong ha celebrato il 22esimo anniversario dall’handover blindata. Fin dalle prime luci dell’alba la tensione è sfociata in scontri tra polizia e manifestanti mentre l’establishment festeggiava il ritorno alla mainland barricato dentro il Convention and Exhibition Centre.
3 luglio – La Cina rompe il silenzio su Hong Kong
L’assalto dei manifestanti al parlamento per Pechino è un «atto illegale grave, che mina lo stato di diritto e l’ordine sociale». La strada si fa in salita per la chief executive dell’ex colonia Carrie Lam.
8 luglio – Hong Kong un porto profumato…di oppio
Nel 1810, quando con l’aiuto di funzionari corrotti ormai l’oppio entrava a fiumi in Cina venduto da contrabbandieri cinesi e mercanti senza scrupoli inglesi, malesi e americani, e fiorivano dappertutto le fumerie, un editto imperiale decretava: «L’oppio è un pericolo. Per debellarne il traffico, nella primavera del 1839 fu inviato a Canton l’incorruttibile Lin Zexu, come commissario imperiale.
8 luglio – Le proteste verdi di Wuhan risuonano a Hong Kong
A fine giugno i residenti del distretto di Yangluo, a Wuhan hanno manifestato contro la costruzione del termovalorizzatore di Chenjiachong (il sesto nella zona), scontrandosi duramente con le forze dell’ordine, all’esterno degli uffici del governo provinciale. Quella di Wuhan è solo l’ultima manifestazione di malcontento della popolazione locale verso la costruzione di impianti per lo smaltimento dei rifiuti. A ricordare il potenziale destabilizzante delle “proteste verdi”, messaggi di sostegno a Wuhan sono circolati per le strade di Hong Kong, dove da giorni i manifestanti denunciano la crescente ingerenza cinese.
18 luglio – Una mozione Ue in sostegno di Hong Kong
Oltre un decimo dei 751 membri del Parlamento europeo si è riunito mercoledì per chiedere al governo di Hong Kong di ritirare formalmente la sua proposta di estradizione e introdurre riforme democratiche. La mozione, che sarà discussa “urgentemente” giovedì, è stata presentata da 85 membri nella giornata di ieri, all’indomani dell’approvazione della nomina di Ursula von der Leyen a nuovo presidente della Commissione europea.
22 luglio – Hong Kong, i dimostranti prendono di mira il governo centrale
Nuovo weekend di proteste, nuovi scontri. Nel pomeriggio di domenica, dimostrazioni guidate dalla coalizione Civil Human Rights Front hanno animato la zona commerciale di Causeway Bay per chiedere un’indagine indipendente sull’operato della polizia nei giorni di protesta. La marcia pacifica tuttavia ha assunto connotazioni violente nella tarda serata quando alcuni dimostranti hanno sconfinato oltre la zona accordata con dalle autorità, raggiungendo la Central Police Station e la sede di rappresentanza del governo cinese in Sai Ying Pun.
30 luglio – Hong Kong: Pechino sta con la polizia
Prima presa di posizione ufficiale di Pechino: «I cittadini denuncino i crimini dei radicali». Domenica nuova protesta di massa: ora si manifesta contro la violenza degli agenti
Conferenza stampa del portavoce di Pechino. Avviso ai manifestanti: non giocate con il fuoco. L’ufficio politico di Pechino che si occupa degli affari di Hong Kong e Macao, fino a poco tempo fa praticamente sconosciuto, ha nuovamente espresso la propria opinione su quanto sta accadendo da ormai nove settimane nell’ex colonia, con una seconda conferenza stampa.
10 agosto – Cina e Usa, scambio di accuse su Hong Kong
I manifestanti proseguono nella loro protesta: al via tre giorni di sit-in all’aeroporto. L’ambasciata cinese a Roma convoca i giornalisti per spiegargli cosa sta succedendo a Hong Kong. La Cina sta provando a etichettare quella di Hong Kong come una «rivoluzione colorata», espressione dalla connotazione negativa che evidenzierebbe la circostanza nella quale le manifestazioni sono pilotate da un paese terzo, in questo caso gli Stati uniti.
13 agosto – Hong Kong: per Pechino le «proteste sono terrorismo»
I media cinesi mostrano assembramenti di truppe a Shenzhen. Voli annullati nell’ex colonia britannica fino a stamattina per i sit-in organizzati in aeroporto. Week end di scontri: la polizia ha usato gas lacrimogeni contro i manifestanti.
