Ieri Wen Jiabao si è recato sul luogo della tragedia. Nonostante i proclami, "puniremo i responsabili", sul web continuano le contro inchieste sull’incidente di treno. Di seguito una ricostruzione dei fatti. Non sono stati i media ufficiali a dare per primi la notizia. Sabato sera, alle 20:38, l’utente Yuan Xiaoyan twittava su Weibo, la più importante piattaforma di microbblogging cinese: “Wenzhou: problema sul D301. Il treno si è fermato. C’è stata una collisione molto forte, poi un’altra. Poi la luce è andata via. Sono nell’ultima carrozza. Spero che vada tutto bene. È terribile!!”
Poche settimane fa, con l’apertura in pompa magna della Pechino-Shanghai, la Cina ha superato i novemilacinquecento chilometri di ferrovie percorribili a una velocità superiore ai duecento chilometri orari. Vanta oggi la rete di treni ad alta velocità (Tav) più lunga del mondo. E non basta. Il piano quinquennale in corso prevede una spesa di circa 400 miliardi di euro per arrivare a venticinquemila chilometri di strada ferrata entro il 2015. Sarebbe una lunghezza superiore alla somma di tutte le linee ad alta velocità esistenti al mondo.
Sabato sera il Tav D301, correva come sempre lungo la tratta Pechino-Fuzhou quando ha impattato il D3115. Quest’ultimo treno, che generalmente viaggia da Hangzhou a Fuzhou, si era fermato su un viadotto a venti metri di altezza a causa di un calo di tensione, forse a sua volta provocato dalla caduta di un fulmine. I due treni fanno capo a due uffici diversi e, per quello che appare dalle prime ricostruzioni, questi ultimi non avrebbero comunicato tra loro lo stato dei fatti.
L’impatto è stato gigantesco e sei carrozze sono precipitate giù dal viadotto.
Ma, quando i media hanno dato la notizia del disastro, non sono stati solo gli organi ufficiali a fornire il nome e il numero delle vittime. Tra i documenti in condivisione di Google gira un foglio excel: nome, sesso, data di nascita, età, provenienza, carrozza e fonte della notizia. Chiunque può contribuire ad aggiornare i campi scrivendo una mail. Finora le morti accertate sono trentanove, tra cui il conducente stesso del treno, una giovane coppia cinese con figlio di appena quattro anni, due americani di mezza età e una giovanissima ragazza italiana. I feriti sono circa duecento, di cui diciassette in gravi condizioni.
Mentre il dipartimento della propaganda si preoccupa di diffondere comunicati con cui si richiede ai media nazionali di coprire la notizia enfatizzando le storie commoventi e riportando solo i dati che provengono da fonti governative, sul web vengono caricate testimonianze e analisi approfondite sulla dinamica dell’incidente. Non sono pochi quelli che tentano di provare che le autorità stanno seppellendo le carrozze senza estrarre i corpi per contenere il bilancio delle vittime. Anche se per ora nessuno dei video postati mostra chiaramente altro che un affannarsi di gru attorno ai treni, le voci si fanno sempre più insistenti e la stessa Melissa Chan, corrispondente in Cina di Al-Jazeera, cita diversi testimoni oculari convinti che il bilancio delle vittime sia più alto di quello fin qui riportato.
Dopo l’incidente, oltre cinquantacinquemila persone si sono espresse a caldo attraverso un sondaggio online ospitato da Sina Weibo su come è stata gestita l’emergenza: il 93 per cento ritiene che il Governo non ha avuto alcun rispetto per le vite perdute. Il disastro ferroviario avviene in un clima non esattamente favorevole all’ulteriore costruzione di Tav. E questo genere di proteste non è nuovo per la Cina.
A gennaio del 2008, circa cinquecento persone avevano marciato a Shanghai per protestare contro l’ampliamento del Maglev, il treno a levitazione magnetica che collega l’aeroporto a Pudong, il distretto finanziario della città con lo skyline più famoso del mondo. Con i loro manifesti “il Maglev fa male alla salute” avevano dato vita alla più grande manifestazione cittadina dopo la campagna anti-Giappone del 2005. Oggi il prolungamento della linea non è più in programma. Non così fortunate le ben più grandi manifestazioni di Hong Kong contro il progetto di Tav che doveva collegare la città a Guangzhou e che oggi è in fase di costruzione.
Da novembre 2009 a febbraio 2010, numerose proteste hanno portato ad assembramenti anche di mille e cinquecento persone e alla raccolta di oltre diecimila firme. Gli attivisti contestavano la distruzione dei villaggi attraversati dalla ferrovia e, soprattutto, il sacrificare gli interessi della gente comune a favore di una ristretta élite economica, l’unica che avrebbe beneficiato del Tav. Oggi sotto accusa è la tratta a trecento chilometri orari Pechino-Shanghai che, inaugurata proprio il giorno del novantesimo anniversario del Partito, doveva essere una vetrina per la modernità della Cina e per l’alto grado tecnologico raggiunto grazie alla sua classe dirigente. L’alto costo dei lavori – oltre 32 miliardi di euro – e una serie di guasti che si sono succeduti nell’ultimo mese – tutti correlati alla perdita di potenza dei motori – l’hanno trasformata nella valvola di sfogo del malcontento popolare sulla Tav.
Come ha sagacemente commentato un utente di Weibo: “la tragedia è lo stile fast-food con caratteristiche cinesi”. La maggior parte delle persone si lamenta perché i prezzi dei nuovi treni escludono buona parte della popolazione comune e perché il numero delle tratte tradizionali a prezzi accessibili ai più si è notevolmente ridotto. Per assurdo, il risultato di questa politica è stato incrementare il trasporto su gomma. Le festività per il Capodanno cinese sono l’unico momento dell’anno in cui gli oltre 230 milioni di migranti che lasciano le campagne in cerca di fortuna tornano a casa. Quest’anno gli autobus a lunga percorrenza impiegati sono stati settantamila in più rispetto all’anno scorso.
Dall’altra parte della barricata non sono contente nemmeno le compagnie aeree, che temono una competizione impari. Le cifre da capogiro investite nelle nuove infrastrutture, inoltre, sono un altro punto debole da quando, a febbraio di quest’anno, il ministro delle ferrovie Liu Zhijun è stato rimosso dalla sua posizione perché indagato per corruzione. Persino la stampa cinese ora si sente libera di dar voce alle preoccupazioni che da tempo serpeggiano nel web: la sicurezza, l’alto costo dei biglietti, la bassa sostenibilità finanziaria dei progetti e l’impatto ambientale dei treni ad alta velocità. Il commento che meglio riassume gli umori degli internauti a seguito del disastro di Wenzhou lo troviamo sempre su Weibo.
“Se un paese è corrotto al punto che un singolo fulmine può provocare un disastro ferroviario, […] nessuno può definirsi estraneo al problema. La Cina contemporanea è un treno che attraversa una tempesta di fulmini. Nessuno di noi è un semplice spettatore, siamo tutti passeggeri”.
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