Psicologa, scrittrice e attivista, Qiu Miaojin è stata una figura fondamentale per la comunità queer taiwanese, tanto da aver coniato un termine tuttora molto utilizzato
Taiwan (ufficialmente Repubblica di Cina) è diventato, nel 2019, il primo luogo in Asia a riconoscere il matrimonio egualitario. Questo traguardo, già di per sé eccezionale, lo diventa ancora di più se pensiamo al contesto asiatico che, in alcuni Paesi, è ancora particolarmente ostile nei confronti degli appartenenti alla comunità LGBTQ+. Nel 2023 in Brunei, per esempio, è stata approvata una delle leggi più severe al mondo contro l’omosessualità e l’adulterio che prevede la pena di morte per lapidazione. Comunque, anche senza menzionare casi così estremi, basti pensare che attualmente i matrimoni tra persone dello stesso sesso non sono permessi altrove.
Nonostante ora Taiwan sia ora all’avanguardia sui diritti civili, questo traguardo è stato raggiunto con parecchie difficoltà ed è il frutto di un lavoro di sensibilizzazione e di lotta iniziato nel secolo scorso da attivisti, giornalisti e artisti appartenenti alla comunità LGBTQ+ tra cui, ad esempio, la scrittrice Qiu Miaojin.
Qiu Miaojin è nata nel 1969, ha frequentato la prestigiosa Taipei First Girls’ High School e, successivamente, si è laureata in psicologia alla National Taiwan University. È subito dopo la laurea che Qiu ha iniziato a esplorare il suo interesse per la scrittura, pubblicando nel 1989 il racconto “Platonic Hair” per l’Independence Evening Post, oggi ricordato come il primo racconto della letteratura moderna taiwanese in cui la protagonista si dichiara apertamente lesbica.
Per contestualizzare, il decennio anni ’80-’90 è stato, in Taiwan, un momento di totale rivoluzione. Nel 1987, infatti, viene revocata la legge marziale e inizia il processo di democratizzazione della nazione, che permette ai partiti politici dell’opposizione di formarsi legalmente per la prima volta e garantisce ai taiwanesi libertà di associazione. È in questo contesto che Qiu inizia a pubblicare, agli albori della democrazia taiwanese, quando il movimento di liberazione omosessuale (chiamato in cinese “tongzhi”) ancora non esisteva.
Con “Platonic Hair” Qiu ha iniziato a riflettere sulla situazione delle donne lesbiche in una società molto tradizionalista e ha fornito una descrizione dettagliata dei sentimenti dell’opinione pubblica sull’omosessualità. In generale, questi sono i temi che ha approfondito ulteriormente nelle sue due opere principali, che vengono considerate classici della letteratura queer taiwanese: “Crocodile” e “Le ultime lettere da Montmatre”.
“Notes of a Crocodile” è ambientato a Taipei alla fine degli anni ’80, la protagonista è “Lazi” o “Lala”, una giovane donna solitaria e depressa che passa il suo tempo a leggere e frequenta a malapena la prestigiosissima università a cui è iscritta. È proprio all’università che Lazi si innamora di una compagna di corso di qualche anno più grande di lei, Shui Ling. Nonostante i sentimenti che prova verso Shui Ling siano molto intensi, Lazi cerca di reprimerli in ogni modo, convinta che amare una donna sia un crimine. Oltre alla storia di Lazi, in “Crocodile” coesiste una sottotrama che si intreccia alla principale: è raccontata in terza persona e narra l’esperienza di una donna-coccodrillo che finge di vivere una vita ordinaria, nascondendo la sua natura antropomorfa, ma è costantemente tormentata dalla paura di essere scoperta.
“Notes of a Crocodile” venne pubblicato in un momento molto delicato della storia della comunità LGBTQIA+ taiwanese. Nel 1994 (anno di pubblicazione del libro), infatti, un giornalista si infiltrò in un bar frequentato principalmente da omosessuali e riprese tutti i presenti. Quando il filmato venne rilasciato pubblicamente, suscitò un’incredibile indignazione nell’opinione pubblica, che ignorava l’esistenza di luoghi in cui le persone queer potessero incontrarsi. Gli individui ripresi nel video subirono pressioni da parte della stampa, che li seguiva continuamente e da parte delle famiglie, che si vergognavano di avere un parente omosessuale. A causa dello stress e della vergogna alcuni di loro si tolsero la vita. Tra questi, si dice, anche due ragazze che avevano frequentato la stessa scuola superiore di Qiu.
L’importanza e la potenza del romanzo sono ancora più evidenti, quindi, se teniamo conto della situazione soffocante e opprimente in cui la comunità queer si trovava, ostaggio di un paese che cercava di cancellarne l’esistenza. Qiu, che era ormai dichiaratamente lesbica, criticò pubblicamente le norme sociali estremamente discriminatorie del suo paese. L’autrice Hing lo descrive così’: “Con Crocodile finalmente apparve sulla scena letteraria brulla e sterile di Taiwan un coccodrillo la cui esistenza era impossibile trascurare. Con questo, la voce delle lesbiche di Taiwan ha davvero mostrato la sua forza, sia nel romanzo stesso, sia nelle risposte dei lettori ad esso”.
Il successo riscosso da Notes of a Crocodile, però, non fu abbastanza per guarire la profonda depressione con cui Qiu conviveva da sempre. Trasferitasi a Parigi per ultimare i suoi studi, morì suicida a soli 27 anni. In patria, venne dato moltissimo risalto al gesto e alla sua figura, divenuta una vera e propria icona delle lotte per l’uguaglianza. Da questo momento in poi il termine “Lala” o “Lazi” (“coccodrillo”) verrà utilizzato nel gergo come sostituto della parola “lesbica”.
Un anno dopo venne pubblicata postuma la sua seconda opera, “Ultime lettere da Montmartre”. “Ultime lettere da Montmartre” è, di base, un romanzo senza trama, che sovrappone scrittura creativa e autobiografa, in una raccolta di lettere che è possibile leggere in ordine sparso. Le lettere contengono riflessioni e aneddoti in un formato sperimentale semi-epistolare senza alcuna struttura che sfida i limiti di qualsiasi genere letterario preesistente.
Nel 2007, inoltre, sono stati pubblicati postumi due volumi dei suoi diari. Nello stesso periodo, un famoso autore taiwanese, Luo Yijun, ha scritto un libro, “Forgetting Sorrow”, totalmente dedicato a Qiu. Mentre più recentemente, nel 2017, Radio Television Hong Kong ha prodotto un documentario sulla sua vita, distribuito in diversi cinema taiwanesi.
Di Marta Simonetta