Viaggio alle scoperte delle tradizioni coreane per il Capodanno lunare
설날 • Seollal, il Capodanno lunare è tra le festività nazionali più importanti in Corea. Questo coincide con il secondo novilunio dopo il solstizio d’inverno e generalmente cade, secondo il calendario solare, tra il 21 gennaio e il 20 febbraio. Questa festa, dalla durata di tre giorni, è un’occasione per andare a trovare i parenti, portare i rispetti agli antenati e festeggiare con la famiglia il nuovo anno. Quest’anno Seollal si festeggia il 22 gennaio e si entra nell’anno della Lepre.
Nello zodiaco asiatico ci sono dodici segni che si alternano di anno in anno, e secondo la leggenda, la Lepre è simbolo di intuizione, spontaneità, saggezza e fertilità, ed è in grado di adattarsi a qualsiasi situazione riuscendo a destreggiarsi anche in quelle meno piacevoli.
Solo per le feste di Seollal e Chuseok, il giorno del Ringraziamento di cui vi avevo parlato precedentemente qui, si esegue 차례 • charye, il rito ancestrale per commemorare tutti gli avi.
Le donne di casa preparano le pietanze, secondo la propria tradizione familiare che può differire da famiglia a famiglia e da regione e regione, a base di verdure, pesce, carne e, esclusivamente per questa occasione, viene preparato 떡국 • tteokguk, una zuppa a base di gnocchi di riso e mandu, i ravioli coreani.
La famiglia si riunisce la mattina presto presso la casa del primogenito e si inizia con 세배 • saebae, l’inchino tradizionale che i più giovani effettuano di fronte ai propri genitori, zii e nonni per augurare loro un felice anno nuovo. Per questa cerimonia, e tutte le altre festività tradizionali, bisogna avere un occhio di riguardo per il vestiario cercando di evitare di indossare abiti di colore rosso. Dopo gli auguri, si imbandisce la tavola con i piatti che vengono disposti in un ordine ben preciso seguendo i punti cardinali.
La finestra viene aperta e si accendono dei bastoncini di incenso per inebriare l’ambiente, come a invitare gli spiriti degli antenati ad entrare. Vengono scritti i loro nomi in cinese antico, dal quale deriva la lingua coreana, su dei foglietti di carta con una forma rettangolare. Questi vengono attaccati sulla parete dietro la tavola in posizione verticale, utilizzando dei chicchi di riso utili per la una consistenza collosa.
Sulla tavola vengono posti dei bicchierini da liquore in corrispondenza di ogni nome. Durante il rito questi vengono riempiti e svuotati più volte, da tradizione con il 막걸리 • makgeolli, il vino di riso. I presenti, in segno di riconoscimento e rispetto, si alternano per servire da bere ai propri avi.
Una volta imbandita la tavola, acceso l’incenso e serviti i primi bicchierini di liquore, i partecipanti si prostrano più volte davanti ai loro antenati. Per simboleggiare la consumazione del pasto, le bacchette vengono posizionate su diversi piatti e, di tanto in tanto, vengono fatte girare tra le varie pietanze. Il cucchiaio viene posato verticalmente e affondato nella ciotola del riso che, con la sua compattezza, lo tiene stabilmente in quella posizione. Secondo i codici del galateo coreano, a tavola durante i pasti quotidiani, infilare il proprio cucchiaio in tale maniera è estremamente irrispettoso perché viene fatto solo durante i suddetti riti.
Una volta concluso il rituale, si bruciano i fogli su cui erano riportati i nomi degli antenati, in modo che i loro spiriti si ricongiungano con la natura.
Dopo Charye, i familiari consumano le pietanze e dopo il pranzo si recano tutti insieme presso il cimitero per un ultimo ringraziamento.
Una piccola curiosità: tra le prime domande che ci si pone tra i parenti è se, durante la notte di capodanno, si è fatto un bel sogno perché un chiaro presagio di buon auspicio si può manifestare anche attraverso i sogni, soprattutto se si sognano draghi, maiali, serpenti o… feci.
Colgo l’occasione per augurarvi 새해 복 많이 받으세요 • saehae bok manhi badeuseyeo, letteralmente “che riceviate tanta fortuna per l’anno nuovo”.
Di Giulia Son
Classe ’90, di origini coreane nata e cresciuta in Italia. La sua passione per la cultura del paese di origine e la solida conoscenza di quella italiana sono gli ingredienti che l’hanno portata a creare uno spazio interculturale tra la Corea del Sud e l’Italia, fondando il sito “La Corea a 360°” che si occupa di importare ogni aspetto, non solo quelli più mainstream, della cultura sudcoreana, cercando di far vivere il paese in ogni suo sfaccettatura.