- Il Pentagono avvista pallone spia cinese
- La CIA non sottovaluta l’ipotesi di un’invasione cinese di Taiwan
- Xi chiede di accelerare verso l’autosufficienza tecnologica
- I rapporti Russia -Cina sono “migliori di un’unione militare”
- Un quinto degli investimenti nelle società cinesi di IA sono americani
- La Cina ha chiuso 89 siti di e-commerce nel 2022
- Gli Usa riaprono ambasciata alle isole Salomone
- Myanmar: la giunta impone la legge marziale
Le autorità federali statunitensi stanno monitorando le attività di un pallone sonda cinese che ha sorvolato il nord del paese nei giorni scorsi. Lo ha confermato alcune ore fa il Pentagono aggiungendo che “stiamo seguendo con attenzione i suoi movimenti”. Secondo il portavoce Pat Ryder, le autorità di Washington hanno preso provvedimenti per impedire l’eventuale raccolta di informazioni sensibili da parte del velivolo che si trova ben al di sopra dell’altezza del traffico aereo commerciale. Il pallone sonda sarebbe stato identificato per la prima volta nei pressi della città di Billings, in Montana, nella giornata di ieri, dove sarebbe arrivato passando per il Canada. Secondo il Wall Street Journal, durante una riunione convocata dal segretario alla Difesa, Lloyd Austin, che attualmente si trova nelle Filippine, i vertici della Difesa hanno deciso di non abbattere il velivolo, per garantire la sicurezza della popolazione che risiede nelle città sottostanti contro la possibile caduta di detriti.
Mentre non è la prima volta che Pechino invia palloni spia nei cieli americani, secondo fonti del quotidiano finanziario è la prima volta che un’operazione del genere ha una durata così prolungata. L’incidente precede di due giorni l’inizio della visita di Antony Blinken in Cina, la prima di un segretario di Stato americano oltre la Muraglia dal 2018. Mentre le aspettative sono molto contenute, fino a poco fa gli analisti ritenevano ancora possibile il raggiungimento di un’intesa riguardo i temi meno sensibili, come la regolarizzazione dell’emissione dei visti e la ripresa dei colloqui sui cambiamenti climatici.
La CIA non sottovaluta l’ipotesi di un’invasione cinese di Taiwan
Che l’atmosfera tra le due sponde del Pacifico resti tesa lo si sapeva anche prima dell’avvistamento del pallone sonda. Contestualmente all’annuncio del Pentagono, il capo della CIA William Burns esprimeva preoccupazione per il pressing cinese nello stretto di Taiwan, in particolare per i riferimenti di Xi Jinping a sviluppare forze militari in grado di invadere l’isola entro il 2027.
Secondo Burns, “la concorrenza con la Cina è unica nella sua portata, e in realtà, sai, si sviluppa praticamente in ogni campo, non solo militare e ideologico, ma anche economico, tecnologico, dal cyberspazio, allo spazio stesso. È una competizione globale che potrebbe essere ancora più intensa di quanto lo sia stata la competizione con i sovietici.”
Xi chiede di accelerare verso l’autosufficienza tecnologica
“Dobbiamo accelerare il ritmo dell’autosufficienza tecnologica per evitare di essere strangolati dai Paesi stranieri”. Lo ha dichiarato Xi Jinping martedì durante un gruppo di studio del Politburo, l’ufficio politico del Partito comunista cinese (PCC), per la seconda volta da XX Congresso. Secondo Xi, per contrastare il decoupling tecnologico promosso dagli Usa, a Pechino non resta che rafforzare la propria posizione nella catena di approvvigionamento globale puntando a divenire “un polo di innovazione nel mondo”. Alcuni osservatori hanno evidenziato l’urgenza che si evince dalle parole del Segretario del PCC, che vede compromessi i piani di sviluppo del Partito-Stato anche alla luce dei recenti dati diffusi dall’istituto nazionale di statistica circa il rallentamento del ritmo di crescita e il declino demografico. Da tempo Pechino intende concentrarsi sull’incremento della domanda interna e sulle tecnologie nazionali per promuovere la crescita, ma il deterioramento delle relazioni con l’Occidente ha reso l’autosufficienza una vera priorità.
I rapporti Russia -Cina sono “migliori di un’unione militare”.
