Shanghai 2000’s, in mostra alla Galleria Gola di Milano le fotografie di una metropoli in crescita: la Shanghai dei primi anni Duemila viene raccontata dal fotografo Daniele Mattioli. Chinoiserie è la rubrica sull’arte contemporanea asiatica e cinese a cura di Camilla Fatticcioni.
Delle silhouette nere passeggiano davanti uno sfondo familiare: si intravede l’iconica Oriental Pearl Tower, simbolo dello skyline della città di Shanghai, e pochi altri grattacieli di un Bund ancora in costruzione. Sembra una foto d’epoca, ma sono passati poco più di vent’anni da questo scatto. La vecchia Parigi d’Oriente è ormai una città completamente diversa.
In Cina si parla del passato pensando con nostalgia agli anni Duemila, un passato recente che sembra però appartenere a un’epoca lontana. Così il fotografo Daniele Mattioli racconta la Shanghai negli anni della sua evoluzione: una città in crescita veloce, nel pieno dell’incredibile sviluppo economico e industriale che ha trasformato la Cina fino a renderla la potenza che conosciamo oggi. Mattioli ha vissuto a Shanghai negli ultimi vent’anni e i suoi scatti, adesso in mostra alla Galleria Gola di Milano, presentano la storia di una città e le sue migliaia di contraddizioni. Una città seducente, delineata dalla decadenza coloniale degli anni precedenti alla Seconda Guerra Mondiale: è una tela in cui gli edifici hanno ridefinito più di una volta il suo aspetto, senza mai intaccare la sua essenza. Shanghai è come la Cina vede il suo futuro: in modo superlativo.
“Sono arrivato a Shanghai dall’Australia. Avevo da poco finito di documentare le Olimpiadi a Sydney e alcuni amici mi avevano parlato di un nascente scena Jazz in Cina. Mi sembrava interessante e ho proposto il reportage a varie testate per partire. Una volta lì però mi sono lasciato incuriosire da tutto il resto” racconta Mattioli a China Files.
Il fotografo ha catturato su pellicola in bianco e nero tutte le sfaccettature di paese che all’inizio del XXI secolo apriva sempre di più le sue porte al mondo. Shanghai è la risposta asiatica a New York, e in quegli anni il boom edilizio spazzava via tutto quello che ostacolava la sua crescita. Dalle macerie dei vecchi quartieri si vedono muoversi signorine vestite in modo elegante pronte a scoprire la nuova vita notturna shanghaiese, o lavoratori addormentati su blocchi di cemento davanti a edifici pronti per essere demoliti. I contadini delle province hanno giacche così larghe che le loro teste sembrano quasi minuscole, e anche loro guardano al di là del fiume Huangpu. Il contrasto tra il vecchio e il nuovo che sta per arrivare è evidente tanto quanto quello tra i grigi degli edifici e il nero delle figure che, come ombre, sono testimoni di una trasformazione.
“La storia di Shanghai è breve, ma importante – afferma il fotografo – Per la Cina Shanghai è sempre stata un esperimento da applicare anche in altre province. In quegli anni dall’altra sponda del fiume stava nascendo una città nuova e moderna, e i cittadini guardavo a questa crescita come trovandosi davanti a uno schermo.”
La tradizione che si contrappone all’innovazione: le persone ritratte da Mattioli nei suoi scatti appartengono al passato, ma vogliono essere moderne, stare al passo con una città che muta e si muove ad una velocità difficile da sostenere. “Davanti l’obiettivo sorridevano quasi tutti e facevano il segno della vittoria. Preferivo quando non si rendevano conto della mia presenza: venivano fuori immagini più interessanti. Paradossalmente oggi è diventato più difficile fotografare le persone” aggiunge Mattioli.
In quegli anni a Xiantiandi inizia il progetto per il primo grande centro commerciale di tutto il paese, nello stesso quartiere in cui ha preso luogo il primo congresso del Partito Comunista Cinese nel 1921: Shanghai è il sogno capitalista del Partito. Le contraddizioni sono in fondo quella costante caratteristica cinese che continua ad affascinare.
Da queste foto si legge una velata nostalgia per gli anni di crescita e trasformazione, una nostalgia che Mattioli ha affermato di aver notato anche nei giovani cinesi che sono nati dopo gli anni Duemila e guardano a queste immagini come a delle vecchie cartoline d’epoca. Questo forse perché ultimamente la Cina sta vivendo una crisi economica, e in questi momenti guardare al passato è più facile che guardare al futuro.
Poco più di 20 anni fa la vita notturna della città era praticamente inesistente, i ristoranti erano pochi e poco frequentati e la città era ferma in uno stato di animazione sospesa. Tutto era in potenziale, come i cantieri dei grandi grattacieli che spuntavano come funghi tra i vecchi Lilong shanghaiesi. Shanghai era troppo impegnata a diventare il futuro per guardarsi indietro.
Fotografa e studiosa di Cina. Dopo la laurea in lingua Cinese all’università Ca’ Foscari di Venezia, Camilla vive in Cina dal 2016 al 2020. Nel 2017 inizia un master in Storia dell’Arte alla China Academy of Art di Hanghzou avvicinandosi alla fotografia. Tra il 2022 e il 2023 frequenta alcuni corsi avanzati di fotografia presso la Fondazione Studio Marangoni di Firenze. A Firenze continua a portare avanti progetti fotografici legati alla comunità cinese in Italia e alle problematiche del turismo di massa. Combinando la sua passione per l’arte e la fotografia con lo studio della società contemporanea cinese, Camilla collabora con alcune testate e riviste e cura per China Files una rubrica sull’arte contemporanea asiatica.