I titoli di oggi:
- Cina e Ungheria elevano le relazioni bilaterali al rango di “partenariato strategico globale per tutte le stagioni”
- Critiche a Baidu per le frasi della vicepresidente agli impiegati: “Non sono vostra madre”
- Gli Usa superano la Cina come primo partner commerciale della Germania
- Da due settimane WhatsApp sembra funzionare in Cina
- Nuove aziende cinesi sotto il mirino Usa. Al vaglio nuovi limiti sull’export di modelli IA
- La Cina invierà due navi da guerra per l’addestramento in Cambogia e a Timor Leste
Si è concluso venerdì 10 maggio il primo viaggio europeo in cinque anni del presidente cinese Xi Jinping. Dopo le tappe in Francia e Serbia, mercoledì sera Xi ha raggiunto l’Ungheria, dove giovedì è stato ricevuto nel Castello di Buda, nella capitale Budapest, dal presidente ungherese Tamás Sulyok e dal primo ministro Viktor Orbán. Come riportato da Reuters, Xi e Orbán hanno firmato 18 accordi di cooperazione tra Cina e Ungheria ed elevato le relazioni tra i due paesi al rango di “partenariato strategico globale per tutte le stagioni nella nuova era”, ha dichiarato Xi al termine del bilaterale. Gli accordi firmati prevedono investimenti cinesi in vari campi, dalle infrastrutture (nuovi progetti ferroviari oltre alla costruzione già in corso della tratta Budapest-Belgrado, parte della Belt and Road Initiative) al settore energetico e manifatturiero.
L’Ungheria è un punto d’appoggio importante per la Cina all’interno dell’Unione Europea. Pechino ha già investito massicciamente nel paese, che ospita varie fabbriche cinesi per la realizzazione di batterie per le auto elettriche. A dicembre del 2023 uno dei più importanti produttori mondiali di veicoli elettrici, la cinese BYD, aveva annunciato la costruzione di un suo impianto proprio in Ungheria. Il 9 maggio i vertici dell’azienda non hanno escluso di aprire un’altra fabbrica in Europa nel 2025.
Gli Usa superano la Cina come primo partner commerciale della Germania
Nel primo trimestre di quest’anno, dopo otto anni consecutivi, gli Stati Uniti hanno superato la la Cina come primo partner commerciale della Germania. È quanto emerge dai calcoli effettuati da Reuters sulla base dei dati ufficiali del governo tedesco. Da gennaio a marzo di quest’anno, gli scambi commerciali Germania-Usa hanno raggiunto i 63 miliardi di euro, mentre quelli con la Cina non hanno superato i 60 miliardi. A motivare il trend, la capacità delle aziende cinesi di produrre beni complessi che prima venivano importate dalla Germania, ma anche e soprattutto la risposta delle aziende locali agli appelli di Berlino per ridurre le dipendenza dalla Cina, accusata di “pratiche sleali”. Ma se nel primo trimestre l’importazione di prodotti cinesi in Germania è scesa di quasi il 12% su base annua, l’export è calato di un solo punto percentuale.
L’indebolimento dell’interscambio con la Germania si inserisce in un quadro in realtà complessivamente in miglioramento. Secondo i dati doganali pubblicati il 9 maggio, ad aprile l’export cinese è aumentato dell’1,5% rispetto all’anno precedente, raggiungendo i 292,5 miliardi di dollari. Un risultato in controtendenza rispetto al calo del 7,5% registrato a marzo. Nello stesso mese l’import è cresciuto dell’8,4%, dopo il calo dell’1,9% di marzo. Il trend, sostengono gli analisti, è trainato dall’aumento della domanda globale e potrebbe proseguire per i prossimi sei mesi. Pechino sta riponendo fiducia nelle esportazioni come motore di crescita economica al fine di bilanciare le sfide legate al crollo immobiliare. A registrare un trend positivo sono state le spedizioni verso l’ASEAN, primo partner commerciale della Repubblica popolare, che ad aprile hanno segnato un aumento dell’8,15% su base annua. In calo invece l’export verso gli Stati Uniti (-2,8%) e verso l’Ue (-3,57%).
Da due settimane WhatsApp sembra funzionare in Cina
Da inizio maggio WhatsApp, la nota app di messaggistica di proprietà del gruppo Meta, sembra funzionare in Cina malgrado il blocco imposto da Pechino a siti web e social media occidentali. Bloomberg riporta che alcuni utenti che risiedono a Pechino e Shanghai hanno affermato di essere stati in grado di inviare e ricevere messaggi con l’app senza ricorrere al VPN (rete privata virtuale), che permette a chi si trova all’interno dei confini della Repubblica popolare di accedere alle piattaforme bannate. Malgrado in passato si sia già registrato l’accesso temporaneo ad alcuni dei servizi in questione, pare che la possibilità di utilizzare WhatsApp (anche se non è chiaro quanti utenti ne abbiano beneficiato) duri già da oltre due settimane, un periodo insolitamente lungo.
