Per l’economia birmana sarà una rivoluzione. Entro la fine dell’anno il 90 per cento delle imprese statali potrebbe essere privatizzato secondo quanto riferito dalla rivista economica ‘Biweekly Eleven’ che cita il viceministro dell’Industria, Khin Maung Kyaw. “Con il passaggio all’economia di mercato il Paese si muove verso la democrazia”, ha detto l’esponente del governo, “questo non avviene soltanto in Birmania, ma è un processo comune anche ad altre democrazie”. Lo scorso anno, ha riferito la rivista, la giunta militare al potere ha ceduto ai privati oltre 100 attività, 32 palazzi, 246 pompe della benzina e alcuni porti lungo il fiume Yangon. Dalla fine del 2009 molte aziende e industrie a controllo statale sono passate nelle mani di ex militari e di uomini d’affari vicini ai generali.
Più che economiche le motivazioni della svolta potrebbero però essere politiche. Sono trascorsi quasi tre mesi dalle elezioni del 7 novembre, le prime indette dalla giunta militare al potere in vent’anni e vinte con l’80 per cento dei voti dal Partito per lo sviluppo, l’unione e la solidarietà (Usdp), il braccio politico dei generali. La regolarità del voto è stata contestata dalla comunità internazionale con l’eccezione di Paesi come la Cina che condivide con il regime la posizione secondo cui il risultato segna il passaggio dal governo militare alla democrazia. Mentre per gli oppositori sono soltanto una farsa che ha permesso ai militari di vestire gli abiti civili per trovare legittimazione. Le privatizzazioni sono per molti analisti un modo per ricollocare alcuni figure del regime che hanno dovuto cedere il passo alle nuove generazioni dopo il voto. “Le attività andranno a personaggi legati al regime”, ha detto alla ‘Bbc’ l’economista Sean Turnell, della Macquarie University di Sydney. “Vogliono che la ricchezza rimanga nelle loro mani, senza preoccuparsi della situazione politica”.
Come ha ricordato ‘Democratic Voice of Burma’, molti tra i principali magnati birmani sono sostenitori dell’Usdp o sono stati candidati nelle liste del partito. Personaggi come Khin Shwe proprietario della Zaykbar e genero dell’ex numero tre della giunta militare Shwe Mann.
Per gli analisti la volontà della giunta di preservare la proprietà birmana sulle aziende potrebbe escludere un ingresso delle aziende cinesi, sebbene Pechino sia tra i maggior partner commerciali di Rangoon e il principale importatore di gas birmano. A maggio il primo ministro cinese, Wen Jiabao, firmò con il regime birmano 15 accordi di cooperazione, compresa la costruzione di un gasdotto, con investimenti che, secondo l’agenzia ‘Xinhua’, ammontano a 6 milairdi di euro.
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