I titoli di oggi:
- Gli Usa aprono indagine per verificare se le auto cinesi sono una minaccia alla sicurezza nazionale
- Accordi Australia-Filippine. Marcos: “Fermo nella difesa della sovranità nazionale”
- Chip, assolta azienda cinese accusata di furto di proprietà intellettuale dal Dipartimento del Commercio americano
- Rapporto think tank Usa: in crescita la presenza militare cinese nel Mar cinese meridionale
- Kim Jong Un chiede la “rivoluzione industriale” nelle aree rurali
- Australia, condannato imprenditore vietnamita collegato al Partito comunista cinese
Stati Uniti, aperta indagine per verificare se le auto cinesi sono una minaccia alla sicurezza nazionale
Il Dipartimento del Commercio americano ha aperto un’indagine per verificare se le auto di fabbricazione cinese importate nel paese rappresentino una minaccia per la sicurezza nazionale. Secondo la Casa Bianca questi veicoli, in larga maggioranza elettrici, “raccolgono grandi quantità di dati sensibili sui conducenti e usano le telecamere interne per registrare informazioni dettagliate sulle infrastrutture americane”. Come riportato da Reuters, anche il presidente statunitense Joe Biden ha detto che non lascerà che la Cina “inondi con le sue auto il mercato americano”. Washington sta infatti pensando di imporre restrizioni all’import dal Messico di veicoli di fabbricazione cinese, anche se gli Stati Uniti non sono il principale mercato del settore cinese, che esporta soprattutto nel Sud-Est asiatico, in Medio Oriente e in Europa.
Chip, assolta azienda cinese accusata di spionaggio economico dal Dipartimento del Commercio americano
La Fujian Jinhua Integrated Circuit, un’azienda cinese produttrice di chip, è stata assolta da tutte le accuse di spionaggio economico mosse a suo carico dal Dipartimento del Commercio americano. Come riportato da Bloomberg, la società era finita a processo in un tribunale di San Francisco perché sospettata di essersi appropriata illegalmente di alcuni dati sui chip DRAM di Micron Technology, con cui però aveva già raggiunto un accordo per lasciare cadere tutte le accuse. Più di cinque anni fa il Dipartimento del Commercio aveva inserito la Fujian Jinhua sulla lista nera delle imprese ritenute una minaccia alla sicurezza nazionale, e la sentenza è significativa anche perché raramente Washington aveva perseguito una società cinese per furti di proprietà intellettuale.
Rapporto think tank Usa: in crescita la presenza militare cinese nel Mar cinese meridionale
Secondo un rapporto della statunitense Asia Maritime Transparency Initiative (Amti), il 2023 ha registrato un aumento della presenza militare marittima di Pechino nel Mar cinese meridionale. Il documento, pubblicato il 28 febbraio e basato su immagini satellitari che hanno monitorato nove aree specifiche, ha riferito un transito medio giornalieri di 196 navi, un aumento del 35% rispetto allo scorso anno. Nell’estate 2023 si è tuttavia osservato quello che gli studiosi, che fanno capo al think tank Usa Centro per gli studi strategici e internazionali, hanno definito un “drammatico spostamento” delle imbarcazioni militari verso Mischief Reef: il piccolo atollo delle isole Spratly, amministrato dalla Repubblica popolare, è rivendicato da Vietnam e Filippine, secondo cui Pechino lo avrebbe reso una “isola artificiale militarizzata”.
Kim Jong Un chiede la “rivoluzione industriale” nelle aree rurali
Kim Jong Un ha parlato dell’esigenza di una “rivoluzione industriale” nelle regioni rurali della Corea del Nord. Lo ha riportato il 29 febbraio il media statale KCNA, citando le parole che il leader ha pronunciato durante la cerimonia di inaugurazione di un sito industriale nella contea di Songchon, a est di Pyongyang. L’incontro ha confermato la Politica di sviluppo regionale 20×10, che mira ad aprire ogni anno fabbriche “dotate di attrezzature moderne” in almeno 20 contee remote per i prossimi 10 anni. L’iniziativa, presentata lo scorso gennaio all’Assemblea suprema del popolo come una politica chiave di Kim, si inserisce in un contesto di scarsità alimentare a causa delle sanzioni internazionali e delle conseguenze dei disastri naturali.
Australia, condannato imprenditore vietnamita collegato al Partito comunista cinese
Giovedì un tribunale della contea di Victoria, in Australia, ha condannato a 2 anni e 9 mesi di carcere un imprenditore vietnamita, Di Sanh Duong, perché ha cercato di creare condizioni favorevoli al Partito comunista cinese così da poter interferire nella politica interna australiana. Secondo il giudice, l’uomo avrebbe sfruttato la sua posizione da membro del Victorian Liberal Party per stabilire dei legami con Alan Tudge, all’epoca dei fatti ministro australiano per la Popolazione, la Città e le Infrastrutture, e condizionare in futuro le sue scelte governative in modo vantaggioso per la Cina. Come riportato dal Nikkei, mentre faceva tutto questo Duong sarebbe stato regolarmente in contatto con il ministero per la Sicurezza dello Stato cinese, e avrebbe avuto anche dei legami con il Fronte Unito, il dipartimento del Pcc che opera per aumentare l’influenza del partito all’estero. Si tratta della prima sentenza di condanna in Australia sulla base della legge contro lo spionaggio e le interferenze straniere. Il capo dell’intelligence australiana, Mike Burgess, ha detto che le minacce di spionaggio nel paese non sono mai state alte come in questo momento.
Intanto, il South China Morning Post ha rivelato che il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, è stato invitato per una visita ufficiale in Australia nella seconda metà di marzo. Wang partirà quindi dopo le Due Sessioni in programma dal prossimo 4 del mese. I temi sul tavolo tra Pechino e Canberra sono diversi. Se probabilmente l’Australia chiederà alla Cina di rimuovere i dazi su alcuni dei suoi prodotti, come il vino, in cambio Pechino potrebbe spingere per la firma di un accordo sulla cooperazione scientifica e tecnologica. Sempre secondo il South China Morning Post, tra giugno e luglio anche il premier cinese Li Qiang potrebbe visitare l’Australia.
Accordi Australia-Filippine. Marcos: “Fermo nella difesa della sovranità nazionale”
Il 29 febbraio a Canberra i governi di Australia e Filippine hanno firmato una serie di accordi nel campo della difesa, della cooperazione marittima e della sicurezza informatica. Di fronte al parlamento australiano, il presidente filippino Ferdinand Marcos Jr ha sottolineato la necessità di difendere la sovranità del paese e ha aggiunto che non permetterà a nessuna potenza straniera di appropriarsi di “un solo centimetro quadrato” del territorio nazionale. Ai giornalisti il premier australiano Anthony Albanese ha dichiarato che i due paesi continueranno a cooperare per mantenere la pace e la stabilità nella regione. Dopo aver firmato un partenariato strategico lo scorso settembre, in occasione di una visita del premier australiano a Manila, a novembre i due paesi hanno iniziato i primi pattugliamenti marittimi e aerei congiunti nel Mar cinese meridionale, nell’ottica di contrastare le azioni cinesi nell’area.
A cura di Vittoria Mazzieri e Francesco Mattogno