I titoli di oggi:
- Bill Gates incontra Xi Jinping
- Ue, la Commissione conferma le restrizioni al 5G cinese, il Parlamento condanna la leadership di Hong Kong
- Giappone, la Cina ricorda le basi storiche del legame con le isole Ryukyu
- Cina, la Banca centrale rimborserà i cittadini defraudati dagli istituti provinciali falliti
- Cina: in 68.000 a vedere giocare Messi (anche a prezzi altissimi)
- Accordo Stati Uniti-Papua Nuova Guinea: l’esercito americano avrà accesso a diverse basi nel paese
Bill Gates incontra Xi Jinping
Venerdì il fondatore di Microsoft, Bill Gates, ha incontrato il presidente cinese Xi Jinping a Pechino. “Lei è il primo amico americano che ho incontrato quest’anno a Pechino”, ha detto Xi, che – secondo i media statali – ha “espresso apprezzamento per Gates e per l’impegno a lungo termine della sua fondazione nel promuovere la riduzione della povertà globale, la salute, lo sviluppo, il benessere pubblico e la beneficenza.” Il leader della Repubblica popolare non parlava privatamente con un imprenditore straniero fin da prima della pandemia.
Gates – che ha lasciato definitivamente Microsoft nel 2020 – era arrivato in Cina mercoledì per incontrare alcuni partner della sua fondazione nonprofit, la Bill & Melissa Gates Foundation. Giovedì aveva poi tenuto un discorso al Global Health Drug Discovery Institute (GHDDI), un ente senza scopo di lucro fondato nel 2016 in sinergia tra la fondazione di Gates, la Tsinghua University e il governo municipale di Pechino per finanziare la ricerca nello sviluppo di farmaci e nuove tecnologie mediche. Come riportato dal South China Morning Post, al GHDDI l’imprenditore americano ha elogiato i successi della Cina in materia di “salute, agricoltura, alimentazione e riduzione della povertà”, dicendosi fiducioso che la Repubblica popolare “svolgerà un ruolo ancora più importante” nell’affrontare i problemi globali di oggi, dal cambiamento climatico alle disuguaglianze sanitarie.
Nel frattempo, Pechino e Washington hanno confermato la visita di Antony Blinken. Il segretario di Stato americano raggiungerà la Repubblica popolare nella giornata di domenica 18 giugno quattro mesi dopo che la “crisi del pallone-spia” ha portato alla cancellazione del viaggio precedentemente programmato dalla Casa Bianca. Gli osservatori hanno basse aspettative circa la possibilità che qualcosa cambi nelle relazioni sino-statunitensi, ma il Dipartimento di stato Usa promette di sfruttare l’occasione per riaprire le comunicazioni con la Cina e sollevare quelle questioni bilaterali che “preoccupano” l’amministrazione Biden.
Ue, la Commissione restringe il 5G alle aziende cinesi, il Parlamento condanna la leadership di Hong Kong
Quella di giovedì 15 giugno è stata una giornata intensa per le relazioni Cina-Ue. In un comunicato stampa diffuso in giornata la Commissione ha reso nota la pubblicazione di un nuovo report relativo alla cybersicurezza delle reti 5G dell’Unione. Il comunicato evidenzia che “data l’importanza delle telecomunicazioni per l’economia digitale e la dipendenza di molti servizi critici dalle reti 5G, gli stati membri dovrebbero realizzare senza indugio l’attuazione del pacchetto di strumenti” suggerito dall’Agenzia Ue per la cybersicurezza (Enisa). Tra gli strumenti proposti rientrano le restrizioni alle tecnologie 5G in arrivo dalla Cina, in particolare quelle provenienti da ZTE e Huawei. Dopo la parentesi aperta dalla firma del Memorandum of Understanding con la Cina anche l’Italia ha iniziato ad adottare delle misure per contenere l’ingresso di Huawei e ZTE nel paese, tutte manovre che – conferma ora la Commissione nel documento – sono “giustificate e coerenti” con il pacchetto di strumenti proposto da Bruxelles.
Nel frattempo, anche il Parlamento europeo si è espresso su un tema che riguarda altrettanto da vicino Pechino. Con soli 9 voti contrari e 42 astenuti è stata approvata una risoluzione d’urgenza che condanna i leader pro-Cina di Hong Kong per il “deterioramento allarmante” delle libertà e dei diritti dei cittadini dall’imposizione della Legge per la sicurezza nazionale del 2020. La proposta, che serve a segnalare con forza la posizione dei rappresentanti europei agli organi decisionali dell’Unione, include la richiesta di rilascio degli attivisti, giornalisti e professionisti oggi in carcere (per esempio il direttore di Apple Daily Jimmi Lai).
Questo è il contesto in cui si inserisce l’imminente visita del premier cinese Li Qiang in Germania e Francia. Lo ha reso noto il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Wang Wenbin. Li – che si tratterrà in Europa dal 18 al 23 giugno – parteciperà al settimo round di consultazioni di governo tra Cina e Germania e al vertice del New Global Financial Pact in Francia, un evento in cui si parlerà di cambiamento climatico, biodiversità e povertà. Il fatto che la prima tappa sarà quella tedesca “riflette la grande importanza che la Repubblica popolare dà alle sue relazioni con Berlino”, ha dichiarato Wang. Sarà il primo viaggio di Li all’estero come premier.