15 agosto – Le proteste di Hong Kong e il dilemma di Pechino
Ieri da diversi gruppi che partecipano alle proteste sono arrivate le scuse per i disordini degli ultimi giorni. Ma quello che pare mancare al momento è la possibilità reale di arrivare a qualche risultato dopo settimane di manifestazioni che hanno spinto la tensione a un punto tale da rendere complicata una soluzione che permetta alla Cina di non perdere la faccia.
17 agosto – L’offensiva mediatica cinese piomba sulle proteste di Hong Kong
Se nei primi giorni delle manifestazioni a Hong Kong gli accadimenti erano stati silenziati sulle reti sociali cinesi, ben presto invece Pechino ha cambiato strategia, inondando WeChat e Weibo di messaggi a favore del governo e della polizia della città e sottolineando le «violenze» dei manifestanti che poi lo stesso governo ha bollato come prodromo di «terrorismo».
30 agosto – I leader degli Ombrelli agli arresti
Stretta delle autorità contro il movimento pro-democrazia a Hong Kong. In una retata avvenuta questa mattina, alcuni dei rappresentanti più noti del movimento sono stati arrestati e si troverebbero ora nella sede centrale della polizia a Wan Chai. Si tratta di Joshua Wong, leader del movimento degli ombrelli, che è stato prelevato per strada e caricato su un furgone. A finire dietro le sbarre anche Andy Chan, capo del Hong Kong National Party, partito politico a favore dell’indipendenza, e arrestato mentre stava per imbarcarsi su un volo per il Giappone. E infine l’attivista ventiduenne Agnes Chow, tra i fondatori di Demosistō, organizzazione trasformatasi in partito nel 2016.
31 agosto – Rilasciati i giovani attivisti
Joshua Wong e Agnes Chow, due dei giovani leader del movimento pro-democrazia di Hong Kong, arrestati con altri attivisti nella giornata di ieri, sono stati rilasciati su cauzione. Nonostante l’iniziale ripensamento di ieri, in queste ore si sta svolgendo per il tredicesimo week end di seguito una nuova manifestazione. Scontri registrati in varie parti della città.
1 settembre – Notte di violenza a Hong Kong. La polizia carica anche in metro
La notte del 31 agosto ha visto un inasprimento notevole del confronto tra manifestanti e polizia di Hong Kong. Al termine di una giornata contraddistinta da scontri, cariche e lanci di molotov, in serata la polizia ha deciso di imboccare i manifestanti anche in alcune stazioni della metropolitana (Mong Kok e Prince Edward) finendo per spaccare teste e ferire numerose persone.
4 settembre – La controproposta di Carrie Lam
In un discorso alla televisione, una provata Carrie Lam ha parlato alla popolazione di Hong Kong rispondendo alle 5 richieste avanzate nei mesi scorsi dai manifestanti e mettendo sul tavolo le sue proposte. Questi i punti principali emersi:
1-ok al ritiro definitivo della proposta di legge sull’estradizione.
2 -approvazione di un panel con esperti internazionali per indagare sui crimini commessi dalla polizia nei confronti dei manifestanti, che sarà presieduta dall’Independent Police Complaints Council (IPCC).
3 – avvio di una consultazione popolare a largo spettro per raccogliere le opinioni di tutti attraverso una piattaforma di dialogo.
4- supporto di esperti all’elaborazione di risposte e soluzioni ai complessi problemi socio economici, e emersi che vanno ben oltre l’extradition bill.
5 settembre – Hong Kong: il ritiro della legge sull’estradizione apre nuove scenari
Con un messaggio televisivo la governatrice di Hong Kong Carrie Lam ha annunciato il ritiro del disegno di legge sulle estradizioni. Si tratta del provvedimento all’origine delle proteste che da inizio giugno hanno caratterizzato l’ex colonia britannica. È una decisione tardiva ma che finisce per aprire nuovi scenari nella città, considerando che il ritiro della legge era la prima richiesta dei manifestanti.
9 settembre -Hong Kong chiede aiuto a Trump
Hong Kong è parte inseparabile della Cina e Pechino non permetterà alle forze separatiste di minare l’unità nazionale. L’avvertimento giunge all’indomani del 14esimo weekend di protesta e a pochi giorni dall’annuncio del ritiro formale della controversa legge sull’estradizione. Nella giornata di domenica, munite di bandiere a stelle e strisce, migliaia di persone hanno marciato in direzione del consolato americano per implorare Trump di “liberare” l’ex colonia britannica dalla stretta di Pechino.
