Banche sotto tiro

In by Simone

Tao Liming, presidente della Postal Savings Bank of China, è finito ai domiciliari per crimini economici. Come Yang Kun, un altro banchiere arrestato in quello che potrebbe essere il più grande scandalo bancario dal 2005. L’esperto: troppo potere e pochi controlli, non c’è da stupirsi. Un altro scandalo si è abbattuto sul settore bancario cinese. Questa volta è toccato a Tao Liming, presidente della Postal Savings Bank of China, la settima banca più grande del Paese.

Tao è stato messo agli arresti domiciliari perché si sospetta abbia commesso dei crimini economici. In particolare, secondo alcune fonti, “avrebbe fatto dei prestiti illegali per ottenere dei guadagni illeciti e si sarebbe servito in modo improprio di alcuni asset”.

Con Tao è stato detenuto anche Chen Hongping, manager presso la stessa istituzione: si tratta dell’ennesimo scandalo che coinvolge le banche cinesi.

Il South China Morning Post ha riportato che “Tao è stato posto sotto shanggui – un sistema disciplinare al di fuori del sistema legale per i membri del Partito” spiegando che “lo shanggui, l’equivalente degli arresti domiciliari, viene normalmente utilizzato per gli alti funzionari del governo o delle compagnie statali dopo che il braccio anti-corruzione ha raccolto prove sufficienti.

Anche Zhang Zhichun, capo del settore investimenti presso laChina Postal Group è sotto inchiesta.

La detenzione di Tao è seguita a quella di Yang Kun, il vice presidente della Agricultural Bank of China, la quarta banca della Cina per dimensioni.

Sembra che Yang sia stato coinvolto in attività legate al gioco d’azzardo, incluso l’uso improprio del denaro presente sul conto di un cliente.

La sua vicenda sarebbe legata ai casinò di Macao, il paradiso asiatico degli scommettitori. Come l’uomo d’affari abbia potuto recarsi nella città – che fa parte del territorio cinese ma gode di uno statuto speciale che la separa dalla madrepatria – non è dato sapere.

I dirigenti delle imprese pubbliche non godono della possibilità di viaggiare spesso all’estero e, in genere, hanno un passaporto speciale, che permette un rigido controllo sui loro movimenti.

Non sono state stabilite – o quantomeno rese note – le somme di denaro maneggiate illegalmente da Yang, ma, secondo quanto detto da una fonte anonima “deve essere un grosso caso che coinvolge un sacco di soldi, dato l’alto livello della posizione di Yang e la rapida azione adottata dal governo”.

Se verrà dimostrato che Yang è stato coinvolto in attività illegali, sarà il caso di più alto profilo che abbia coinvolto un banchiere delle Quattro Grandi banche da quando gli istituti di proprietà statale hanno iniziato a quotarsi nel 2005. Inoltre, le circostanze suscitano la preoccupazione che l’inchiesta potrebbe essere estesa ad altri, compresi i clienti” ha scritto la stampa locale.

E qualcun altro già finito in carcere: si tratta di He Juxin, funzionario della Minsheng Banking Corp, arrestato nell’ambito dello stesso caso.

La stampa di Hong Kong ha riportato l’opinione di Guo Tianyong, professore presso l’Università centrale per la finanza e l’economia. “Non è una sorpresa che dei banchieri siano stati pescati a commettere crimini economici. La radice del problema va ricercata nei vasti poteri che gli vengono garantiti senza che ci sia un controllo sufficiente”.

La Postal Savings Bank of China, ha come principale funzione quella di effettuare prestiti alle aree rurali, ma, come segnala la stampa locale, “manca del tutto di un sistema per il controllo dei rischi che assicuri la sicurezza dei suoi asset.

* Michele Penna è nato il 27 novembre 1987. Nel 2009 si laurea in Scienze della Comunicazione e delle Relazioni Istituzionali con una tesi sulle riforme economiche nella Cina degli anni ‘80-’90. L’anno seguente si trasferisce a Pechino dove studia lingua cinese e frequenta un master in relazioni internazionali presso l’Università di Pechino. Collabora con Il Caffè Geopolitico, per il quale scrive di politica asiatica.

[Scritto per Lettera 43; Foto Credits: en.wikipedia.org]