La «fabbrica della fabbrica del mondo» è il delta del Fiume delle Perle, in Guangdong. Dopo il boom manifatturiero voluto e creato da Deng Xiaoping, oggi il distretto è in crisi, complice la riduzione dell’export in Occidente. Siamo stati a Dongguan per vedere come i piccoli imprenditori tirano avanti.
Il podcast di China Files. Shenzhen è l’entroterra di Hong Kong sulla Cina continentale, l’ex villaggio di pescatori dove il genio visionario di Deng Xiaoping volle la prima Zona Economica Speciale per attirare capitali stranieri esentasse e avviare il «socialismo di mercato». Dongguan è invece l’entroterra dell’entroterra, capannoni sputati ancora più a nord fino a creare un’area urbanizzata senza soluzione di continuità che arriva fino a Guangzhou, la vecchia Canton. In tutto, il delta del Fiume delle Perle è grande come il Triveneto, ma i suoi abitanti sono almeno sessanta milioni.
Oggi Shenzhen sta diversificando per diventare metropoli del terziario avanzato. Dongguan resta manifattura, punto. Simili ai nostri lavoratori autonomi degli anni Ottanta, molti qui hanno cominciato come operai per divenire poi piccoli imprenditori nelle subforniture. E adesso soffrono, perché dopo la crisi finanziaria globale del 2009 l’Occidente non compra più. Stiamo assistendo alla morte della «fabbrica del mondo» o a una transizione? Siamo andati a conoscere i piccoli-medi imprenditori di Dongguan, che soffrono la contrazione dell’export ma che mettono al servizio del proprio «sogno cinese» tanta capacità di resistere.
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