11 settembre – Primi arresti anche sulla terraferma
Sono almeno 1300 gli arresti messi a segno dalla polizia di Hong Kong negli ultimi tre mesi di proteste. Le accuse spaziano dalla “sommossa” all”assemblea illegale”, come nel caso dei leader di Demosisto Joshua Wong e Agnes Chow, rilasciati su cauzione. Ma le manette sono scattate anche sulla terraferma, dove secondo il Los Angeles Times sono circa una ventina gli attivisti finiti dietro le sbarre per aver preso parte alle manifestazioni nell’ex colonia britannica o semplicemente per aver condiviso informazioni sulle proteste.
11 settembre – Confusione a stelle strisce tra i manifestanti di Hong Kong
Pur non rappresentando tutta la varia e diversa composizione dei manifestanti (per fortuna), la richiesta di aiuto inviata agli Usa – dettata, dicono alcuni manifestanti, dalla disperazione e dall’ingenuità – costituisce un elemento su cui soffermarsi.
13 settembre – Pechino mobilita le aziende di stato in aiuto di Hong Kong
Pechino ha chiesto alle aziende di stato di correre in aiuto di Hong Kong. Secondo un’esclusiva della Reuters, l’appello sarebbe stato lanciato questa settimana durante un incontro organizzato a Shenzhen dalla potente State-owned Assets Supervision and Administration Commission (SASAC).
16 settembre – Ancora caos a Hong Kong
E’ ancora caos per le strade di Hong Kong, dove si è appena concluso il 15esimo weekend di protesta. Mentre nella giornata di sabato si sono verificati leggeri tafferugli tra i manifestanti e alcuni sostenitori del governo, domenica sera la situazione è nuovamente degenerata in guerriglia. La polizia ha risposto con lacrimogeni e cannoni ad acqua per fronteggiare i dimostranti, che armati di ombrelli e bombe molotov hanno preso di mira i palazzi del potere, dato alle fiamme uno striscione per il 70esimo anniversario della Rpc, e vandalizzato le stazioni della metro.
20 settembre -Per Amnesty la polizia di Hong Kong è ricorsa alal tortura
Arresti arbitrari, percosse e persino la tortura. Sono le tecniche utilizzate dalla polizia di Hong Kong contro i manifestanti anti-estradizione, secondo un rapporto pubblicato ieri da Amnesty International. L’indagine si basa sulla testimonianza di oltre venti persone finite agli arresti e prove raccolte sul campo, corroborante dal giudizio di avvocati e operatori sanitari.
23 settembre – Hong Kong: monta la rabbia a pochi giorni dall’anniversario della Rpc
A circa dieci giorni dalle celebrazioni per il 70esimo anniversario della Repubblica popolare, la rabbia dei dimostranti di Hong Kong si riversa contro l’ingerenza cinese, prendendo nuovamente di mira la bandiera pentastellata. Il 16esimo weekend di protesta ha visto i manifestanti colpire stazioni della metro e shopping mall nei Nuovi Territori associati a precedenti episodi di abuso di potere da parte della polizia.
27 settembre – Carrie Lam fronteggia per la prima volta la popolazione
Dopo 16 settimane di proteste, la chief executive di Hong Kong Carrie Lam ha dialogato con la popolazione durante un primo incontro avvenuto ieri sera presso il Queen Elizabeth Stadium, nel distretto di Wan Chai. L’evento – durato oltre due ore e accompagnato da misure di sicurezza rigidissime – ha visto partecipare circa 150 persone estratte a soprte tra le oltre 20mila ad aver fatto domanda. Grossomodo 70 quelle a cui è stato permesso di interpellare la leader.
30 settembre – Hong Kong ricorda gli Ombrelli
E’ ancora guerriglia per le strade di Hong Kong, dove nel weekend i manifestanti sono tornati in strada per ricordare il quinto anniversario delle proteste degli Ombrelli. Admiralty, Wan Chai e Causeway Bay sono diventate scenario di scontri tra polizia e manifestanti in prossimità dei palazzi del potere. Il picco è stato raggiunto domenica, quando la polizia ha cominciato a sparare lacrimogeni prima del solito e un ufficiale in borghese ha sparato un colpo di avvertimento verso il cielo per scacciare i manifestanti.
