Il risultato principale raggiunto dagli hibakusha è quello di “aver contribuito in modo decisivo a costruire il tabù nucleare”. Un tabù che ora vacilla, mentre la trasmissione dirette delle loro esperienze si complica. Articolo pubblicato originariamente su Gariwo MAG.
Ne sono rimasti circa 107mila e la loro voce diventa più difficile da udire, soprattutto per i più giovani. Il Premio Nobel per la Pace annunciato venerdì 11 ottobre tenta di rafforzare quella voce, necessaria per ricordare il passato ed evitare di ripetere gli stessi tragici errori, che mai come in questo drammatico presente appaiono vicini. La voce in questione è quella degli hibakusha, come vengono chiamati in Giappone i sopravvissuti delle due bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki. Da ormai 80 anni la loro ragione di vita è raccontare la morte e la distruzione in cui sono stati improvvisamente immersi, nelle due tragiche mattine dell’agosto 1945 che uccisero circa 120mila persone. Anche o soprattutto grazie alle loro devastanti testimonianze, l’utilizzo delle armi atomiche è diventato un tabù a livello globale.
A ricevere il premio è nello specifico la Nihon Hidankyo, la confederazione giapponese delle vittime della bomba atomica e della bomba all’idrogeno. Dopo un decennio di azione disarticolata, la Nihon Hindakyo viene fondata nel 1956 con lo scopo di raggruppare i sopravvissuti e le famiglie delle vittime dei bombardamenti degli Stati Uniti. La leva che spinge in modo decisivo il lancio dell’organizzazione non governativa è in realtà il test con armi termonucleari condotto dagli Stati Uniti nell’atollo di Bikini nel 1954. L’episodio causa una sindrome da radiazioni acute nei residenti degli atolli vicini e in 23 membri dell’equipaggio del peschereccio giapponese Daigo Fukuryu Maru. Ma, soprattutto, lascia capire che nonostante il disastro del 1945 l’utilizzo delle armi nucleari non viene ancora escluso in futuri conflitti da parte delle superpotenze. E che, anzi, si continuano a testare nuove armi. Ciò porta alla formazione del Consiglio giapponese contro le bombe atomiche e all’idrogeno a Hiroshima l’anno successivo. Ispirati e sostenuti da questo movimento, i sopravvissuti alle bombe atomiche fondano la Nihon Hidankyo il 10 agosto 1956, in occasione della seconda conferenza annuale del Consiglio e a pochi giorni dall’undicesimo anniversario della bomba su Hiroshima.
Oggi, si tratta dell’unica associazione di sopravvissuti ramificata a livello nazionale, con associazioni in tutte e 47 le prefetture giapponesi. Tutti i suoi funzionari sono dei sopravvissuti. Nel corso dei decenni, la Nihon Hidankyo ha raggiunto obiettivi importanti sia sul piano interno che su quello internazionale, riuscendo a mantenere salda la propria voce nonostante i grandi cambiamenti e le tante turbolenze internazionali, dalla guerra fredda in avanti. Sul fronte interno, l’azione si è sempre concentrata sull’ottenere un riconoscimento dei diritti dei sopravvissuti. Per decenni, l’organizzazione ha presentato ogni anno decine di petizioni per emanare leggi e misure a tutela di sopravvissuti e malati. L’azione è stata insistente e diffusa, esercitando una notevole pressione sul governo giapponese, anche quando questo non aveva ancora predisposto azioni speciali per chi aveva vissuto il dramma dell’agosto 1945. L’associazione ha anche costantemente chiesto che il governo giapponese ammetta la responsabilità di aver lanciato la guerra che alla fine ha portato al bombardamento atomico, chiedendo risarcimenti statali alle famiglie in lutto, così come ai malati a cui è stato inflitto un danno alla salute.
Alla fine, Tokyo ha accolto diverse delle richieste degli hibakusha, promulgando diverse leggi: la prima è quella per l’assistenza medica ai sofferenti della bomba atomica nel 1957, la seconda predispone una serie di misure speciali per gli esposti alla bomba atomica nel 1968 e, infine, arriva anche una legge sull’assistenza ai sopravvissuti alle bombe atomiche nel 1994. Le norme includono una serie di agevolazioni e tutele speciali, concentrate soprattutto sul fronte economico, fiscale e assistenziale. Dall’altro lato, viene progressivamente dato sempre più spazio anche sul fronte politico, rispondendo alle richieste della Nihon Hidankyo di prendere provvedimenti per far conoscere alla comunità mondiale la piena dimensione dei danni causati dalla bomba atomica e a prendere l’iniziativa di sensibilizzare l’opinione pubblica per la prevenzione della guerra nucleare e l’eliminazione delle armi nucleari. Vengono agevolati incontri, seminari e discorsi pubblici svolti in scuole, università, parlamento e in concomitanza di eventi ad alto valore simbolico come le cerimonie annuali in memoria dei bombardamenti.