Giappone, la Cina ricorda le basi storiche del legame con le isole Ryukyu
Lo scorso 4 giugno un articolo sul Quotidiano del popolo ha ravvivato la retorica cinese sui legami storici di Pechino con le isole Ryukyu, oggi meglio conosciute come parte della prefettura di Okinawa. In una lunga analisi del Nikkei Asia Review, si affrontano le ultime affermazioni del presidente Xi riguardo la storica influenza cinese nell’area. Al centro della narrazione, la relazione tra la provincia di Fuzhou – di cui Xi è stato governatore ad interim – e i “36 clan del popolo Min” insediatesi in quelle che la Cina chiama isole Diaoyu. L’intervento del quotidiano cinese, evidenzia il Nikkei, sembrerebbe giustificato dal recente dialogo apertosi tra la leadership cinese e il governatore di Okinawa Denny Tamaki. Il funzionario, che chiede la riduzione delle basi statunitensi nell’arcipelago, potrebbe presto visitare la Repubblica popolare. “Rafforzando i legami con Okinawa, con cui ha profonde relazioni storiche, la Cina potrebbe voler formulare una nuova strategia regionale“, ha commentato Lim Chuan-tiong, a capo del centro per gli studi giapponesi dell’Università di Wuhan.
Cina, la Banca centrale rimborserà i cittadini defraudati dagli istituti provinciali falliti
La crisi era esplosa durante l’estate del 2022: da un giorno all’altro centinaia di correntisti presso alcune banche locali dello Henan si erano ritrovati senza un centesimo, impossibilitati a ritirare i propri risparmi in contante. Ora la risposta definitiva arriva dalla People’s Bank of China. Con una decisione storica rispetto alle consuetudini cinesi, la Banca centrale della Repubblica popolare ha deciso di salvaguardare i risparmiatori attraverso l’utilizzo di un fondo nazionale di assicurazione dei depositi. Questa decisione crea un precedente importante per il futuro approccio cinese a un’eventuale crisi finanziaria e, affermano gli esperti, potrebbe ridurre significativamente il rischio morale derivante da una gestione opportunistica delle transazioni finanziarie.
Cina: in 68.000 a vedere giocare Messi (anche a prezzi altissimi)
La Cina impazzita per Messi. Nonostante i prezzi non proprio popolari (molti dei biglietti andavano dai 350 ai 600 euro), giovedì 68.000 persone hanno riempito fino all’ultimo posto lo Stadio dei lavoratori di Pechino per assistere all’amichevole tra Argentina e Australia. Tra i sudamericani – campioni del mondo di calcio – in campo anche il capitano Lionel Messi, sette volte pallone d’oro, osannato dal pubblico.
Diversi tifosi si sono recati nella capitale da varie parti della Cina solo per vedere il numero 10 argentino. Un amore ripagato dopo neanche 90 secondi: il tempo impiegato da Messi per segnare il gol d’apertura dell’incontro (terminato 2-0 per l’Argentina). Durante la partita c’è stata anche un’invasione di campo da parte di uno spettatore, che ne ha approfittato per abbracciare l’ex giocatore di Barcellona e Paris Saint-Germain. “Questo è stato l’ultimo viaggio di Messi in Cina prima del ritiro, è valso decisamente il prezzo del biglietto”, ha dichiarato una tifosa alla BCC a fine partita.
Accordo Stati Uniti-Papua Nuova Guinea: l’esercito americano avrà accesso a diverse basi nel paese
Gli Stati Uniti hanno ottenuto “l’accesso senza impedimenti” delle proprie truppe in sei porti e aeroporti della Papua Nuova Guinea e “l’uso esclusivo” di alcune zone del paese, dove potranno essere svolte attività di sviluppo e “costruzione”. A rivelarlo è l’Agence France-Presse, che è riuscita a entrare in possesso del testo completo dell’accordo sulla sicurezza firmato a maggio tra Washington e la nazione del Pacifico. Uno dei siti che sarà a disposizione dell’esercito americano è la base navale di Lombrum, già porto cruciale per Washington durante la seconda guerra mondiale. Oggi la base viene ritenuta strategica per rafforzare le strutture statunitensi a Guam in caso di un eventuale conflitto a Taiwan. Secondo l’opposizione, con l’accordo – voluto dal primo ministro James Marape – la Papua Nuova Guinea ha rinunciato di fatto a parte della propria sovranità.
Intanto, i consiglieri per la Sicurezza nazionale di Stati Uniti, Giappone e Corea del Sud (rispettivamente: Jake Sullivan, Akiba Takeo e Cho Tae-yong) si sono incontrati giovedì a Tokyo per un trilaterale sulla sicurezza. Come si legge nella nota di resoconto del vertice pubblicata dalla Casa Bianca, i tre funzionari hanno discusso di come rafforzare il coordinamento per la gestione delle “provocazioni” della Corea del Nord e per l’organizzazione delle attività nel mar Cinese orientale e meridionale, enfatizzando “l’importanza del mantenimento della pace e della stabilità nello stretto di Taiwan”. Non è mancato un riferimento anche alla cooperazione tecnologica e al contrasto alla “coercizione economica”.
A cura di Sabrina Moles e Francesco Mattogno