I titoli di oggi:
- EV: Ue conferma dazi alla Cina che si allarga al Sud-est asiatico
- I paesi SCO rafforzano la cooperazione e si impegnano a promuovere la pace
- Myanmar, esperto ONU paventa “violenza genocida” contro i Rohingya
- Cina, maschere iperrealistiche per scopi criminali
- In Cina continua la lotta alla criminalità
- Mar Cinese meridionale, Marcos dice all’esercito di ridurre le tensioni con la Cina
Giovedì 4 luglio, la Commissione europea ha confermato i dazi sulle importazioni dei veicoli elettrici a batteria dalla Cina, malgrado i negoziati condotti nelle scorse settimane con Pechino. Come si legge nel comunicato stampa, dall’indagine avviata nove mesi fa è emerso che le aziende nella Repubblica popolare beneficiano di sovvenzioni “sleali” che minacciano la concorrenza in Ue. Rispetto ai dazi annunciati lo scorso 12 giugno, le nuove misure hanno abbassato l’aliquota per alcuni colossi cinesi: Byd resta al 17,4% e Geely staziona al 19,9%, mentre per Saic le tariffe scendono dal 38,1% deciso a giugno al 37,6%. Confermate le barriere commerciali per gli altri costruttori: al 20,8% per le aziende che hanno cooperato con l’indagine della Commissione Ue, e al 37,6% per chi non ha collaborato. I dazi entreranno in vigore dal 5 luglio e dureranno per un periodo massimo di quattro mesi. Intervallo temporale che il ministero del Commercio cinese ha affermato verrà utilizzato per cercare di raggiungere un accordo con Bruxelles. Intanto il 18 luglio le autorità di Pechino faranno il punto sulle indagini incorso sul brandy europeo.
Intanto sempre nella giornata di giovedì Byd ha inaugurato la sua prima fabbrica nel Sud-Est asiatico. Lo stabilimento, frutto di un investimento del valore di 486 milioni di dollari, è stato costruito nella provincia di Rayong, in Thailandia.
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I paesi SCO rafforzano la cooperazione e si impegnano a promuovere la pace
Si è concluso giovedì 4 luglio il summit annuale della Shanghai Cooperation Organisation (SCO) organizzato ad Astana, in Kazakistan. Al termine del vertice i leader dei paesi membri dell’organizzazione hanno firmato 25 documenti strategici, racchiusi nella “Dichiarazione di Astana”, attraverso i quali si sono impegnati a rafforzare la cooperazione in diversi settori, come sicurezza, energia, commercio, contrasto al traffico di droga e tutela ambientale. Nel corso del summit gli Stati SCO hanno anche approvato l’ingresso della Bielorussia nel gruppo, che ora conta 10 membri a pieno titolo. Con la Dichiarazione di Astana i leader dell’organizzazione hanno ribadito che il ruolo della SCO è promuovere stabilità e pace a livello internazionale, favorendo la creazione di un ordine mondiale “democratico” e multipolare.
Nel suo discorso al summit il presidente cinese Xi Jinping ha detto che la “grande famiglia” della SCO ha il compito di assicurare la sicurezza internazionale contro la minaccia portata dalla “mentalità da guerra fredda”, e che per farlo è necessaria solidarietà e cooperazione tra i paesi del gruppo. A margine del vertice c’è stato spazio anche per un bilaterale tra il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, e la controparte indiana Subrahmanyam Jaishankar. I due, riporta il Nikkei, si sono impegnati a cercare di ridurre le tensioni ai confini tra India e Repubblica popolare per “riportare le relazioni bilaterali alla normalità”. La Cina sarà presidente annuale della SCO per il 2024-2025.
Myanmar, esperto ONU paventa “violenza genocida” contro i Rohingya
“La situazione nello Stato Rakhine è terrificante (…) e per i Rohingya, oppressi da entrambe le parti in conflitto, quello che sta accadendo richiama la violenza genocida del 2016-2017”. Lo ha dichiarato giovedì 4 luglio al Consiglio per i diritti umani dell’ONU Thomas Andrews, relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione in Myanmar. Andrews ha denunciato la “coscrizione di migliaia di Rohingya” da parte dell’esercito birmano, avvertendo delle possibili “ritorsioni” contro la minoranza musulmana da parte dell’Arakan Army (AA), l’esercito ribelle che negli ultimi mesi ha conquistato gran parte del Rakhine e che è stato accusato di aver bruciato le case dei Rohingya. Solo nel Rakhine si contano probabilmente centinaia di migliaia di sfollati.
Intanto il conflitto è ripreso anche nel nord-est del paese e potrebbe spostarsi verso il centro. La Three Brotherhood Alliance sta avanzando verso Lashio, la città più importante del nord dello Stato Shan, e il regime sta rafforzando le proprie difese a Mandalay, scrive l’Irrawaddy.
Cina, maschere iperrealistiche per scopi criminali
In Cina crescono le preoccupazioni per l’utilizzo di maschere di silicone iperrealistiche per scopi criminali. In alcuni recenti casi di cronaca, l’ultimo risalente allo scorso marzo, alcune persone hanno fatto irruzione in complessi residenziali o scassinato veicoli proprio indossando maschere di silicone per camuffare la propria identità. Come riporta il Sixth Tone, le maschere di fascia alta disponibili in commercio (al costo di circa 3 mila euro) possono garantire una somiglianza perfino superiore al 90% a una persona reale e sarebbero anche capaci di eludere i controlli di riconoscimento facciale. Sui social media alcuni utenti hanno evidenziato la necessità di imporre restrizioni al commercio per questo genere di prodotti.
Mar Cinese meridionale, Marcos dice all’esercito di ridurre le tensioni con la Cina
Il presidente filippino Ferdinand Marcos Jr. ha ordinato all’esercito di ridurre le tensioni con la Cina nel mar Cinese meridionale, ha detto il comandante delle forze armate filippine Romeo Brawner giovedì 4 luglio, durante una conferenza stampa. Come riportato da Bloomberg, Brawner ha però confermato che le missioni filippine nell’area proseguiranno come sempre, chiedendo inoltre a Pechino di risarcire Manila con 1 milione di dollari per i danni che la guardia costiera cinese ha arrecato alle navi filippine negli scontri dello scorso 17 giugno. Mao Ning, portavoce del ministero degli Esteri cinese, gli ha risposto dicendo che “la missione delle Filippine era illegale” e che Manila “dovrebbe affrontare le conseguenze delle proprie azioni”.
In Cina continua la lotta alla criminalità
Mercoledì 3 luglio, in occasione di una conferenza a Pechino, il ministro della Pubblica Sicurezza Wang Xiaohong ha invitato i funzionari a “mantenere una determinazione incrollabile” nella lotta alla criminalità. Una campagna avviata ufficialmente nel 2018 nell’ambito di quella anti-corruzione lanciata all’indomani della salita al potere di Xi Jinping, poi celebrata nel 2021 per aver conquistato una “vittoria schiacciante” contro il crimine organizzato. Secondo i dati ufficiali, negli ultimi cinque anni sono stati sgominate oltre 5.200 associazioni di carattere mafioso. Il discorso di Wang, come riporta l’agenzia Xinhua, ha anche evidenziato la necessità di rafforzare le operazioni in alcune “aree e industrie chiave“, senza però fornire ulteriori dettagli. Già nel 2021 si era fatto riferimento alle telecomunicazioni, alle costruzioni, ai trasporti e alle risorse come ai settori con diffusa presenza di attività criminale.