Baidu e Bing, alleanza entro fine dell’anno

In by Simone

Baidu capisce i cinesi meglio di tutti. Era uno degli slogan adottati dal motore di ricerca cinese Baidu, per fare il vuoto nel mercato locale. E ora, da numero uno incontrastato Baidu costruisce il proprio futuro di alleanze, a cominciare da Microsoft e Bing. Baidu detiene il 75% del mercato dei motori di ricerca in Cina (Bing meno dell’1%, Google circa il 20%). Tra i suoi milioni di navigatori, però, ci sarebbero anche tanti laowai, gli stranieri: almeno 10 milioni di ricerche sul sito cinese, sono di parole in inglese. “Il nostro servizio in inglese, spiega Kaiser Kuo, responsabile relazioni esterne del gigante cinese, non funzionava al meglio ed ecco la partnership con Bing. La nostra speranza è che in futuro sempre più gente possa usare Baidu per ricerche in più lingue”.

Già, perché a inizio settimana è stato annunciato l’accordo che lega, già dalla fine dell’anno, Baidu al prodotto Microsoft Bing. L’intento di Baidu è migliorare i servizi in inglese, quello di Bing è affacciarsi al mercato internet più grande del mondo con i suoi 480 milioni di utenti. Per Microsoft si tratta di un ingresso laddove il suo più grande competitor, Google, ha fallito proprio a spese di Baidu. Google aveva trasferito le proprie attività ad Hong Kong, criticando il regime censorio cinese, Microsoft si allea con il motore di ricerca più armonioso del web locale, accettando implicitamente le regole cinesi riguardo i filtri da adottare alle ricerche. 

Un po’ di censura, e un giro di svariati miliardi di dollari, val bene il mercato cinese. Fondato – come vuole la leggenda – in un albergo a tre stelle di Pechino nel 1999 da Robin Li, cinese di ritorno dagli States, Baidu è partito con un investimento di circa 1,2 milioni di dollari fornito dalla Integrity Partners and Peninsula Capital ed è diventato nel tempo il motore di ricerca numero uno in Cina. Nel 2005 l’ingresso al Nasdaq e con esso la consacrazione come porta principale all’internet cinese. Naturale che Bing abbia optato per la collaborazione con Baidu come varco d’accesso al mercato cinese. 

Un ingresso che stando a quel poco che si conosce degli accordi – nessuna parola su cifre e altro – si limiterà a fornire servizi in inglese alla ricerca di Baidu già a partire dalla fine dell’anno. Il modo migliore, secondo molti analisti, di entrare nel mercato cinese. Con 10 milioni di ricerche in inglese, per un totale di oltre 4 miliardi nel 2010, Baidu fornisce oggi 470 milioni di siti internet, 80 milioni di immagini e oltre 10 milioni di file multimediali. Advertisment come principale fonte di finanziamento (anche se ormai oggi Baidu è un colosso dell’internet tra servizi di ogni tipo dall’ ecommerce, alla tv, alle mappe): l’azienda cinese ha fatturato oltre un miliardo e mezzo di euro nel 2010, registrando un aumento dei profitti, per milioni di euro, già nel primo quadrimestre del 2011. 

Una bella dote per il gigante Microsoft, cui vanno sommate le restrizioni classiche del sistema cinese. La Cina, come è noto, ha molte peculiarità, tra le quali spicca la forte censura sui contenuti del web. Non solo esistono dei filtri alla navigazione, riassunti nel Great Firewall, ma viene richiesto alle aziende che operano nel mercato di attenersi alle regole del paese: niente contenuti sensibili, niente colpi di testa. Su Baidu non si troveranno mai, se non per errori o disattenzioni che possono essere pagati a caro prezzo, contenuti che il governo cinese riterrà dannosi. Negli ultimi tempi, ad esempio in occasione dell’arresto e della liberazione di Ai Weiwei, nei trend delle ricerche più effettuate su Baidu, per un attimo era apparso proprio il nome dell’artista arrestato. Baidu rimediò in fretta, rasando quel contenuto inopportuno. 

 Microsoft sembra essere al corrente delle regole da rispettare. Secondo una nota diffusa dall’azienda di Redmond, “Microsoft rispetta e obbedisce alle leggi e ai regolamenti di ogni paese nel quale opera. Noi operiamo in Cina rispettando le autorità locali e la loro cultura, mettendo in chiaro le differenze di opinioni con il modo di gestire le informazioni che viene effettuato in Cina”. Un colpo al cerchio e uno alla botte, memore di altri obbedisco dati da aziende Usa alla Cina. A partire dalla Microsoft anni fa quando si trovò ad operare in un mercato internet ancora limitato, poi fu il caso di Yahoo! che oltre ad accettare le regole, andò ben al di là dello zelo fornendo alle autorità cinesi le caselle mail di molti attivisti locali, fino a Google, che prima di effettuare lo strappo, aveva accettato ogni limitazione imposta dal governo cinese. Non furono in pochi, per altro, a ritenere che Google avesse creato il caso, perché seconda a Baidu nel mercato cinese. Ironia della sorte, molti cinesi scoprirono Google proprio quando scoppiò la lite con il governo cinese. Per alcuni mesi del 2010, la parola più ricercata su Baidu, fu proprio “Google”. 

Bing potrebbe non essere l’unico colpo a sorpresa di Baidu: da tempo si parla di un accordo tra l’azienda di Robin Li (il cui nome riprende il verso di un poema dell’epoca Song) e Facebook. Dopo l’ultimo viaggio in Cina di Zuckerberg si era parlato insistentemente di un accordo, poi finito nel dimenticatoio. I rumors provenienti da Pechino però sembrano confermare l’esistenza delle intenzioni. Baidu ha la necessità di internazionalizzarsi e la strategie delle alleanze sembra essere il metodo migliore. Sia per i cinesi, sia per gli occidentali desiderosi di entrare nel mercato locale.