2 ottobre – Hong Kong: la polizia spara contro un attivista
Da tempo, a Hong Kong, la ricorrenza del 1 ottobre rappresenta un’occasione per protestare contro il soffocante abbraccio della madrepatria. Ma quest’anno il tentativo di introdurre la controversa legge sull’estradizione ha fatto lievitare il malcontento popolare a un nuovo massimo storico. Per la prima volta la polizia ha sparato contro un manifestante.
3 ottobre – Hong Kong valuta misure draconiane di epoca coloniale
Non si fermano le proteste a Hong Kong dove, all’indomani del ferimento di un attivista con un proiettile sparato da un agente a distanza ravvicinata, la popolazione è tornata in strada per condannare l’uso della forza da parte della polizia. Nella giornata di ieri, migliaia di persone hanno preso parte a flash-mob, sit-in e catene umane in sostegno del 18enne, accusato di sommossa e aggressione di un funzionario.
7 ottobre – A Hong Kong tornano le maschere
La popolazione di Hong Kong è tornata in strada più bellicosa che mai in segno di sfida contro il recente divieto di indossare maschere. Nel weekend nuove proteste violente hanno paralizzato la città, causando la sospensione della metro e la chiusura anticipata di diverse attività commerciali. Per la prima volta, l’esercito cinese ha emesso un segnale di avvertimento, minacciando possibili arresti dopo che alcuni dimostranti con il volto coperto hanno puntato dei laser contro la caserma di Kowloon Tong.
16 ottobre – La leader di Hong Kong annuncia nuove politiche abitative
Nuove politiche abitative e sussidi per le famiglie a basso reddito. Sono alcune delle misure annunciate questa mattina dalla chief executive di Hong Kong durante la presentazione del rapporto politico annuale, il terzo da quando Carrie Lam ha assunto l’incarico. Il piano prevede mutui agevolati per l’acquisto della prima casa, un progetto di riqualificazione delle case popolari e l’allocazione di 5 miliardi di dollari di HK per la realizzazione di 10mila alloggi temporanei.
4 novembre – Nuovi scontri a Hong Kong, il Pcc guarda da lontano
Nuove manifestazioni a Hong Kong, nuovi scontri, incendiata la sede locale dell’agenzia di stampa cinese Xinhua, nuovi arresti, compresi alcuni dei candidati alle prossime elezioni locali. Sullo sfondo gli avvisi che sono arrivati dalla quarta sessione del comitato centrale del Partito comunista cinese, durante il quale i leader avrebbero discusso anche della complicata situazione dell’ex colonia britannica, sancendo la volontà di confermare la teoria di «un paese due sistemi» ma con la previsione di procedere, forse, a «migliorare la selezione del Chief executive di Hong Kong per una migliore integrazione.
8 novembre -Hong Kong: prima vittima degli scontri con la polizia
E’ morto il ragazzo ricoverato in ospedale con un trauma cranico dopo essere precipitato dal terzo piano di un garage nel quartiere di Tseung Kwan mentre la polizia cercava di disperdere i manifestanti con l’uso di lacrimogeni. Sebbene negli ultimi mesi siano stati registrati alcuni suicidi, Chow Tsz-lok, questo il nome del 22enne, è la prima persona ad aver perso la vita nelle operazioni di sgombero delle forze dell’ordine, accusate di aver ostacolato e ritardato il lavoro del personale paramedico, giunto in soccorso del ragazzo.
11 novembre – Hong Kong: la polizia torna a sparare
Lezioni universitarie sospese, linea della metro parzialmente chiusa e nuove rimostranze. Il caos torna a riversarsi nel centro di Hong Kong dopo l’ennesimo weekend di proteste conclusosi nelle prime ore di stamattina con circa 90 arresti e il ferimento di un manifestante durante gli scontri con la polizia.
12 novembre – Lunedì di follia a Hong Kong
Un poliziotto spara a un ragazzo, manifestanti incendiano una persona dopo un alterco. Un lunedì tragico seguito a un week end altrettanto teso: ieri a Hong Kong la situazione è parsa davvero scivolare verso un crinale di non ritorno, tra atti di violenza da entrambe le parti, manifestanti e polizia, mentre la politica sembra definitivamente impotente a trovare una soluzione, vista la testardaggine con la quale Carrie Lam si ostina a non voler trovare alcuna forma di negoziazione.
