Qualche appunto qui su quanto accaduto a meno di quattro giorni dalle elezioni presidenziali e legislative della Repubblica di Cina (Taiwan)
Nel mezzo della conferenza stampa coi media internazionali del ministro degli Esteri Joseph Wu, iniziano a suonare e vibrare i telefonini delle decine di giornalisti presenti. Appare un inusuale messaggio di allerta: non si tratta di una prima volta, in realtà: già altre volte un messaggio in cinese mandarino aveva segnalato il lancio di un satellite di Pechino con rischio di detriti.
C’è però una prima volta, quella della traduzione in inglese che recita: [Air raid Alert] Missile flyover Taiwan airspace, be aware.
Firmato: ministero della Difesa. A pochi giorni dal voto, nel momento politicamente più sensibile degli ultimi anni. E mentre Wu parla di presunte “interferenze cinesi” sul voto. Per una volta, ci sono anche dei taiwanesi che un po’ si lasciano andare alla preoccupazione. Questo sì, inusuale, coi social su cui fiocca lo screenshot dell’sms appena ricevuto. Non tutti hanno la possibilità, come i giornalisti internazionali tra corrispondenti e visitanti, di ricevere subito la rassicurazione del ministero degli Esteri: “Tranquilli, si tratta di un satellite, nulla di cui preoccuparsi”. Sì, perché alla fine era davvero un satellite: l’Einstein Probe col razzo vettore Long March-2C partito da Xichang.
Tralasciando l’errore del ministro (e per la verità di tanti altri), che inizialmente parla di direzione “Vietnam” invece che Taiwan, ovviamente la conferenza cambia immediatamente tono, con molti che cercano maggiori chiarimenti sull’accaduto. Alla fine, dopo oltre un’ora e mezza dal messaggio di allerta, il ministero della Difesa di Taipei conferma l’errore. “La traiettoria è stata inaspettata ed è diventata esoatmosferica quando il veicolo si trovava sopra lo spazio aereo meridionale di Taiwan. Il sistema di allarme antiaereo è stato attivato sotto forma di messaggi di testo per informare il pubblico. Il messaggio inglese predefinito non è stato rivisto e pertanto indicava erroneamente il veicolo di lancio come missile. Il ministero si scusa per l’eventuale confusione che ciò potrebbe aver causato”.
Antefatto. Nell’agosto del 2022, quando Pechino spara per davvero dei missili balistici sopra l’isola principale di Taiwan in reazione alla visita di Nancy Pelosi, i taiwanesi non ricevono nessun messaggio di allerta. Anzi, la prima comunicazione non gli arriva dal proprio governo, ma da quello giapponese che si era visto alcuni missili finire nelle acque della sua zona economica speciale. Allora, c’erano state diverse polemiche per la mancata allerta, così come qualcuno aveva iniziato a notare che in caso di crisi non avrebbe saputo nemmeno dove cercare rifugio. Da allora, sono spuntati in tanti parchi e piazze di Taiwan dei cartelloni con delle mappe verso il rifugio (in diversi casi una definizione discutibile) più vicino. Da qui ecco un’ulteriore spiegazione sulla solerzia dell’allerta.
Non una spiegazione, però, sull’errore di traduzione. Un errore che ha due ordini di conseguenze. Il primo è di tipo politico: come ampiamente prevedibile, entrambi i partiti di opposizione (Guomindang e Partito popolare di Taiwan) hanno accusato il DPP di voler “manipolare” l’opinione pubblica. Qual è la logica? Come ormai provato in molteplici occasioni, se il tema centrale del voto è quello identitario (come accaduto nel 2020 post Hong Kong) o se Pechino mostra i muscoli, il DPP è favorito. Un’accusa che però non tiene (volutamente) conto di una cosa: non è una novità che il ministero della Difesa faccia errori di traduzione. Già più di una volta, nelle comunicazioni in inglese ha fatto confusione tra spazio aereo e spazio di identificazione di difesa aerea, favorendo gli errori di giornalisti e di tanti esperti improvvisati sulle manovre di jet e navi cinesi sullo Stretto.
E qui arriviamo al secondo ordine di conseguenze: quello psicologico. Dopo questo episodio, in futuro c’è chi potrebbe non fidarsi immediatamente di nuovi messaggi di allerta, creando dei rischi facilmente immaginabili. Questa vicenda può avere un impatto sul risultato delle elezioni di sabato? Presto per dirlo, anche se di certo se ne sta parlando moltissimo.
Il DPP sostiene che al di là dell’errore di traduzione si tratterebbe comunque di una “provocazione” per il tempismo e la traiettoria del lancio. Ricordo comunque sempre che, per tanti anzi tantissimi elettori taiwanesi a partire dai più giovani, la questione delle relazioni intrastretto non è tra le priorità, nonostante inevitabilmente le analisi del post voto si concentreranno quasi esclusivamente su questo. Giusto sul fronte delle conseguenze, un po’ meno forse su quello della lettura del voto dei taiwanesi.
Di Lorenzo Lamperti
Taiwan Files – Il discorso di Xi, il dibattito tv e la campagna elettorale
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Classe 1984, giornalista. Direttore editoriale di China Files, cura la produzione dei mini e-book mensili tematici e la rassegna periodica “Go East” sulle relazioni Italia-Cina-Asia orientale. Responsabile del coordinamento editoriale di Associazione Italia-ASEAN. Scrive di Cina e Asia per diverse testate, tra cui La Stampa, Il Manifesto, Affaritaliani, Eastwest. Collabora anche con ISPI. Cura la rassegna “Pillole asiatiche” sulla geopolitica asiatica.