E’ stata la spy story della scorsa estate: quattro dirigenti dell’australiana Rio Tinto arrestati, nel luglio del 2009, con l’accusa di spionaggio e corruzione.
Il processo si è aperto oggi a Shanghai, nel bel mezzo del caso Google e dei rapporti complicati tra Cina e Stati Uniti. Il governo australiano si è lamentato per il fatto che i propri rappresentanti in Cina non sono stati ammessi al processo, così come quasi tutti i giornalisti stranieri. Solo alcuni media cinesi sono stati fatti entrare all’interno dell’aula di tribunale della corte d Shaghai.
La Rio Tinto, è un’impresa anglo australiana specializzata nell’estrazione mineraria. I quattro sotto processo, arrestati lo scorso 5 luglio, sono accusati dal governo cinese di attività di spionaggio e di avere corrotto funzionari cinesi per ottenere informazioni sul settore dell’alluminio locale.
Tre degli arrestati sono cinesi, uno è australiano. La Rio Tinto, una delle più grandi imprese minerarie del mondo, aveva interrotto nel giugno del 2009 le trattative per una joint venture con la cinese Aluminium Corporation, scegliendo al suo posto, come partner, la britannica Bhp Billione.
”Le autorità hanno prove sufficienti per dimostrare che hanno rubato segreti di stato causando gravi danni agli interessi economici e alla sicurezza della Cina”, aveva fatto sapere il portavoce del ministero degli esteri di Pechino. Per gli arrestati le accuse potrebbe comportare pene superiori ai sette anni di detenzione.