12 novembre – Proteste cinesi contro la visita di Joshua Wong in Italia
Le proteste di Hong Kong rischiano di seminare zizzania tra Cina e Italia a stretto giro dalla celebratissima visita di Di Maio a Shanghai. Nella giornata di ieri, il ministero degli Esteri cinese ha reagito non troppo bene alla notizia della prima visita dell’attivista Joshua Wong in Italia: “Questa persona è un attivista per l’indipendenza di Hong Kong e ci opponiamo al tentativo di fornire piattaforme o creare condizioni per attività indipendentiste”.
14 novembre – Hong Kong: gli scontri raggiungono le università
Negli ultimi giorni, le proteste di Hong Kong sono arrivate fino ai campus universitari, diventati nuovo campo di battaglia tra i manifestanti e la polizia. Nella giornata di ieri la Chinese University of Hong Kong e la Hong Kong Baptist University hanno annunciato la sospensione delle lezioni per tutto il semestre al fine di tutelare la sicurezza di studenti e insegnanti. A temere di più per la propria incolumità sono i ragazzi cinesi, diventati in più circostanza bersaglio di insulti e violenze.
15 novembre – Hong Kong in recessione, le parole di Xi Jinping e la conferma di una seconda vittima
Mentre per la prima volta negli ultimi dieci anni Hong Kong entra in recessione economica, è giunta la notizia della seconda vittima del clima di tensione che si è creato nell’ex colonia britannica.
17 novembre – Il PLA in strada con la popolazione
Soldati dell’Esercito popolare di liberazione sono scesi in strada per aiutare la popolazione di Hong Kong a ripristinare l’ordine dopo una settimana contrassegnata dallo sconfinamento degli scontri tra forze dell’ordine e manifestanti fin dentro ai campus universitari. I militari sono stati ripresi mentre ripulivano l’area intorno alla Baptist University per ripristinare la viabilità. L’iniziativa (pare spontanea) potrebbe preannunciare una maggiore partecipazione del PLA negli affari locali, nonostante le limitazioni stabilite dalla Basic Law. Se necessario, mettere in rilievo l’umanità del personale in divisa aiuterà a rendere meno inviso un eventuale intervento diretto dell’esercito cinese nella repressione delle proteste.
18 novembre – Hong Kong: il divieto delle maschere è anticostituzionale
L’Alta Corte di Hong Kong ha dichiarato incostituzionale la Prohibition On Face Covering Regulation, la legge introdotta a inizio ottobre che vieta l’utilizzo di maschere durante manifestazioni e raduni pubblici. La sentenza di 106 pagine emessa lunedì pomeriggio, definisce l’ordinanza “incompatibile con la Basic Law”, la minicostituzione locale, nella misura in cui autorizza la chief executive a emanare regolamenti in qualsiasi situazione di pericolo pubblico.
19 novembre – Il parlamento cinese contesta l’Alta Corte di Hong Kong
L’Alta Corte di Hong Kong non ha l’autorità per stabilire l’anticostituzionalità del divieto di maschere nei luoghi pubblici. All’indomani della sentenza che ha reso invalida la Prohibition On Face Covering Regulation, Zang Tiewei, portavoce della Commissione Affari legislativi del parlamento cinese, ha spiegato che solo l’Assemblea nazionale del popolo ha il potere di stabilire se le leggi di Hong Kong sono in linea con quanto stabilito dalla Basic Law, compito riconosciutole dall’articolo 158 della minicostituzione ed esercitato già ben cinque volte dal ritorno dell’ex colonia britannica alla Cina.
20 novembre – Hong Kong: Torturato l’ex impiegato del consolato britannico
Privazione del sonno, percosse e confessioni forzate. Sono alcune delle torture a cui è stato sottoposto Simon Cheng, impiegato del consolato britannico a Hong Kong, finito agli arresti in agosto ufficialmente con l’accusa di “favoreggiamento della prostituzione” dopo un viaggio a Shenzhen.
21 novembre -Tra Hong Kong e la guerra tariffaria, Huawei torna a respirare
Nuovi venti di guerra soffiano anche da Hong Kong, dove il pugno di ferro del governo contro le proteste ha spinto Camera e Senato a velocizzare l’approvazione di una bozza di legge che minaccia di privare l’ex colonia britannica del trattamento commerciale privilegiato che fino a oggi l’ha protetta dalle misure tariffarie imposte contro la Cina continentale.
