Nuova Delhi e Pechino si scrutano con sospetto, ma cercano di non diventare nemici. Sfida d’influenza tra Himalaya e oceano Indiano. L’estratto fa parte dell’ultimo ebook di China Files “Asia-Pacifico” dedicato ai movimenti militari e commerciali in atto nella regione. Clicca qui per richiederlo.
L’India è in “una posizione privilegiata”, ha commentato a marzo il giornalista Ravi Buddhavarapu sulla CNBC in riferimento ai movimenti geopolitici nell’Indo-Pacifico. Il ruolo nella strategia degli Stati Uniti volta a contenere Pechino è rilevante a tal punto da spingere Washington a guardare oltre la sgradita neutralità mostrata sul conflitto ucraino e a chiudere spesso un occhio sulle asimmetrie di Nuova Delhi. Compresi l’acquisto di armi dalla Russia e la non invidiabile situazione interna legata ai diritti umani.
Una tendenza al non-allineamento che l’India ha esibito anche fino a poche ore dal lancio dell’Indo-Pacific Economic Framework (IPEF), quando non era ancora chiaro se Nuova Delhi avesse intenzione di partecipare o meno al nuovo progetto promosso dagli Stati Uniti. In fondo, Modi aveva già deciso di tenersi alla larga dal Regional Comprehensive Economic Partnership (RCEP), il più grande blocco commerciale del mondo, in cui la Cina primeggia come principale partner della maggior parte dei membri. Una mossa, commentata dagli analisti come una nuova self-confidence del gigante asiatico, che era stata spiegata dal presidente Narendra Modi con la chiara volontà di non aderire a qualsiasi trattato “unilaterale e contrario agli interessi degli agricoltori e degli imprenditori indiani”.
Ma l’IPEF non è un trattato di libero scambio. Nuova Delhi potrebbe trarne beneficio nell’ottica di un rafforzamento del suo impegno economico nell’area e del rafforzamento delle catene di approvvigionamento a fronte di future crisi. Il paese potrebbe riuscire e ridurre la dipendenza dalla Cina affidandosi, ad esempio, alla Malesia per i chip e all’Australia per i minerali – visto che l’India nel 2021 ha visto crescere la produzione domestica di litio da 39 mila tonnellate a 55 mila tonnellate, che rappresenta quasi la metà della produzione globale.
Di fatto, i dati mostrano che tra il 2021 e il 2022 gli Stati Uniti hanno preso il posto della Cina come primo partner commerciale dell’India, con un aumento del 48,3% a 119,4 miliardi di dollari (115,5 miliardi il valore degli scambi con la Cina nello stesso periodo). Ma nei mesi scorsi il vicino sgradito ha tentato un riavvicinamento: a fine marzo il ministro degli Esteri cinese Wang Yi è volato a Nuova Delhi per incontrare il ministro degli Affari esteri Subrahmanyam Jaishankar e il consigliere di Sicurezza Nazionale Ajit Doval, nella prima visita di un funzionario cinese nel subcontinente indiano dal violento conflitto che ha interessato nel 2020 la regione himalayana del Ladakh, al confine tra i due paesi.
I media cinesi hanno commentato l’incontro assicurando che i due paesi non rappresentano una minaccia uno per l’altro, bensì opportunità per il reciproco sviluppo: partner, quindi, non rivali, che non dovrebbero permettere che la questione dei confini ostacoli le relazioni bilaterali. Ma dopo due anni di stallo, pare che la situazione si sia pericolosamente rianimata. Di recente immagini satellitari hanno svelato che Pechino è impegnata nella costruzione di un secondo ponte – “più grande” del primo – sul lago himalayano Pangong Tso. Un progetto “illegale” secondo le autorità indiane, che il mese scorso si sono affrettate a spostare sei divisioni armate dell’esercito dal confine con il Pakistan a quello cinese, nel timore che la costruzione possa garantire una mobilitazione più rapida delle truppe cinesi nella regione.
Oltre all’ambito commerciale, l’India potrà contare sulla sua presenza nell’IPEF per questioni di sicurezza e per “scavalcare vicini indesiderati”, secondo le parole pronunciate in occasione di una conferenza con i paesi del Sud-Est Asiatico dal ministro degli Affari esteri Subrahmanyam Jaishankar. I paesi dell’Indo-Pacifico, secondo Jaishankar, “possono superare la geografia e riscrivere la storia”.
I vicini non possono essere ignorati, soprattutto a fronte delle difficoltà economiche che interessano i paesi dell’Asia meridionale. Una situazione che ha offerto a Nuova Delhi l’opportunità di rafforzare il proprio ruolo strategico nell’area mediante iniziative diplomatiche e assistenza economica, in concorrenza con la Cina. Una battaglia, ad esempio, che si sta giocando nelle Maldive, vicine a rotte di navigazione strategiche nell’Oceano Indiano, i cui legami bilaterali di difesa e sicurezza con l’India sono in crescita da quando il presidente Ibrahim Mohamed Solih è salito al potere nel 2018. PER CONTINUARE A LEGGERE SCOPRI COME OTTENERE L’EBOOK
Marchigiana, si è laureata con lode a “l’Orientale” di Napoli con una tesi di storia contemporanea sul caso Jasic. Ha collaborato con Il Manifesto, Valigia Blu e altre testate occupandosi di gig economy, mobilitazione dal basso e attivismo politico. Per China Files cura la rubrica “Gig-ology”, che racconta della precarizzazione del lavoro nel contesto asiatico.