I titoli di oggi:
- Biden vuole triplicare i dazi sull’acciaio cinese
- Cina, aumentano gli indebitati interdetti ai servizi
- Dongfeng e Chery seguono le orme di Byd e guardano all’Europa
- Al vaglio nuovo comitato per monitorare le sanzioni contro la Corea del Nord
- Myanmar: Aung San Suu Kyi trasferita dal carcere in un luogo non specificato, dice la giunta
Il presidente americano Joe Biden vuole triplicare i dazi doganali su acciaio e alluminio cinesi, denunciando la concorrenza “sleale” che penalizza i lavoratori americani. Il capo della Casa Bianca ha chiesto alla rappresentante per il commercio Usa Katherine Tai di valutare un aumento delle tariffe su acciaio e alluminio cinesi dal 7,5 al 25 per cento, nonché di aprire un’indagine sui settori della cantieristica, del trasporto marittimo e della logistica (dove l’acciaio è un materiale ampiamente utilizzato). L’accusa mossa a Pechino riguarda la produzione di acciaio inquinante e a basso costo grazie ai sussidi statali. Biden, che spera di essere rieletto, non vuole farsi superare dal suo rivale Donald Trump, che minaccia dazi fino al 60 per cento su tutti i prodotti cinesi.
Cina, aumentano gli indebitati interdetti ai servizi
Chi ha un grosso debito in Cina avrà difficoltà ad acquistare un biglietto del treno ad alta velocità o altri beni di lusso. È quanto riporta il Wall Street Journal, che racconta la storia di una donna cinese impossibilitata a comprare il ticket per i treni veloci a causa di un debito di 40mila dollari. Accade per una stretta di Pechino sui debitori inadempienti, a cui congela i loro stipendi o impedisce loro di ottenere posti di lavoro governativi, oltre a precludergli l’acquisto di biglietti di treni ad alta velocità e aerei o il soggiorno in alberghi. Nel mirino delle autorità statali sono finite 8,3 milioni di cittadini inadempienti, segnando un raddoppio rispetto al 2019. Il debito delle famiglie cinesi è aumentato del 50 per cento negli ultimi cinque anni, per un valore di circa 11mila miliardi di dollari.
Dongfeng e Chery seguono le orme di Byd e guardano all’Europa
Le case automobilistiche Dongfeng e Chery stanno seguendo le orme di Byd. Pressate da un calo della domanda interna di vetture alimentate a benzina, le aziende cinesi dell’automotive volgono il loro sguardo verso l’Europa. Secondo quanto riportato da Bloomberg, Dongfeng Motor, partner cinese della giapponese Nissan e della francese Renault, sta valutando la possibilità di aprire uno stabilimento in Italia dove costruire 100mila veicoli all’anno. La statale Chery Automobile ha invece siglato un accordo per costruire la sua prima fabbrica europea nella zona franca di Barcellona, in Spagna, con Ebro-EV Motors. Tutti seguono la strada di Byd, il colosso dell’elettrico cinese che aprirà il suo primo stabilimento in Ungheria nel 2027.
Al vaglio nuovo comitato per monitorare le sanzioni contro la Corea del Nord
Stati Uniti, Corea del Sud e Giappone spingono a un nuovo gruppo di esperti, esterno alle Nazioni Unite, per garantire l’applicazione delle sanzioni contro la Corea del Nord, dopo che Russia e Cina hanno ostacolato le attività di monitoraggio dell’organismo mondiale. La richiesta arriva dopo la Mosca ha rifiutato il rinnovo annuale del gruppo di esperti delle Nazioni Unite che negli ultimi 15 anni ha monitorato l’attuazione delle sanzioni contro Pyongyang. Pechino si è astenuta dal voto. Il nuovo comitato avrebbe le stesse mansioni, ma sarebbe gestito da Washington, Seul e Tokyo a cui si unirebbero i Paesi allineati, come Australia, Nuova Zelanda e capitali europee.
Myanmar: Aung San Suu Kyi trasferita dal carcere in un luogo non specificato, dice la giunta
Aung San Suu Kyi, la leader democratica birmana in carcere dal colpo di stato militare del 2021, è stata trasferita martedì in un luogo non specificato, probabilmente nella capitale Naypyitaw. Non è chiaro se la misura sarà temporanea o definitiva ma, a quanto dice la giunta militare, si tratta di un provvedimento adottato per proteggere i detenuti fragili dall’ondata di calore che sta investendo il Myanmar e gran parte del Sud-Est asiatico. Suu Kyi ha 79 anni e diversi problemi di salute. Anche l’ex presidente Win Myint, che ha 72 anni, dovrebbe esser stato trasferito. Il 17 aprile, in occasione delle festività per il capodanno birmano, il regime ha inoltre annunciato di aver rilasciato 3.303 prigionieri.
A cura di Serena Console
Sanseverese, classe 1989. Giornalista e videomaker. Si è laureata in Lingua e Cultura orientale (cinese e giapponese) all’Orientale di Napoli e poi si è avvicinata al giornalismo. Attualmente collabora con diverse testate italiane.