26 novembre – Hong Kong: il trionfo elettorale degli anti-establishment
Vittoria netta alle elezioni locali di Hong Kong delle forze anti-governative, capaci di strappare la quasi totalità dei seggi distrettuali alle forze «filo-Pechino» nell’unica chance a suffragio universale prevista dalla Basic Law, la costituzione dell’ex colonia britannica.
27 novembre – Hong Kong: la Cina minimizza la sconfitta elettorale
Per i media statali di Pechino perdere 9 a 1 può essere definita una vittoria marginale. La Cina prova a minimizzare, almeno in patria, la sconfitta del proprio candidato, ribaltato dai pro-democratici durante le elezioni svoltesi a Hong Kong tre giorni fa. Le diverse formazioni rappresentanti l’anti-establishment hanno ottenuto quasi il 90% dei seggi, 396 su 452, mentre i rappresentanti filo-cinesi ne hanno perso 242, i tre quarti rispetto alle scorse elezioni.
29 novembre – Cos’è la legge “pro proteste” di Hong Kong degli Usa e perché non piace alla Cina
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha firmato l’Hong Kong Human Rights and Democracy Act. Si tratta di un disegno di legge che vincola il trattamento speciale riservato dagli Usa ad Hong Kong a revisioni periodiche sullo stato dei diritti umani e civili nella ex colonia britannica.
1 dicembre – Dopo la vittoria elettorale altre proteste, non solo a Hong Kong
“Basta lacrimogeni”. E’ uno degli slogan con cui questa mattina la popolazione di Hong Kong è tornata a manifestare pacificamente contro la mano pesante della polizia, dopo una notte di nuovi disordini nel quartiere di Mong Kok. Il governo non vacilla davanti alle cinque richieste dei dimostranti. Aspetta che la stanchezza fisica e mentale aiuti a diradare il malcontento popolare. Intanto a soli 100 km di distanza, sulla terraferma, la cittadina di Wenlou ricorda come invece i diritti spesso si fanno valere in strada.
17 dicembre – Carrie Lam incassa l’endorsement di Pechino
Pechino continuerà a sostenere Carrie Lam nella risoluzione della crisi di Hong Kong. E’ il messaggio con cui i leader cinesi hanno accolto la chief executive durante il suo primo viaggio a Pechino dalla recente disfatta elettorale. Xi Jinping ha lodato l’amministrazione Lam per aver “lanciato iniziative politiche volte a sostenere le imprese, alleviare i problemi della popolazione e risolvere seriamente i conflitti e i problemi profondamente radicati nella società”.
7 gennaio – Pechino cambia il suo inviato a Hong Kong
Dopo mesi di proteste, Pechino ha sostituito il proprio rappresentante a Hong Kong. Nella giornata di sabato Luo Huining, ex segretario del partito dello Shanxi, ha preso il posto di Wang Zhimin, direttore dell’ufficio di collegamento attraverso cui il governo centrale esercita il proprio controllo sulla regione amministrativa speciale. Il ricambio, anticipato da un’inchiesta della Reuters, indica una scelta non scontata.
10 gennaio – Hong Kong: un adulto su cinque soffre di disturbi da stress
La crisi politica fronteggiata da Hong Kong sta rapidamente compromettendo la salute mentale dei cittadini. Lo rivela uno studio pubblicato sull’autorevole rivista scientifica Lancet secondo il quale nel 2019 – ovvero in concomitanza con l’inizio delle proteste antiestradizione – un terzo degli hongkonghesi in età adulta (quasi 2 milioni di persone) ha mostrato segni di Disturbo Post Traumatico da Stress (PTSD), rispetto al 5% di cinque anni fa.
Classe ’84, romana doc. Direttrice editoriale di China Files. Nel 2010 si laurea con lode in lingua e cultura cinese presso la facoltà di Studi Orientali (La Sapienza). Appena terminati gli studi tra Roma e Pechino, comincia a muovere i primi passi nel giornalismo presso le redazioni di Agi e Xinhua. Oggi scrive di Cina e Asia per diverse testate, tra le quali Il Fatto Quotidiano, Milano Finanza e il Messaggero. Ha realizzato diversi reportage dall’Asia Centrale, dove ha effettuato ricerche sul progetto Belt and Road Initiative. È autrice di Africa rossa: il modello cinese e il continente del futuro.