Nuove aziende cinesi sotto il mirino Usa. Al vaglio nuovi limiti sull’export di modelli IA
Il 9 maggio l’amministrazione di Joe Biden ha aggiunto 37 nuove aziende cinesi alla Entity List, l’elenco che include aziende o personalità sottoposte a restrizioni commerciali Usa. Tra queste figurano alcune unità della statale China Electronics Technology Group, accusata di aver tentato di mettere le mani sulla tecnologia statunitense a supporto delle capacità di tecnologia quantistica di Pechino. Altre entità avrebbero cercato di ottenere prodotti americani per costruire droni da utilizzare con scopi militari. La mossa suggerisce che Biden sta continuando a punire Pechino per la questione del pallone-spia, l’aerostato cinese abbattuto dall’aeronautica militare Usa a febbraio 2023, che ha inasprito le relazioni bilaterali fino a spingere il Segretario di Stato Antony Blinken a cancellare un viaggio in Cina.
Gli Stati Uniti stanno puntando anche alla salvaguardia dell’intelligenza artificiale (IA). Secondo Reuters, il Dipartimento del Commercio Usa starebbe prendendo in considerazione una nuova regolamentazione per limitare l’esportazione di modelli di IA, soprattutto i software di base dei sistemi come ChatGPT. Fonti dell’agenzia di stampa hanno specificato che i nuovi controlli sarebbero probabilmente rivolti a Russia, Cina, Corea del Nord e Iran. Non è tardata la risposta dell’ambasciata cinese, che come di consueto ha definito la notizia come un “tipico atto di coercizione economica e di bullismo unilaterale”.
La Cina invierà due navi da guerra per l’addestramento in Cambogia e a Timor Leste
La Cina ha in programma di mandare due navi da guerra in Cambogia e a Timor Leste, dove stazioneranno da inizio maggio alla metà di giugno. Lo ha annunciato giovedì 9 maggio il ministero della Difesa cinese. Le imbarcazioni sono la Qijiguang, ovvero la più grande e tecnologicamente avanzata nave da addestramento militare cinese, e la Jinggangshan, una nave che serve per la guerra anfibia. Lo scopo è quello di addestrare i soldati della marina cambogiana e timorese, oltre che rafforzare i rapporti tra le rispettive marine. Come riportato da Reuters, il ministero della Difesa cinese non ha specificato dove sosteranno le due imbarcazioni. È plausibile che in Cambogia verranno ormeggiate nella base navale di Ream, che negli ultimi anni è stata ristrutturata con il contributo di Pechino. Il timore degli Stati Uniti è che la base possa essere utilizzata come un avamposto dell’Esercito Popolare di Liberazione (PLA) non troppo distante dal mar Cinese meridionale, ipotesi che Cina e Cambogia hanno sempre smentito.
Diverse immagini satellitari mostrano però che due navi della marina del PLA sono stazionate alla base di Ream dallo scorso dicembre, e che il sito assomiglia molto, per conformazione, all’unica base navale controllata dalla Cina all’estero, quella di Gibuti.
Critiche a Baidu per le frasi della vicepresidente agli impiegati: “Non sono vostra madre”
Qu Jing, vicepresidente di Baidu e responsabile delle pubbliche relazioni dell’azienda, è stata bersagliata da un’ondata di indignazione sui social. Come riportato dal Financial Times, Qu ha pubblicato su Douyin, la versione cinese di TikTok, alcuni video nei quali se la prendeva con i suoi impiegati, intimandoli a dare tutto per l’azienda e minacciandoli di licenziamento. “Non sono vostra madre, mi interessano solo i risultati”, ha detto in uno di questi video. Lo scopo della clip era dimostrare come a Baidu si lavorasse duramente per il bene dell’azienda, ma l’utenza di Douyin non l’ha presa bene. I video hanno riacceso le polemiche sulle dure condizioni di lavoro nel settore tecnologico cinese e la discussione ha raggiunto in poco tempo oltre 150 milioni di visualizzazioni. Il 9 maggio Qu si è scusata e ha rimosso i video, dicendo che “rifletterà profondamente” sulle critiche ricevute. Nonostante il pentimento, secondo la CNN Qu sarebbe stata licenziata.
A cura di Vittoria Mazzieri e Francesco Mattogno