L’associazione è molto attiva nell’organizzare incontri e seminari in tutto il Giappone, talvolta anche all’estero con sopravvissuti che raccontano le loro esperienze per evitare che le nuove generazioni sottovalutino la tragedia e si scordino del disastro che le bombe hanno causato. Il risultato principale raggiunto dalla Nihon Hidankyo, come riconosciuto dal Comitato norvegese per il Nobel nell’annunciare il premio, è quello di “aver contribuito in modo decisivo a costruire il tabù nucleare“. È anche o soprattutto grazie alla memoria e ai racconti degli hibakusha che è diventato un sentire condiviso in tutto il mondo che una guerra nucleare non vada mai combattuta e che l’utilizzo di armi atomiche vada ritenuto inaccettabile. Due assunti che hanno retto per diversi decenni e che sono stati quasi dati per scontati, almeno fino agli ultimi anni. La guerra in Ucraina e le crescenti tensioni in diverse altre regioni del mondo stanno facendo tornare a ipotizzare l’inimmaginabile. Uno scenario che non viene accettato dai sopravvissuti, che a partire dal 2022 e dall’invasione russa hanno cercato di aumentare la loro attività per ricordare ai leader mondiale gli orrori causati dalle armi nucleari. Molti degli hibakusha raccontano di non riuscire più a dormire a causa dei conflitti in corso e delle minacce di utilizzo delle bombe atomiche “tattiche”. Ancora più di recente, diversi di loro hanno parlato di quanto sta accadendo a Gaza. L’ha fatto lo stesso Toshiyuki Mimaki, direttore della Nihon Hidankyo, durante la commossa conferenza stampa convocata subito dopo l’annuncio del Nobel: “A Gaza vediamo bambini insanguinati. È come il Giappone 80 anni fa”. L’ambasciatore israeliano in Giappone, Gilad Cohen, ha criticato Mimaki, definendo il paragone “oltraggioso e privo di fondamento”. In realtà, più che un paragone diretto sull’utilizzo di bombe nucleari, l’associazione è emotiva sulla condizione disperata di bambini e minori. Le associazioni di sopravvissuti sono peraltro la voce giapponese più critica nei confronti non solo della Russia, ma anche di Israele. Gli hibakusha sono ampiamente rispettati in Giappone e sono in grado di esercitare anche una non trascurabile pressione sulla politica, anche o soprattutto a livello locale. Un esempio chiaro in tal senso è arrivato lo scorso agosto, quando diverse associazioni di sopravvissuti (senza però un coinvolgimento diretto della Nihon Hidankyo) hanno chiesto di non invitare Israele alle cerimonie per l’anniversario dei bombardamenti. Alla fine, le due città coinvolte si sono mosse in modo diverso: Hiroshima ha invitato l’ambasciatore israeliano, Nagasaki invece no.
Tra alcuni hibakusha c’è qualche insoddisfazione anche per il riarmo del Giappone, processo che in realtà accomuna tutti i Paesi asiatici e che Tokyo sente come necessario a garantire la propria sicurezza nazionale di fronte a una Cina sempre più assertiva e alle minacce della Corea del Nord. Tanto che il neo premier Shigeru Ishiba ha proposto la formazione di una Nato asiatica e la revisione della costituzione pacifista imposta dagli Stati Uniti alla fine della Seconda guerra mondiale.
Il timore diffuso è che nel futuro prossimo sarà sempre più difficile riuscire a mantenere il tabù globale sull’utilizzo delle armi nucleari. Non solo per le minacce di alcuni Paesi, ma anche per le crescenti difficoltà nella trasmissione diretta delle esperienze degli hibakusha ai più giovani. Kazumi Matsui, sindaco di Hiroshima, ha sottolineato alla tv giapponese che “i sopravvissuti stanno invecchiando rapidamente e ci sono sempre meno persone in grado di testimoniare l’insensatezza del possesso di bombe atomiche e la loro assoluta malvagità”. La diminuzione e l’invecchiamento dei testimoni diretti rischia di rendere più sporadiche le opportunità di incontri e confronto con le nuove generazioni, quelle chiamate a proseguire il mastodontico sforzo della Nihon Hidankyo nel diventare la “coscienza morale” dei governi mondiali. La speranza è che il Premio Nobel per la Pace possa rendere la voce degli hibakusha più forte, portandola anche al cospetto di prova a non ascoltarla.
Di Lorenzo Lamperti
[Pubblicato su Gariwo MAG]
Classe 1984, giornalista. Direttore editoriale di China Files, cura la produzione dei mini e-book mensili tematici e la rassegna periodica “Go East” sulle relazioni Italia-Cina-Asia orientale. Responsabile del coordinamento editoriale di Associazione Italia-ASEAN. Scrive di Cina e Asia per diverse testate, tra cui La Stampa, Il Manifesto, Affaritaliani, Eastwest. Collabora anche con ISPI. Cura la rassegna “Pillole asiatiche” sulla geopolitica asiatica.