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Priyanka trionfa al seggio di famiglia e in parlamento i Gandhi diventano tre

In Asia Meridionale, Economia, Politica e Società by Matteo Miavaldi

India La destra hindu teme l’ascesa di una nuova leader sulle orme di Indira Gandhi

Sabato 23 novembre la dinastia politica più importante dell’India ha raggiunto un nuovo record storico. Per la prima volta in parlamento a New Delhi siederanno tra i banchi del partito Indian national congress (Inc) ben tre membri della famiglia Nehru-Gandhi: alla camera alta «l’italiana» Sonia Gandhi, alla camera bassa il figlio Rahul Gandhi e la nuova rappresentante della circoscrizione keralese di Wayanad: Priyanka Gandhi-Vadra, sorella di Rahul e figlia di Sonia.

Fino a qualche anno fa era difficile sentir parlare di Wayanad fuori dall’India meridionale, ma nel 2019 – prevedendo la débâcle a livello nazionale poi puntualmente avvenuta – è diventato il seggio blindato che ha garantito l’ingresso in parlamento di Rahul Gandhi, il leader dell’Inc su cui da un decennio la galassia del centrosinistra indiano scommette per scalzare l’egemonia della destra hindu.

MISSIONE ancora da portare a termine, ma che nelle elezioni nazionali di quest’anno per la prima volta dal 2014 è sembrata quantomeno immaginabile. Anche grazie alla leadership di Rahul Gandhi, capace di trascinare le opposizioni verso il miglior risultato elettorale degli ultimi dieci anni.

Gandhi era stato candidato in due seggi: ad Amethi, il «seggio di famiglia» in Uttar Pradesh, e, come nel 2019, a Wayanad. Li ha vinti entrambi e secondo le regole elettorali indiane ha scelto di tenerne solo uno, Amethi, rimettendo in gioco Wayanad per il trionfo della sorella.

Per Priyanka, 52 anni, è stata la prima candidatura in assoluto: prova elettorale passata a pieni voti, stravincendo con più di 410mila preferenze di distacco dal secondo.

Nella sua prima dichiarazione da parlamentare Priyanka si è messa in continuità col lavoro fatto dal fratello a Wayanad: «[Questa vittoria] è la prova del fatto che mio fratello ha lavorato sodo, che la gente lo ama e che crede in me non vedo l’ora di essere la vostra voce in parlamento».

MADRE, FIGLIA E FIGLIO sono diventati politici loro malgrado: non per passione, ma per assolvere a un dovere storico nei confronti di una famiglia che, dal 1947 a oggi, ha espresso ben tre primi ministri: Jawaharlal Nehru, sua figlia Indira Gandhi e Rajiv Gandhi, figlio di Indira, marito di Sonia e padre di Rahul e Priyanka.

Sonia si era ritrovata obbligata a prendere le redini del partito di famiglia dopo l’assassinio di Rajiv nel 1991, seguita qualche anno dopo da Rahul che, poco più che trentenne, esordì in politica subito etichettato come un «figlio di» con poche qualità oltre al cognome.

Nel frattempo Priyanka a più riprese aveva ribadito che lei, con la politica, non voleva averci nulla a che fare. Nel 1997 sposa Robert Vadra, che entrato nel cerchio magico dei Gandhi comincia una scalata imprenditoriale a tratti controversa, macchiata da cicliche accuse di corruzione e favori ricevuti unicamente per intercessione – più o meno diretta – della moglie. Anche per questo, i vertici dell’Inc per anni hanno preferito non promuovere Priyanka a ruoli dirigenziali all’interno del partito, nonostante l’ottima reputazione filtrata dagli ambienti interni del Congress: Priyanka a porte chiuse aveva dimostrato di avere personalità e in pubblico aveva sfoggiato quel magnetismo che per anni era mancato al fratello Rahul.

I PIÙ ENTUSIASTI rivedevano in Priyanka le qualità eccezionali della nonna Indira, amatissima in India e molto legata alla sua nipote prediletta.
Ora Priyanka potrà giocarsi una seconda chance per brillare, dopo il fallimento della campagna elettorale locale in Uttar Pradesh del 2022, messa nelle sue mani dal partito e risultata in un disastro alle urne senza precedenti.

In India il campo delle opposizioni non sta nella pelle per vedere all’opera in parlamento Rahul e Priyanka in tandem contro Narendra Modi. Un assetto che annuncia anche una corsa a due per la leadership del partito: hanno entrambi meno di 55 anni e sicuramente il futuro del paese più grande del mondo passerà da loro.

Di Matteo Miavaldi

[Pubblicato su il manifesto]