Aprile 2019. Kim Jong-un va a Vladivostok per incontrare Vladimir Putin. È il momento del dialogo con gli Stati uniti. Due mesi più tardi, il leader supremo della Corea del nord fa una passeggiata con Donald Trump nella zona demilitarizzata. Quel viaggio in Russia è rimasto l’ultimo di Kim all’estero. Il prossimo, tra pochi giorni, potrebbe essere di nuovo a Vladivostok al forum economico d’oriente, per vedere Putin. Stavolta per suggellare un allineamento che si è rafforzato con la guerra in Ucraina, tanto da far pensare a un imminente accordo sulla fornitura di armi nordcoreane all’esercito russo.
L’incontro non è stato confermato né da Pyongyang, né dal Cremlino. Ma la Casa bianca sostiene che le indiscrezioni del New York Times sono fondate. E secondo l’intelligence americana non è neppure da escludere che, dopo il meeting nell’Estremo oriente russo, i due si possano addirittura spostare insieme a Mosca. Sarebbe un esordio assoluto per Kim e il suo viaggio più lontano da casa. Nonché un segnale più chiaro di tante parole.
Solo la scorsa settimana, gli Usa avevano spiegato di essere in possesso di “nuove informazioni” sul fatto che i colloqui per la fornitura di armi “procedono attivamente”. Già a fine 2022 si era detto che il Gruppo Wagner aveva acquistato un carico di missili da Pyongyang. Di recente, il Financial Times ha invece rivelato che alcuni razzi nordcoreani sarebbero finiti in mano all’esercito ucraino, probabilmente intercettati sulla via di Mosca. I colloqui attuali sarebbero però volti a raggiungere un accordo di più ampia portata. L’aggancio sarebbe avvenuto a fine luglio, durante le cerimonie per l’anniversario dell’armistizio della guerra di Corea. In quell’occasione, Putin ha inviato a Pyongyang Sergei Shoigu, il primo ministro della Difesa russo a recarsi in Corea del nord dalla dissoluzione dell’Unione sovietica. E Kang Sun-nam, omologo di Shoigu, aveva detto che Pyongyang sostiene “pienamente” la “battaglia per la giustizia” della Russia.
In cambio di armi, Kim potrebbe puntare a ottenere tecnologia utile a sostenere i piani di lancio di un satellite spia, sin qui falliti. O più probabilmente sostegno sul fronte alimentare, visto che l’ermetica chiusura degli anni pandemici avrebbe causato una grave carestia.
Ovviamente un accordo sulle forniture militari potrebbe restare sottotraccia o implicito, anche nel possibile bilaterale tra Kim e Putin. Ma l’incontro potrebbe comunque avere delle conseguenze. La Corea del sud potrebbe per esempio essere tentata dal venire a sua volta maggiormente allo scoperto nel sostegno all’Ucraina. Seul ha mandato fin qui diversi aiuti a Kiev e ha appena predisposto un pacchetto da poco meno di 400 milioni di dollari. Ufficialmente niente aiuti militari, anche se in realtà armamenti sudcoreani sarebbero già arrivati in Ucraina passando per Polonia e Stati uniti. A luglio, il presidente conservatore Yoon Suk-yeol è anche stato a Kiev e Bucha per incontrare Volodymyr Zelensky, di ritorno dal summit della Nato in Lituania.
Insomma, le due Coree potrebbero essere destinate a diventare degli attori del conflitto, schierate ovviamente sul campo opposto. Il che potrebbe acuire le tensioni già alte sulla penisola coreana, portando peraltro Pyongyang nuovamente al centro dell’attenzione degli Usa. Scenario non gradito alla Cina, i cui rapporti con la Corea del nord non sarebbero per altro idilliaci. Alla grande parata dell’armistizio, Xi Jinping ha inviato un membro del Politburo del Partito comunista, ma nel 2022 aveva mandato l’allora vicepresidente Wang Qishan a Seul per l’insediamento di Yoon. Una Pyongyang più pendente verso Mosca potrebbe portare più guai vicino a Pechino. Avvicinando crisi e tensioni alla Cina, la Russia potrebbe invece sperare di tirarla fuori dall’area grigia e ricevere dunque maggiore sostegno. Non a caso, secondo l’agenzia sudcoreana Yonhap, il Cremlino avrebbe proposto esercitazioni navali congiunte. Un modo per rispondere alle manovre trilaterali tra Usa, Giappone e Corea del sud. Lo stesso Shoigu ha ammesso possibili test con la Corea del nord: “L’antica saggezza popolare russa dice: i vicini non si scelgono ed è meglio vivere con loro in pace e armonia”.
Di Lorenzo Lamperti
[Pubblicato su il Manifesto]
Classe 1984, giornalista. Direttore editoriale di China Files, cura la produzione dei mini e-book mensili tematici e la rassegna periodica “Go East” sulle relazioni Italia-Cina-Asia orientale. Responsabile del coordinamento editoriale di Associazione Italia-ASEAN. Scrive di Cina e Asia per diverse testate, tra cui La Stampa, Il Manifesto, Affaritaliani, Eastwest. Collabora anche con ISPI. Cura la rassegna “Pillole asiatiche” sulla geopolitica asiatica.