Le borse asiatiche hanno toccato oggi il minimo storico nell’ultimo anno e mezzo. Lo Shanghai Composite ha chiuso in ribasso del 5,9 per cento con picchiate fino all’8. L’altra piazza cinese, Shenzhen, ha perso il 6 per cento. Hong Kong ha chiuso a meno 7,3.Oltre 500 aziende quotate hanno annunciato la sospensione delle contrattazioni, portando il totale delle sospensioni a 1300 – il 45 per cento del totale dei titoli quotati alla borsa cinese.
Il mercoledì nero delle borse cinesi trascina in basso anche Tokyo. L’indice Nikkei chiude sotto del 3 per cento. Negative anche Seul e Sydney.
Sullo sfondo del crollo di oggi non ci sarebbe solo la situazione greca. Le borse europee dovrebbero mostrare segni di fiducia dopo l’estensione dei termini per un accordo tra eurozona e Grecia a domenica prossima.
“Oggi la Cina è al centro dell’attenzione”, ha dichiarato Ayako Sera, senior market economist per la banca d’affari giapponese Sumitomo Mitsui a Reuters.
È l’estrema volatilità del mercato dei titoli cinesi, infatti, a preoccupare gli investitori.
Nelle ultime settimane, il crollo ha spazzato via circa due miliardi di dollari di capitalizzazione di mercato.
Tra il 2014 e il 2015 i prezzi delle azioni sono balzati alle stelle favorendo un vero e proprio boom del mercato azionario.
Il 12 giugno, giorno di picco massimo delle azioni, i valori hanno segnato un aumento di oltre il 150 per cento rispetto all’anno precedente. Sono soprattutto le riforme finanziarie di Pechino contro le banche ombra ad aver spinto gli investitori nel mercato azionario, spingendo d’altra parte il ricorso al marginal lending (ovvero a prestiti per comprare azioni).
Tuttavia, i valori azionari rimangono a circa il doppio del livello di un anno fa.
La politica ha cercato di intervenire per stabilizzare il mercato: nel weekend Pechino ha sospeso le offerte pubbliche iniziali (ipo) e obbligato investitori istituzionali foraggiati dal credito di Stato a comprare azioni. Ma anche questi ultimi tentativi sembrano non aver sortito gli effetti sperati.
Ora Pechino è chiamata a nuovi e più decisi interventi o il rischio è quello di una nuova bolla entro fine anno che potrebbe avere pesanti conseguenze globali.
[Foto credit: guardian.com]