Nonostante Pechino non annunciasse un test simile all’esterno dei suoi confini dal 1980, non è questo a interrogare gli esperti, ma il modo in cui viene descritto il fatto in relazione ai precedenti americani e ai segnali esterni e interni al Pcc, a partire dalle tensioni nel vicinato e dai gravi scandali che negli ultimi anni hanno colpito duramente l’Esercito popolare di liberazione e le sue Rocket Forces.
Negli ultimi tempi, chi segue occasionalmente la Cina può avere una percezione un po’ schizofrenica nel tentare di bilanciare le iniziative di pace promosse da Pechino in Europa e in Medio Oriente con i suoi test militari intorno a Taiwan e nel Pacifico, l’ultimo dei quali è a tutti gli effetti l’arma più potente a disposizione dell’arsenale nucleare di Pechino.
Mercoledì, la Cina ha testato un missile balistico intercontinentale (ICBM) caricato con un finto ordigno nucleare che si è schiantato nel Pacifico. Lo ha dichiarato il Ministro della difesa cinese ricalcando la volontà del Presidente Xi di rafforzare l’esercito. La parte più clamorosa di questo avvenimento -ciò che infatti ha colpito maggiormente la stampa- è che l’ultima volta che la Cina aveva annunciato un test missilistico di questo tipo era il 1980.
Non il primo, ma neanche l’ultimo
Tuttavia, nonostante la Cnn titoli “Primo test pubblico di questo tipo in decenni” non è che proprio non lo sapessimo o non fosse stato dichiarato prima. E’ già dall’agosto 2014, che il Global Times -tabloid legato al Partito comunista- ha confermato l’esistenza di nuove ICBM come il DF-41, missile ipersonico capace di trasportare più ordigni, il quale fu poi testato esattamente nell’agosto dell’anno dopo. Il DF-41 era descritto allora come la più potente arma sviluppata dai cinesi, successo tecnologico e punta del sistema di lancio nucleare o, come la descrisse The Diplomat nel 2015, “un’arma in grado di colpire gli interi Stati Uniti”. Lo stesso avvenne nel 2021, quando la Cinà lanciò altri due missili ipersonici.
Perciò, non è tanto il fatto che sia stato annunciato o meno a destare allarme o preoccupazione, anche perché come dichiarato da Drew Thomson, ex ufficiale del Pentagono, “è difficile nascondere il lancio di un missile balistico nel Pacifico, quindi è sensato che Pechino annunci che è avvenuto e controlli la narrazione” così come è chiaro che voglia mandare “un messaggio ai suoi avversari”.
Abitudini inabituali
Ciò che rende l’annuncio importante è il contenuto del messaggio, ovvero che nell’affermare che “questo lancio di missili era una parte di routine delle esercitazioni annuali delle Forze missilistiche” il ministro cinese mente sapendo di mentire. Per Pechino infatti non è una routine annuale testare questo tipo di missili al di fuori dei suoi confini, ma probabilmente dopo questa dichiarazione, lo sarà, o almeno così si tenta di far credere. O perlomeno, questo è quello che dovrebbe farci riflettere.
Mentre in passato i test cinesi venivano adocchiati allo stesso modo di quelli nordcoreani, oggi la situazione è molto diversa. La Cina si sta sempre più ponendo nello stesso modo in cui si pongono i suoi principali competitor, ovvero gli Usa. Nel 2022, infatti Washington testò un ICBM, il Minuteman 3, in seguito a delle esercitazioni cinesi intorno a Taiwan ma dichiarando che si trattava solamente di una “routine e attività periodica” e che “questi test sono già stati effettuati altri 300 volte e non sono legati agli eventi in corso nel mondo”.
Vicini ma non “rilevanti”
Senza entrare nei dettagli, la principale agenzia di stampa cinese, la Xinhua, ha affermato che il governo di Pechino ha allertato tutti “i paesi rilevanti” a proposito del test. Tuttavia, non tutti i paesi, forse, vengono considerati rilevanti e anche questo potrebbe essere un segnale. Yoshimasa Hayashi, capo di gabinetto giapponese, ha dichiarato che il suo paese non ha ricevuto nessuna segnalazione e l’arcipelago è già reduce recentemente da diverse incursioni di aerei cinesi e russi.
Inoltre, il test è avvenuto in seguito all’incontro di martedì dell’Assemblea Generale Onu a New York, dove il Presidente Biden ha parlato dei suoi tentativi di costruire una relazione trilaterale sempre più forte con Giappone e Corea del Sud, ovvero i paesi con cui gli Stati Uniti hanno costruito un’intesa volta a contenere l’influenza cinese nella regione. Di sicuro questi avvenimenti accrescono le ansie del vicinato e portano l’asse tra Giappone, Sud Corea e Taiwan a stringersi maggiormente in contrasto al potenziale trittico nucleare accanto ai loro confini, composto da Cina, Nord Corea e Russia.
Parlare al mondo per parlare alla Cina
Tuttavia, forse non serve guardare così lontano per capire meglio cosa si muova nelle file del Politburo cinese. Negli ultimi due anni, infatti, la burocrazia mandarina è stata travolta da numerosi scandali che hanno portato Xi Jinping nel 2023 a sostituire due alti ufficiali delle Forze missilistiche, Li Yuchao e Sun Jinming, insieme ad altri importanti autorità che sono improvvisamente scomparse dalle comunicazioni.
Non solo, a giugno il Partito ha sospeso due membri che hanno servito entrambi come Ministri della difesa, Li Shangfu and Wei Fenghe, accusati di slealtà e corruzione. “La Cina potrebbe aver voluto almeno in parte lanciare il missile per rafforzare la credibilità delle sue forze missilistiche”, dichiara Ying-Yu Lin, professore all’Università Tamkang di Taiwan, “vorrebbero dissipare i dubbi all’estero sulla loro forza”.
Il confronto con Usa e Russia
Secondo i dati raccolti dalla Federazione degli scienziati americani, la Cina possiede circa 134 missili balistici intercontinentali, con una potenza di fuoco di circa 240 testate. Usa e Russia, che rispettivamente schierano oltre 400 ICBM e attualmente detengono i più grandi arsenali atomici sul pianeta, sono anche gli ispiratori di questa tecnologia cinese, e in parte, i fornitori.
“La tecnologia MIRV della Cina si basa sulla tecnologia satellitare statunitense esportata illegalmente e trasferita durante l’amministrazione del presidente Bill Clinton”, riporta il Washington Free Beacon nel dicembre 2014, e aggiunge “Lockheed Martin è stata multata di $13 milioni nel 2000 come parte delle esportazioni illecite che la Cina ha dirottato verso il suo programma di testate MIRV”.
Se l’anima della tecnologia è di origine americana, il suo corpo sembra essere russo. Secondo Missile Threat website, già il DF-41 del 2015 “sembra simile al russo R-12 (SS-27) ed è possibile che la tecnologia R-12 sia stata acquistata o rubata”.
Classe 1989, Sinologo e giornalista freelance. Collabora con diverse testate nazionali. Ha lavorato per lo sviluppo digitale e internazionale di diverse aziende tra Italia e Cina. Laureato in Lingue e Culture Orientali a La Sapienza, ha perseguito gli studi a Pechino tra la BFSU, la UIBE e la Tsinghua University (Master of Law – LLM). Membro del direttivo di China Files, per cui è responsabile tecnico-amministrativo e autore.