I titoli di oggi:
- Cina, avvocati per i diritti umani condannati a oltre 10 anni di carcere
- Cina, per il caso della donna incatenata condannate sei persone
- Cina-Usa, il legislatore: “Apple e Disney al centro del processo di decoupling”
- Usa e Filippine danno via alle esercitazioni congiunte nel Pacifico
- Chip war, il Sud-Est asiatico inizia a emergere per la produzione di microchip
- L’India accusa il Myanmar di ospitare una postazione cinese segreta nella baia del Bengala
Cina, avvocati per i diritti umani condannati a oltre 10 anni di carcere
Due dei più importanti militanti per i diritti umani in Cina sono stati condannati con l’accusa di sovversione per le attività condotte nell’ambito del New Citizens Movement, una rete di attivisti molto attiva in Cina fino al 2013. L’avvocato Xu Zhiyong, tra i fondatori del movimento, è stato condannato a 14 anni di carcere e quattro di privazione dei diritti politici, tra i quali i diritti di pubblicazione. Anche Ding Jiaxi non potrà godere dei diritti politici per i prossimi tre anni, mentre la pena carceraria corrisponde a 12 anni. Tra le prove fornite rientra la diffusione di “saggi sediziosi” e la produzione di un “documentario illegale”.
Non si tratta della prima esperienza dietro le sbarre per i due attivisti, oggi entrambi sulla cinquantina: nel 2014 Xu era stato incarcerato per quattro anni, Ding era invece stato arrestato nello stesso anno e rilasciato nel 2016. Nel 2020, poi, era arrivato l’ultimo arresto che solo nella giornata di lunedì 10 aprile è culminato con la sentenza finale. La moglie di Ding, Luo Shengcun, ha reso note le dichiarazioni dei due preparate in vista del giorno del processo: “Ho un sogno, il sogno di una Cina bella, libera, giusta e felice. È una Cina democratica che appartiene a tutti su questa terra, non a nessuna etnia o partito politico. È veramente un paese del popolo, il suo governo è scelto attraverso le elezioni, non con la violenza”, inizia il discorso di Xu.
Cina, per il caso della donna incatenata condannate sei persone
Venerdì 7 aprile un tribunale cinese ha condannato sei persone per il loro coinvolgimento nel caso della cosiddetta “incatenata di Fengxian“. Lo scandalo aveva animato l’opinione pubblica dopo che a inizio 2022 un blogger aveva pubblicato un video che ritraeva la donna in catene e in evidente stato confusionale, rivelando le condizioni disumane in cui la donna si trovava dal 2017. Le persone coinvolte sono accusate di tratta di esseri umani. L’ultima volta che la donna era stata venduta risale al 1999, quando fu acquistata da Dong Zhimin, l’uomo con cui ha poi avuto otto figli. Dong è stato condannato a nove anni di carcere, mentre agli altri cinque imputati sono state invece conferite pene che vanno dagli otto agli undici anni di detenzione. Il caso e la recente sentenza sono stati molto discussi sia sui media di stato, sia sui principali social network del paese.
Cina e Australia raggiungono accordo sull’orzo
Cina e Australia hanno raggiunto un accordo per risolvere la controversia sull’orzo. Secondo quanto affermato questa mattina dalla ministra degli Esteri australiana, Penny Wong, l’intesa prevede la sospensione del caso presentato da Canberra all’OMC dopo l’imposizione da parte della Cina di dazi di oltre l’80% sulle importazioni di orzo australiano. In cambio Pechino velocizzerà una revisione delle tariffe applicate sul cereale, utilizzato nella produzione di birra. Si tratta dell’ultimo segno distensivo tra i due paesi dall’insediamento del governo laburista di Anthony Albanese. Il viceministro degli Esteri Ma Zhaoxu è atteso in Australia nei prossimi giorni.