I rapporti tra Russia e Cina sono “migliori di un’unione militare”. Parola di Sergej Lavrov. Nella giornata di ieri, parlando ai media russi, il ministro degli Esteri ha spiegato che “anche se non abbiamo un’alleanza militare, i nostri rapporti (…) sono migliori di qualsiasi alleanza militare. Questi rapporti non hanno limiti, e non ci sono argomenti proibiti.” Dopo l’apparente raffreddamento degli scorsi mesi, Pechino è tornato sulla vecchia posizione di “neutralità filorussa”. L’allineamento con Mosca è stato ribadito ieri durante un incontro tra Lavrov e il primo viceministro degli Esteri cinese, Ma Zhaoxu. Secondo l’ufficio stampa del dicastero si è parlato di “una serie di questioni urgenti dell’agenda bilaterale, globale e regionale”. In particolare, le parti hanno valutato positivamente “un dialogo costruttivo e un alto livello di coordinamento bilaterale presso le Nazioni Unite, gruppo Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica), dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai ed altre organizzazioni e associazioni internazionali, che risponde pienamente alla natura del partenariato e della fiducia delle relazioni dei nostri Paesi”, si legge nel comunicato stampa
Un quinto degli investimenti nelle società cinesi di IA sono americani
Tra il 2015 e il 2021, gli investitori statunitensi, compresi i giganti Intel Corp e Qualcomm Inc, hanno rappresentato quasi un quinto degli investimenti nelle società cinesi di intelligenza artificiale. Lo rivela un rapporto della Georgetown University a pochi giorni dall’annuncio di un atteso accordo tra Stati Uniti, Paesi Bassi e Giappone che rischia di privare la Cina dei macchinari necessari a produrre chip di nuova generazione. Secondo il report, 167 investitori statunitensi hanno preso parte a 401 transazioni, ovvero il 37% dei finanziamenti ricevuti dalle imprese cinesi dell’IA. Intel e Qualcomm hanno partecipato rispettivamente con 11 e 13 operazioni di investimento, mentre GGV Capital è stata la società americana a investire la quota maggiore. Secondo la ricerca, solo un’azienda cinese che ha ricevuto i finanziamenti americani è impegnata nello sviluppo di applicazioni militari dell’IA. Ma
La Cina ha chiuso 89 siti di e-commerce nel 2022
Tempi duri per l’e-commerce cinese. Lo scorso anno almeno 89 piattaforme per lo shopping online hanno chiuso lo scorso anno a causa delle rigide misure di controllo anti-Covid, della scarsa propensione dei consumatori agli acquisti, nonché della concorrenza sempre più agguerrita con i competitor. E’ quanto emerge da un report di Linkshop. com, secondo il quale i siti web di guida allo shopping online sono stati i più colpiti, pari a circa il 36% del totale. In alcuni casi il fallimento delle aziende è legato alla scarsa qualità dei prodotti e alle accuse di contraffazione, tema su cui si sono espresse recentemente le autorità americane. Nonostante la strage, la Cina resta il primo mercato al mondo dell’e-commerce e, secondo il ministero del Commercio, le vendite online complessive hanno raggiunto i 13,79 trilioni di yuan (2,04 trilioni di dollari) nel 2022, in crescita del 4% rispetto all’anno precedente.
Gli Usa riaprono ambasciata alle isole Salomone
Gli Stati Uniti hanno di nuovo un’ambasciata nelle Isole Salomone. Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha annunciato la notizia nella tarda serata di mercoledì, affermando che “più di ogni altra parte del mondo, la regione indo-pacifica – comprese le isole del Pacifico – plasmerà la traiettoria del mondo nel 21° secolo”. Chiaro riferimento all’assertività cinese in una regione storicamente sotto l’influenza australiana e statunitense. Il governo americano aveva chiuso la precedente sede nel 1993, dopo la fine della guerra fredda, per scarsità di fondi e da allora a farne le veci era stata la missione diplomatica della Papua Nuova Guinea. Ma tempi sono cambiati e una presenza fissa nell’arcipelago torna ad essere una priorità. Soprattutto dopo l’accordo sulla sicurezza siglato tra Honiara e Pechino che prevede la possibilità per la marina cinese di visitare i porti delle Isole Salomone per ragioni di logistica, rifornimento e rotazione del personale.
L’apertura dell’ambasciata è diventata ufficiale il 27 gennaio. Ma il corteggiamento è in corso da mesi: a settembre Biden ha ospitato un summit con i leader del Pacifico e da allora ha ripreso i colloqui con le Isole Marshall, gli Stati Federati di Micronesia e Palau per il rinnovo dei patti di Libera Associazione con gli Stati Federati di Micronesia, Isole Marshall e Palau che ricevono in cambio dagli Stati Uniti armi e soldati per la difesa nazionale, assistenza finanziaria, e vari servizi governativi. La strategia americana sta dando i primi frutti. Solo pochi giorni fa le isole Fiji hanno sospeso un accordo di collaborazione con la polizia cinese. Il motivo – ha spiegato il premier – è che “il nostro sistema di democrazia e sistemi di giustizia sono diversi, quindi torneremo a quelli che hanno sistemi simili con noi.”
Myanmar: la giunta impone la legge marziale
La giunta del Myanmar ha sottoposto diverse aree del Paese alla legge marziale ieri, 2 febbraio, dopo aver prorogato lo stato di emergenza nazionale varato a seguito del golpe di due anni fa. L’emittente televisiva di Stato Mrtv ha rilanciato un annuncio del segretario del Consiglio per l’amministrazione dello Stato (Sac, il governo militare), Aung Lin Dwe, secondo cui la legge marziale è stata imposta a 37 municipalità di otto dei 14 Stati e regioni del Myanmar. Undici delle municipalità interessate dal provvedimento di trovano nella regione di Sagaing e sette nello Stato di Chin, teatro dei combattimenti più aspri tra l’Esercito e le milizie etniche.
A cura di Alessandra Colarizi; ha collaborato Agnese Ranaldi
Classe ’84, romana doc. Direttrice editoriale di China Files. Nel 2010 si laurea con lode in lingua e cultura cinese presso la facoltà di Studi Orientali (La Sapienza). Appena terminati gli studi tra Roma e Pechino, comincia a muovere i primi passi nel giornalismo presso le redazioni di Agi e Xinhua. Oggi scrive di Cina e Asia per diverse testate, tra le quali Il Fatto Quotidiano, Milano Finanza e il Messaggero. Ha realizzato diversi reportage dall’Asia Centrale, dove ha effettuato ricerche sul progetto Belt and Road Initiative. È autrice di Africa rossa: il modello cinese e il continente del futuro.