Le opere dell’artista cinese in mostra all’edizione 2023 di Miart, la fiera internazionale d’arte moderna e contemporanea di Milano
Miranda Fengyuan Zhang (张丰渊, Shanghai, 1993) vive e lavora a New York. Cresciuta in Cina, si trasferisce negli Stati Uniti all’età di sedici anni dove poi rimane per conseguire gli studi accademici alla NYU e iniziare la sua carriera d’artista. Negli ultimi anni ha collaborato con diverse gallerie a livello internazionale tra cui Capsule Shanghai (Shanghai), Mendes Wood DM (San Paolo) e Halsey McKay Gallery (New York). In occasione di Miart 2023, Capsule Shanghai ha dedicato il proprio stand a Miranda Fengyuan Zhang presentando un corpus di nuovi lavori paesaggistici ispirati da un recente viaggio dell’artista in Portogallo.
Miranda Fengyuan Zhang è una maestra del lavoro a maglia e della tessitura a telaio, tecniche che l’artista predilige da sempre e con cui ha un forte legame affettivo legato al ricordo della nonna che disfaceva vecchi maglioni per poter riutilizzare il filato nella creazione di nuovi abiti per la famiglia.
Pur prendendo spunto dalla tradizione paesaggistica cinese a inchiostro, le opere proposte a Milano sono tutte realizzate in cotone tessuto a mano. Si tratta di un processo che non ammette errori (se si sbaglia bisogna ricominciare daccapo), che prevede una manualità non indifferente e richiede una precisione e una concentrazione assolute tali da fare entrare l’artista in uno status quasi meditativo non influenzabile da agenti esterni. Ciò si riflette nel risultato finale delle opere, capace di mettere in dialogo l’astratto con il figurato, il rigore geometrico con la sinuosità di forme più libere, ricordi lucidi con ricordi sfocati.
Proprio da quest’ultima dicotomia nasce la volontà di usare una palette di colori tenui e mai aggressivi: le lunghe passeggiate senza una meta precisa nelle bellezze naturalistiche del Portogallo, la scoperta dell’oceano dietro una duna di sabbia, il volo degli uccelli sopra le risaie si trasformano così in ricordi dolci e senza tempo.
Lo spettatore si trova davanti a una narrazione intima che non si ferma alla semplice costatazione di un ricordo personale, ma dà piuttosto il via a una serie di congetture sui possibili risvolti che le immagini comunicano. L’artista non ha intenzione di rappresentare nei dettagli ciò che ha visto e i titoli sono altrettanto scabri di interpretazioni assolute. “Rice Fields”, “Sand Dunes”, “Beach Shed” sono puramente descrittivi, sono delle indicazioni lasciate volutamente aperte per lo spettatore. Ciononostante, tutto questo, non implica una pesantezza nella fruizione dei lavori, anzi. Le opere trasmettono una certa rilassatezza facilmente percepibile, un aspetto che, in particolar modo in ambito fieristico dove lo spettatore viene sovraccaricato di immagini, risulta molto piacevole.
L’intenso lavoro dell’artista sta venendo premiato negli ultimi anni con mostre in tutto il mondo, tanto da convincerla a prendere uno studio anche a Parigi per poter essere più facilmente in contatto con le realtà del Vecchio Continente (speriamo anche in Italia).
Ps: Ringrazio l’artista Miranda Fengyuan Zhang, Manuela Lietti ed Enrico Polato per l’accoglienza, le spiegazioni e la gentilezza dedicatomi.
Andrea Colosio è un docente a contratto di lingua cinese presso l’Università degli Studi di Torino. Fa parte della squadra di insegnanti l’Istituto Confucio di Torino portando avanti, allo stesso tempo, la propria carriera di artista.