Cina-Usa, il legislatore: “Apple e Disney al centro del processo di decoupling“
Il membro della Camera dei rappresentanti Usa Mike Gallagher ha messo al centro delle analisi del suo gruppo di lavoro incentrato sulla concorrenza Usa-Cina due dei più grandi brand statunitensi: Apple e Walt Disney. Secondo il repubblicano, che si è consultato con gli attuali Ceo dei due colossi Usa durante un viaggio di tre giorni in California, Apple e Disney sono tra le aziende americane che dovranno affrontare le sfide più difficili in un “decoupling selettivo” dalla Cina. Il deputato si è poi confrontato con i dirigenti di altri nomi noti della Silicon Valley, affermando che la maggior parte desidera “linee guida chiare da parte del governo” circa i settori economici cinesi da cui dovrebbero stare alla larga.
Parole dure anche nei confronti di Tesla, che nel weekend ha annunciato l’apertura di una nuova fabbrica a Shanghai che sarà dedicata alla produzione di Megapack, la sua batteria ad alta capacità per l’accumulo di energia ricaricabile agli ioni di litio. L’impianto – complementare alla gigafactory di Shanghai dove dal 2019 l’azienda americana assembla la Model 3 – sarà inaugurato nel terzo trimestre di quest’anno e dovrebbe iniziare la produzione nel secondo trimestre del 2024.
Usa e Filippine danno via alle esercitazioni congiunte nel Pacifico
Martedì 11 aprile sono iniziate le esercitazioni congiunte tra le forze armate americane e filippine nel Pacifico. L’evento, che si tiene su base annuale e durerà fino al 28 aprile, prevede il coinvolgimento di circa 17’600 uomini, quasi il doppio rispetto all’ultima edizione. I mezzi militari opereranno anche nel Mar cinese meridionale, dove da tempo le Filippine (e non solo) competono con la Cina per la sovranità sulle acque di quell’area.
Chip war, il Sud-Est asiatico inizia a emergere per la produzione di microchip
La “chip war” tra Pechino e Washington la sta vincendo il Sudest asiatico. Come rileva Bloomberg sulla base dei dati raccolti dalle dogane americane, sono quattro i paesi asiatici ad aver incrementato di rimbalzo le proprie vendite di chip negli Stati Uniti: Thailandia, Vietnam, India e Cambogia. Tutti inseriti nel quadrante del Sud/Sud-Est asiatico, dove da tempo molte aziende hanno iniziato a guardare con favore ai crescenti sforzi dei governi locali per incentivare gli investimenti esteri.
Nel frattempo, Pechino sta istituendo un nuovo Comitato tecnico nazionale per la standardizzazione dei circuiti integrati con l’obiettivo di accelerare e rendere più competitiva l’industria dei semiconduttori cinesi davanti alle restrizioni Usa.
L’India accusa il Myanmar di ospitare una postazione cinese nella baia del Bengala
Nuova Delhi ha condiviso alcune immagini satellitari con la giunta militare al potere in Myanmar nel tentativo di fare chiarezza su quella che sembrerebbe una postazione di spionaggio controllata dall’Esercito cinese. Il portavoce del Tatmadaw Zaw Min Tun ha rigettato le accuse definendole “assurde” e ha ribadito che il Myanmar non consentirà mai l’accesso ai propri territori alle truppe straniere. La struttura, individuata su una delle isole Coco nella baia del Bengala, sarebbe ancora in fase di costruzione. “Il governo tiene costantemente d’occhio tutti gli sviluppi che hanno a che fare con la sicurezza dell’India”, ha commentato il portavoce del Ministero degli esteri Arindam Bagchi.
A cura di Sabrina Moles; ha collaborato Alessandra Colarizi
Formazione in Lingua e letteratura cinese e specializzazione in scienze internazionali, scrive di temi ambientali per China Files con la rubrica “Sustainalytics”. Collabora con diverse testate ed emittenti radio, occupandosi soprattutto di energia e sostenibilità ambientale.