Taipei: La macchina da presa segue da vicino due fratelli, uno gay, l’altro etero, entrambi alla ricerca di un lavoro con cui mantenersi. Ma un passato doloroso continua a tormentare i due ragazzi e a influenzarne le esperienze sentimentali. E’ attraverso complessi simbolismi che Thanatos Drunk ricostruisce il rapporto che lega una madre ai propri figli.
Lo potete vedere martedì 27 settembre alle 22:30 all’Asiatica Film Festival, Roma.
Alcuni versi della poesia dell’antico poeta Li Bai «Si versi il vino» introducono un complesso rapporto incrociato tra due fratelli e la loro problematica madre. Alcolizzata e invadente, la donna anche una volta morta continua ad alimentare i sensi di colpa dei due giovani, impegnati a dare senso alle loro vite lavorative sconclusionate. La narrazione si svolge attraverso piani temporali confusi, dove passato e presente si alternano nel dipingere le difficoltà incontrate dai ragazzi nel razionalizzare la propria esistenza. Tutto sembra seguire una logica di difficile decifrazione: il comportamento eccentrico del più giovane dei figli, la sua attrazione per il mondo animale, il suo flirtare con l’ebrezza alcolica seppur responsabile della morte della madre, vengono incorniciate ora dalla vita notturna taiwanese, ora dal romantico degrado della periferia di Taipei. La telecamera insegue le vite sregolate dei due giovani privilegiando le luci soffuse delle ore notturne.
Con Thanatos Drunk il regista Chang Tso Chi sembra voler indagare i dolorosi vincoli affettivi che legano madre e figli, ma non solo. Inevitabilmente il travaglio famigliare si ripercuote sulla vita amorosa dei vari personaggi, sfociando frequentemente in scene di violenza estrema. Non è da escludere che Chang c’abbiamo messo qualcosa di suo. Il film, premiato al Taipei Film Festival dello scorso anno, è stato girato in un periodo particolarmente complesso per il regista, accusato nel 2013 di aver molestato una sceneggiatrice.
Sinossi
Ratto è un adolescente dalle strane abitudini: ama passeggiare lungo il fiume, osservare i pescatori e giocare con le formiche. Shanghe, il suo fratello maggiore, più equilibrato, è da sempre l’orgoglio della famiglia. Se non fosse stato per i suoi gusti omosessuali, cruccio della madre una donna di mezza età alcolizzata finita a fare la Mama-san in un locale di Taipei. Per sfuggire alle ansie materne, il primogenito parte per gli Stati Uniti salvo poi rimpatriare alla notizia della morte della donna, scivolata da una sedia mentre si trovava sola in casa. Rimasti soli, i due fratelli dividono una catapecchia alla periferia della città con il ragazzo della cugina, Shuo, uno gigolò di successo. Mentre Ratto si invaghisce di una giovane prostituta muta che bazzica nei dintorni del mercato dove il ragazzo lavora come fruttivendolo, Shanghe trova un’occupazione di giorno in una società di distribuzione cinematografica, di notte in un locale gay dove si esibisce come ballerino. Il caso vuole che il fidanzatodella cugina, Shuo, si trovi a frequentare quello stesso club, di cui suoi amici omosessuali sono degli abitué. Tra sguardi e sorrisi, fin da subito il rapporto tra Shanghe e Shuo si fa ambiguo fino a quando un giorno, lo gigolò ritorna a casa ferito dopo una resa di conti con il fratello di una vecchia cliente gelosa, il gangster Ah Xiang. Quando Shuo lo soccorre i due ragazzi finiscono a letto insieme. La trama prosegue tra rese di conti, cuori infranti e morti violente.
Asiatica Film Festival è arrivato alla XVII edizione. Quest’anno si svolge dal 17 settembre al 2 ottobre sempre a Roma, tra il prestigioso Teatro Argentina e il Teatro India – luogo paradigmatico per la sperimentazione dei linguaggi – con in programma oltre 40 opere tra lungometraggi, documentari e cortometraggi provenienti da 20 paesi diversi, tra cui Afghanistan, Bangladesh, Cina, Filippine, India, Iran, Kazakistan, Pakistan, Turchia e Vietnam.